L'
ORRORE: morti più di 171 minatori Italiani
Monongah
era uno dei tantissimi villaggi del nord west della Virginia.
Possedeva una delle miniere che produceva il miglior carbone e
ardesia del paese; dotata delle ultime tecniche per l'estrazione.
Miniera considerata modello, perchè fornita di macchinari che
tagliavano il carbone e di locomotive che lo trasportavano e dove le
aree interne erano dotate di grandi ventilatori che soffiavano aria
pulita nelle gallerie.
Erano
le dieci e trenta del mattino del 6 dicembre del 1907 quando, proprio
in questa miniera di carbone, della Fraimont Coal Company, si udì
un terribile boato. Dentro e fuori delle gallerie N° 8 e N° 6 si
scatenò l'inferno. Esplosioni di una violenza inaudita provocarono
un vero e proprio terremoto che scosse la terra fino a trenta
chilometri di distanza.
Un
misto di polvere di carbone e gas metano incendiandosi
accidentalmente trasformò i due tunnel in un'immensa camera ardente.
Bilancio ufficiale 361
vittime tra uomini e ragazzi, dei quali certamente più di 171
Italiani.
I
grandi giornali dell'epoca affermarono che si trattava della più
grande tragedia mineraria della storia degli Stati Uniti. E
dell'Italia.
La
principale entrata della miniera era situata su una piccola collina,
da dove partiva la galleria N° 8, sulla sponda occidentale del
fiume West Fork. Era collegata con la galleria N° 6, alla sponda
opposta, per mezzo di un tunnel sotterraneo, di circa tre chilometri,
a 10 metri sotto il livello del fiume e
con un ponte metallico in superficie.
Testimoni
oculari riferirono che la vampata uscita dal sottosuolo dall'ingresso
principale raggiunse i trenta metri d'altezza. L'intera collina su
cui si apriva fu
violentemente scossa e dal West Fork salì una gigantesca ondata che
raggiunse la linea ferroviaria che scorreva ai lati del fiume.
Nei
pressi della galleria N° 8 tutti gli edifici furono distrutti, e i
tre accessi completamente ostruiti dai detriti. L'enorme aereatore
situato vicino all'ingresso della miniera, fu strappato e
scaraventato sulla sponda opposta del fiume. Un frammento del tetto
in cemento del locale motori, di oltre cinquanta chili, finì ad
oltre 150 metri di distanza. Al posto del locale di areazione rimase
solo un cumulo di mattoni e metallo.
Un'ampia
e spessa nube di fumo acre e polvere, fuoriuscì dalla voragine che
si era prodotta all'entrata della miniera, che coprì con una spessa
coltre le acque del fiume e i dintorni.
I
primi ad accorrere furono i parenti, che abitavano vicino e i
minatori della sciolta precedente, appena usciti. Essi si resero
subito conto, che ci avrebbero voluto parecchie ore di lavoro per
sgomberare l'entrata della galleria N° 8. Composte di trenta
elementi ciascuna, furono create due squadre di soccorritori, poichè
all'interno della miniera, a causa del forte calore e delle polveri e
per mancanza di maschere adeguate, non si poteva resistere più di
un quarto d'ora. Tre di questi per queste pessime condizioni, ci
lasciarono la vita.
Alle
nove di sera, i soccorritori erano riusciti ad avanzare solo duecento
metri all'interno. Nel tardo pomeriggio parecchi cadaveri furono
trovati. Corpi irriconoscibili, carbonizzati ed orribilmente
straziati. Solo al mattino dopo fu possibile portarli alla
superficie.
Dalla
vicina Shinnton fu portato un ventilatore per cercar d'immettere aria fresca
all'interno della galleria, nella speranza di eventuali superstiti.
Nello
stesso tempo, a tre chilometri dell'ingresso principale, si cercava
di aprire un
tunnel di areazione, per l' impossibilità di accedere dall'entrata
N° 6. A cento metri dall'ingresso, 600 carrelli che servivano al
trasporto del minerale, contorti e sventrati ne ostruivano il
passaggio.
In
meno di un'ora alcuni funzionari della Compagnia, avvertiti del
disastro, giunsero da Fairmont per dirigere i soccorsi. Così pure
giornalisti e medici.
Ma questi ultimi ebbero ben poco lavoro, perchè non ci fu nessun
sopravvissuto!!! Moltissimi minatori rimasti sepolti in quella
miniera erano calabresi e furono riconosciuti. I corpi di circa 135
persone non identificati furono sepolti su una collina senza un nome
e senza una croce!
Furono
così tante le vittime che le bare dovettero essere allineate lungo
le strade del villaggio. Molti minatori non poterono essere
riconosciuti dai propri famigliari. I corpi erano talmente straziati
che nacquero discussioni sulla identità dei cadaveri. Più di una
volta la stessa salma fu reclamata da due differenti famiglie. Per
lunghi giorni, mamme, sorelle, mogli dimorarono, invano, all'uscita
della galleria ad attendere i loro famigliari. Chi piangeva... chi
pregava... e chi cantava, istericamente, dalla disperazione.
Si
racconta che una donna che aveva perso il marito e due figli i cui
corpi non furono mai ritrovati, presa da follia, si recasse tutti i
giorni percorrendo più di due chilometri, presso l'ingresso della
galleria, per raccogliere un sacco di carbone che gettava nel
giardino, tanto che ne costruì una collina che coprì la baracca.
Diceva che lo faceva per togliere un po' di peso dai corpi dei suoi
cari rimasti laggiù.
Lavoravano
grandi e bambini. Ogni minatore, regolarmente assunto e che portava
il bottone di ottone, con il numero di matricola appuntato sul petto, portava
con sè almeno due aiutanti, spesso i propri figli adolescenti!
La
discesa nella galleria di costoro non era iscritta in nessuna
giornaliera.
Quante
furono dunque in realtà le vittime di questa immane tragedia?
Leo
L. Malone affermava alla stampa, che quella mattina nell'impianto
erano stati
registrati 478 minatori ed in più 100 lavoratori non soggetti a
registrazione. Il reverendo Everett Francis Briggs, memoria storica,
parla di
più di 500 operai scomparsi. In un quotidiano di Washington un
corrispondente, in data 9 marzo 1908, tre mesi dopo la sciagura,
scrive 956 morti!
Fu
calcolato che morì un terzo dei tremila abitanti di Monongath.
Rimasero 250 vedove e più di 1000 orfani.
A
chi venne attribuita la colpa di questa immane, orribile sciagura?
Come
in tutti gli altri disastri minerari non ci fu nessun responsabile.
Così
almeno decise la Commissione d'inchiesta allestita dal Governo.
I
Padroni della Compagnia proprietaria riuscirono perfino a risuscitare
tre minatori che, testimoni oculari, affermarono che la causa
dell'incendio era dovuta ad un ragazzino a cui era sfuggito un
carrello che avrebbe sezionato un cavo elettrico, provocando la
deflagrazione.
Anche
se tutti pensarono che l'incendio fu provocato dall'enorme quantità
di gas
(il famoso grisou) accumulatosi nelle gallerie durante i due giorni
di festa San
Nicolas - Santa Barbara precedenti, in cui i Padroni per risparmiare
energia, avevano spento gli areatori che immettevano aria pura nelle
gallerie.
Da
più di duemila giornali nel mondo fu promossa una raccolta fondi da
versare alle vedove ed agli orfani. Furono raccolti
centocinquantamila dollari.
NON
RISULTA che il governo italiano abbia versato un centesimo per i parenti
delle vittime italiane! IGNORATI!
Si ricordò della sciagura
soltanto cent'anni dopo!
Lino
Bonifaci
Povera gente ! Mai sentito parlare di questa tragedia, più mortale ancora di quella di Marcinelle in Belgio ! Le vittime furono ignorate dall'Italia dice la storia. Soltanto cento anni dopo furono onorate dallo Stato. Come si può ignorare ?
RispondiEliminaHo visitato la miniera di Marcinelle nel 2011, sono rimasto sconvolto.
EliminaInteressante reportage Lino, neanch'io conoscevo queste vicende. Fatto bene a ricordarcele.
RispondiEliminaGrazie signor Lino per tutto quello che c'informa e che noi più giovani non sappiamo niente, anche se è tutto passato non è giusto dimenticare queste disgrazie. Mi piace leggere le storie che lei scrive sopratutto di san Piero e è bello che il blog faccia sapere. Con internet tutto è meraviglioso.
RispondiEliminaCiao Lino,molto toccante il racconto,non conoscevo questa tragedia sul lavoro e un pensiero mi viene alla mente: come a Marcinelle la maggor parte di questi uomini costretti ad emigrare erano italiani onesti che non hanno fatto in tempo a diventare ricchi nonostante il sogno Americano- Oggi siamo a un passo dal ripetere l'esperienza dell'emigrazione ed io sono convinta che nulla è cambiato e ci saranno ancora persone oneste che moriranno di lavoro e persone "arrivate" (vedi speculatori finanziari) che all'estero e in Italia si arricchiranno sulla pelle della povera gente derubandoli dei loro risparmi. Floriana
RispondiEliminaAltre sventure sono avvenute, anche in Italia ,nascoste ed ignorate. Non erano celebri vignettisti
RispondiEliminanè celebri attori.....Le scopriremo assieme.