Da alcuni anni si sente sempre più parlare di eco-sostenibilità
e dell’esigenza di trovare soluzioni sempre più innovative per
“risparmiare” il più possibile lo sfruttamento del mondo che ci
circonda. Diversi Paesi esteri (e da circa due anni in Italia) si sta
diffondendo una tipologia di attività produttiva che permette di
produrre pesci e
vegetali, rispettando l’ambiente e favorendo fra l’altro lo sviluppo di
aree rurali o aree agricole poco proficue; questa attività è l’acquaponica.
Molti hanno sentito parlare di questa pratica d’allevamento ma
pochissimi comprendono i reali vantaggi economici e pratici di questa
iniziativa rivoluzionaria.
L’acquaponica sfrutta in maniera molto semplice il ciclo dell’acqua nel proprio circuito,
grazie ad una pompa di risalita, in quanto non esistono sistemi di
filtrazione interna. Il sistema acquaponica consiste in una o più vasche
per l’allevamento di pesci e, sopra le stesse, vengono realizzate le vasche dove verranno poste le piante (ortaggi, piante da fiori, erbe officinali); i pesci producono sostanze di rifiuto in acqua che vengono assorbite dalle piante e, a loro volta
quest’ultime cedono sostanze nutritive e ossigeno ai pesci. In questa
maniera le sostanze di rifiuto alimentano le piante, quest’ultime
depurano l’acqua e cedono ossigeno ai pesci.
Questa tipologia d’allevamento è semplice nel funzionamento nonché apporta notevoli vantaggi, dato che non richiede risorse idriche enormi, non vi è alcuna dispersione di sostanze nocive, i prodotti sono totalmente biologici,
esenti da parassiti infestanti e disponibili tutto l’anno, anche in
situazioni estreme, il tutto creando un immagine totalmente green su questa attività.
Non sono pochi che realizzano mini impianti d’acquaponica nel balcone
di casa o nel terrazzo e, chi ha a disposizione un terreno, anche non
troppo grande oppure un garage, può realizzare un bell’impianto con investimenti molto più contenuti rispetto all’acquacoltura tradizionale.
Produrre con l’acquaponica significa anche ottenere produzioni maggiori rispetto ad altri animali da reddito
(conviene più allevare 1 kg di tilapie piuttosto che un paio di suini o
del pollame) senza immettere nell’ambiente circostante alcun inquinante
o altro che possa creare seri danni a fauna e flora
autoctone. Con l’acquaponica possiamo produrre tante tipologie di pesci
(da reddito e non) così come ortaggi ma anche piante aromatiche o
ornamentali.
Un altro fattore importante che determina uno sviluppo sempre più
crescente di questa attività produttiva è soprattutto l’aspetto
economico, dato che tali impianti producono moltissimo a fronte di costi di gestione bassissimi e permettono anche un certo grado di occupazione (anche non specializzata). Ma, soprattutto, questa attività permette una riduzione dei prezzi al consumatore sul prodotto ittico e vegetale,
perché l’acquaponica permette di ridurre la filiera, garantendo così un
prodotto a “km zero” ed esente da troppe manipolazioni e anche una
certa salubrità per la salute umana.
Chi volesse realizzare un impianto d’acquaponica può contattare l’azienda TERRAQUA (info@terraquaworld.it), specializzata in acquacoltura.
(segnalata da Odette)
(credo che a Madame dovrebbero essere azzerate tutte le tasse che paga per la casa a Valpegara ;-) SOLO per l'impegno costante che ci mette a scovare in internet quotidianamente una possibile "soluzione" per rialzare le sorti del suo Paese d'origine... lei mi travolge di articoli e mi chiede: pensi che questo è possibile per Valdastico? Ovviamente non riesco a pubblicare tutti quelli che m'invia... Le dico sempre: Odette... in Italia abbiamo il patto di stabilità che per i Comuni è diventato una croce...)
Si Carla sono spiacente di leggere che tante persone non hanno più speranze nell'avvenire di questa cara valle. Finchè c'è vita c'è speranza. Certi, si vede, provano a uscire della spirale della crisi e riescono a vivere.
RispondiEliminaQuando ho visto questo nuovo tipo di coltura, l'acquaponica, ho pensato agli impianti di piscicoltura in Valdastico. Vorrei domandare agli imprenditori cosa pensano dell'acquaponica ? Sarebbe possibile in valle ?
Perché allora non riproporre la mia vecchia idea? Una bella diga in località Basso, lago fino ai bordi del paese (Madame sacrificherà l'avita magione, ma potrà attrezzarla per farne una meta per subacquei d'acqua dolce), trote a gogò che alimenteranno con l'acquaponica le vanezze fin sotto i soji che produrranno ognibendiddio. Ecco fatto tombola.
RispondiEliminaUna diga in località Basso? A che pro?
RispondiEliminaIl suggerimento di Odette troverebbe riscontro positivo, purché ci fossero in paese capacità imprenditoriali, piuttosto che di critica distruttiva.
L'iniziativa della cara Odette è positiva.
Credo che tutti noi che siamo nati in questa valle di lacrime abbiamo un sogno in comune, sia che ci abitiamo tuttora o che ce ne siamo andati via per vari motivi, ed e' quello di vederla piu' viva. A tal proposito voglio raccontare una storia vera. Siamo a fine degli anni settanta in una valle non distante dalla ns e simile morfologicamente. Cinque ragazzi stanchi e delusi nel vedere il lento dissanguamento del proprio paese dovuto allo spopolamento della valle da parte dei giovani in fuga verso paesi piu' grandi o la citta' si sono fatti una promessa. Questa era di restare e di cominciare a coltivare quei terreni abbandonati e incolti. Dopo pochi anni avevano gia fondato una cooperativa. Ad oggi questa cooperativa e' la piu' grande azienda produttrice di frutti del bosco d' Italia. E' formata da 1300 micro aziende, di cui 700 a part time. Da aprile a novembre da lavoro a 2000 adetti per la raccolta dei frutti, ancora fatta a mano. Tanti sono ritornati al proprio paese, e tanti dalla citta' si recano in questa valle per aver trovato un lavoro sicuro, visto che il prodotto e' venduto in tutto il territorio nazionale alle industrie dolciarie e del gelato. Sto parlando della Cooperativa Sant'orsola di Pergine Valsugana. Credo che la scommessa quei giovani l' abbiano vinta e abbiano realizzato il sogno di tutti i paesani.
RispondiEliminaPer informazione: La Sant'Orsola è stata fondata da un Prete. Attualmente molte aziende stanno chiudendo perché la Sant'Orsola paga troppo poco visto la concorrenza dei paesi stranieri.
RispondiEliminacooperativa fatta con i contributi a fondo perduto della provincia autonoma. qua da noi alla fine degli anni 70 bastava niente per fare soldi.
RispondiEliminaBau, scendi dalla pianta e metti i piedi per terra....
E si e' visto siamo tutti ricchi. Vala' belo
EliminaCaro an.21.25 per tua informazione se vogliamo dirla tutta il prete a cui ti riferisci e' Mons, GianCarlo Brigantini trentino vescovo di Locri a cui i co-fondatori come Francesco Oss, Antonio Zavaglia, Giuseppe Danieli e altri si sono rivolti per fare nascere delle aziende per la coltivazione di questi frutti nella piana di Locri, cosi da poter avere i frutti tutto l' anno, come il mercato ormai richiedeva. Poi alla Calabria si si sono aggiunte Campania , Basilicata e Sicilia. Ciao
RispondiEliminaSaluti a tutti!
RispondiEliminaMolto interessante! Noi facciamo questa attività da un tempo per allevare le pecore...
E anche buonissima per i conigli, maiali e galline.
Noi avevamo l´idea di utilizzare queste soluzioni di allevamento per fare una piccola fattoria a Valpegara tredici anni fa, pero ci credevano un po matti!
Vi invio una email con delle foto!
Grazie Sofia. Quando dici che la gente vi credeva matti 13 anni fà, potrei rispondere "Nemo propheta in patria" (nessuno è profeta in propria Patria). Cambiere le abitudini è molto difficile.
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