Mi era stato raccontato che mio nonno materno, Antonio Lucca, aveva combattuto sull'Ortigara, assieme a Francesco Nicolussi (Checo Mistro) e Giuseppe Garibaldi Lorenzi (dalle Forme) ed era stato fatto poi prigioniero, ma non ne conoscevo i particolari. Sapevo che era negli Alpini, ma non in quali reparti avesse militato e dove e in quali circostanze fosse stato catturato.
Era della classe 1893, emigrato in Slesia appena tredicenne a fare il bocia nelle miniere dell'Imperatore, destino comune con altri paesani. Morì di silicosi nel 1941, dopo una vita di miniera ed emigrazione. Praticamente trascorse in Italia solo la fanciullezza, il periodo militare e l'ultimo suo anno di vita. Era un minatore socialista, senza tessera del fascio e senza lavoro in patria, una Patria che selezionava i suoi figli.
Né mia nonna né mia madre seppero mai raccontarmi di quei fatti, pur con le mie insistenze di bambino affascinato dalle vicende di guerra. Semplicemente non lo sapevano, dicevano che il nonno non ne aveva mai voluto parlare.
Di lui mi era rimasto solo un bellissimo orologio da taschino e una medaglia di bronzo della Campagna d'Africa. L'orologio l'ho purtroppo distrutto nei miei esperimenti meccanici di bambino, la medaglia la conservo ancora.
Recentemente, complice forse la ricorrenza del centenario della Grande Guerra, mi è venuta improvvisa voglia di far luce su quegli eventi, risalire al suo foglio matricolare, colmare questa lacuna.
Mi sono recato dunque all'Archivio di Stato di Vicenza, benemerita istituzione dove sono conservati tanti documenti della nostra storia e segnatamente la documentazione dell'Archivio Militare di Vicenza.
Mi sono recato dunque all'Archivio di Stato di Vicenza, benemerita istituzione dove sono conservati tanti documenti della nostra storia e segnatamente la documentazione dell'Archivio Militare di Vicenza.
Presto trovato: matricola n. 5516: Luca Antonio di Beniamino (Il cognome Lucca a quel tempo si scriveva ancora così); nato a Rotzo il 12 aprile del 1893. Chiamato alla leva nel 1913, congedato nel 1914. Rimpatriato dall'Impero e richiamato alle armi il 30 aprile 1916, assegnato al 6° Rgt. Alpini, Bassano.
Disperso nei combattimenti del Monte Ortigara il 25 giugno del 1917.
Dichiarato prigioniero di guerra il 18 novembre 1917.
Disperso nei combattimenti del Monte Ortigara il 25 giugno del 1917.
Dichiarato prigioniero di guerra il 18 novembre 1917.
Rientrato al Corpo dalla prigionia il 7 febbraio 1919.
L'Italia aveva vinto la guerra!
L'Italia aveva vinto la guerra!
Non si riesce a restare indifferenti scorrendo quei libroni consunti, con annotata burocraticamente la storia militare di quegli uomini, ragazzi diremmo ora, molti dei quali non sono più tornati, sono rimasti feriti o fatti prigionieri. Ancor più leggere quella sfilza di cognomi familiari; gente della nostra terra. Il battaglione Alpini "Bassano" e il suo gemello "Sette Comuni" del 6° Alpini, infatti, erano costituiti prevalentemente da uomini dell'Altopiano e delle sue valli; combattevano praticamente sulle porte di casa, vedendo nel contempo l'immane distruzione che quel conflitto causava alla loro piccola Patria.
Ma cosa successe tra l'Ortigara e la Caldiera quella fatidica notte del 25 giugno 1917?
... "Alle 02:30 del 25 giugno un terrificante boato sconvolse la vetta dell'Ortigara e mentre le artiglierie colpivano le linee nemiche, le pattuglie d'assalto si portarono sui reticolati, abbattendoli con i tubi di gelatina. Nel momento in cui il tiro si allungò sul vallone dell'Agnellizza con i proiettili a gas, le truppe austro-ungariche si gettarono con i lanciafiamme e le bombe a mano sui superstiti ancora situati sulla sommità del monte, investendo sulla vetta (q. 2.105) il Battaglione "Bassano", a q. 2.103 i tre battaglioni del 9° Bersaglieri, e sul costone dei Ponari i battaglioni "Arroscia" e "Bicocca". Ai pochi soldati italiani ancora in vita, impossibilitati a ritirarsi e a comunicare con le retrovie a causa del fuoco di sbarramento e al gas asfissiante sul vallone dell'Agnellizza, non rimase altro che arrendersi"...
Il suo battaglione, distrutto e ricostruito più volte, aveva infatti già vissuto, in quel terribile mese di giugno del '17, l'attraversamento del Vallone dell'Agnellizza (chiamato il Vallone della Morte) e la conquista del costone nord-orientale dell'Ortigara sotto un fuoco micidiale di sbarramento.
Poi la prigionia probabilmente fece il resto.
TaPum (Clicca qui a lato su TaPum, per ascoltare la canzone dell'Ortigara e vedere una carrellata di foto)
... "Nei giorni successivi si fecero numerosi tentativi per riconquistare le posizioni perdute, ma senza ottenere successo: ormai il destino dell'Ortigara era fatalmente segnato. I 22 battaglioni alpini che parteciparono alla battaglia, persero 461 ufficiali dei quali 17 comandanti di Battaglione e 12.700 fra Caduti, Dispersi, feriti e prigionieri. In totale la 6ª Armata perse 28.000 uomini fra Caduti, Dispersi, feriti e prigionieri su circa trecentomila soldati. Sebbene l'offensiva italiana contro le formidabili posizioni austro ungariche non raggiungesse i risultati prefissati, la Battaglia dell'Ortigara, nel quadro generale della guerra, servì a frenare la opprimente minaccia nemica verso la pianura vicentina e contribuì ad impegnare nel settore trentino una notevole massa di soldati austriaci a tutto vantaggio delle operazioni su altri fronti.
... "Nei giorni successivi si fecero numerosi tentativi per riconquistare le posizioni perdute, ma senza ottenere successo: ormai il destino dell'Ortigara era fatalmente segnato. I 22 battaglioni alpini che parteciparono alla battaglia, persero 461 ufficiali dei quali 17 comandanti di Battaglione e 12.700 fra Caduti, Dispersi, feriti e prigionieri. In totale la 6ª Armata perse 28.000 uomini fra Caduti, Dispersi, feriti e prigionieri su circa trecentomila soldati. Sebbene l'offensiva italiana contro le formidabili posizioni austro ungariche non raggiungesse i risultati prefissati, la Battaglia dell'Ortigara, nel quadro generale della guerra, servì a frenare la opprimente minaccia nemica verso la pianura vicentina e contribuì ad impegnare nel settore trentino una notevole massa di soldati austriaci a tutto vantaggio delle operazioni su altri fronti.
Su quelle aspre montagne alpini, fanti e Kaiserjäger hanno scritto pagine di storia eroica che non vanno dimenticate" ...
Più di sessant'anni dopo, mi sono trovato in quegli stessi luoghi, militare in un campo d'arma. Portavo anch'io la penna nera sulla nappina verde, come mio nonno.
Ringraziando Dio, la nostra è stata la prima generazione a non averla portata in guerra.
Sperémo bèn!
Nota: Chi fosse interessato a consultare i ruolini militari di parenti relativi alla Prima Guerra Mondiale, all'Archivio di Stato di Vicenza, Via Borgo Casale n. 91 (vicino alla Stadio Menti) troverà tutte le informazioni del caso. La consultazione è semplice e gratuita e si possono ottenere foto digitali dei documenti a modico prezzo e/o scattare foto con propri mezzi. È necessario disporre dei seguenti dati: cognome e nome, anno e data di nascita, paternità e maternità (specie nelle nostre zone sono frequenti i casi di omonimia e talvolta i dati sono incompleti). Il personale è molto disponibile e si presta all'assistenza del caso. Qualora mancassero alcuni di questi dati, la ricerca sarà solo più lunga ma potrà essere ugualmente fruttuosa.
I registri di leva dal 1873 al 1895 sono invece consultabili direttamente in rete sul sito: www.arsas.org.
Più di sessant'anni dopo, mi sono trovato in quegli stessi luoghi, militare in un campo d'arma. Portavo anch'io la penna nera sulla nappina verde, come mio nonno.
Ringraziando Dio, la nostra è stata la prima generazione a non averla portata in guerra.
Sperémo bèn!
Gianni Spagnolo
Nota: Chi fosse interessato a consultare i ruolini militari di parenti relativi alla Prima Guerra Mondiale, all'Archivio di Stato di Vicenza, Via Borgo Casale n. 91 (vicino alla Stadio Menti) troverà tutte le informazioni del caso. La consultazione è semplice e gratuita e si possono ottenere foto digitali dei documenti a modico prezzo e/o scattare foto con propri mezzi. È necessario disporre dei seguenti dati: cognome e nome, anno e data di nascita, paternità e maternità (specie nelle nostre zone sono frequenti i casi di omonimia e talvolta i dati sono incompleti). Il personale è molto disponibile e si presta all'assistenza del caso. Qualora mancassero alcuni di questi dati, la ricerca sarà solo più lunga ma potrà essere ugualmente fruttuosa.
I registri di leva dal 1873 al 1895 sono invece consultabili direttamente in rete sul sito: www.arsas.org.
Leggendo i racconti dal vero della Grande Guerra si capisce ancora di più come è stata fortunata la nostra generazione a vivere in periodo se pur a volte difficile ma immune da simili disastri. Floriana
RispondiEliminaGrazie Gianni per le informazioni. E sempre un emozione trovare i nomi dei nostri antenati negli archivi. E' un pezzo della storia della nostra famiglia che possiamo riscrivere, ed anche la storia della regione come in questo caso particolare.
RispondiEliminaBravo Gianni, hai dato la voce a chi non più parlare
RispondiEliminaGrazie a voi che avete la pazienza di leggermi.
RispondiEliminaChissà quante cose ci sarebbero da scoprire e imparare guardando la Storia attraverso i fatti di chi non fa la Storia.
Giorgio, se non sbaglio voi avete in famiglia una Medaglia d'argento, l'unica del paese, credo. Che ne dici se la facciamo uscire dall'oscurità dei ruolini militari?
Sì Gianni è vero, l'ha meritata mio zio Antonio Lorenzi (Canela) sul Pasubio, era artificiere ed è rimasto in galleria per 48 ore a sistemare cariche e micce. La medaglia non c'è, ma farò avere a Carla la motivazione.
Eliminagrazie anche da parte mia Gianni. ricordo che mamma mi raccontava che, dopo la battaglia dell'Ortigara, nonno Giulio vi era salito per cercare tra i morti il fratello..non parlava molto di queste cose, anche per esperienze dirette e piuttosto devastanti, ma ora mi hai trasmesso il desiderio di fare una capatina a Vicenza.... saluti a tutti. Ada
RispondiEliminaste robe le me fà venir la pelle d'oca...
RispondiEliminaSperem Gianni tante, troppe guerre nel mondo. Dei nostri, pochi chilometri più sopra o più a fianco non rimane più nulla nemmeno il ricordo, difficile ricostruire il ruolino di chi è stato sconfitto e vincitore nella stessa guerra, di chi è rimasto alla fine nella terra di nessuno. Se penso che mio nonno e mio bisnonno andavano ogni due giorni avanti e indietro da Rotzo portando sale e tabacco e conoscevano tutti e tutti li conoscevano, non riesco ad immaginare cosa potesse essere per loro quella guerra. La guerra è brutta, diceva, solo questo. Mio padre di ritorno nel 1948 nemmeno quello. Silenzio. Andrea
RispondiEliminaPer comprendere bene quanto hanno sofferto inutilmente i soldati italiani durante la prima guerra mondiale, chissà perché definita La Grande guerra, si dovrebbe leggere l'opera illuminante di Emilio Lussu "Un anno sull'Altipiano".
RispondiEliminaLa vita in trincea d’inverno a 1500/2000 metri ed oltre di altezza; i continui inconcludenti e micidiali assalti alle postazioni nemiche situate in posizione sempre dominante; le barriere di filo spinato che dapprima venivano vanamente intaccate con cesoie che non tagliavano e, solo dopo, sostituite con i più moderni ed efficaci tubi di gelatina, sempre comunque sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche e dell’artiglieria amica; le decimazioni dei soldati superstiti ad opera di ufficiali di grado elevato, spesso ubriachi, e dei carabinieri che stazionavano nelle retrovie al fine di limitare le diserzioni e le insubordinazioni sempre più frequenti dei soldati che si vedevano mandati inutilmente al macello; ecc… .
La mia generazione è stata particolarmente fortunata per non aver vissuto tanta sofferenza!
La Prima Guerra Mondiale e stata assolutamente inutile ed ha causato la Seconda, ancor più devastante e crudele.
Auguriamoci che la classe dirigente europea, in primis quella germanica vinca l’egoismo attuale e continui l'opera di creazione degli Stati Uniti d'Europa, al fine soprattutto di evitare il ripetersi di tali tragedie.
Già! In verità gli Stati Uniti d'Europa con la Lex Germanica si stanno già costituendo e non mi pare con grandi entusiasmi. Sarebbe una federazione certamente linda, organizzata ed efficiente, purché sia chiaro chi comanda e chi ubbidisce. Sbaglio o l'abbiamo già vista? Certo che sono cambiati i tempi e l'Angela non è l'Adolf, ma per cambiare la mentalità di una nazione ci vuole un po' più di tempo. Intanto è' già un buon risultato che da 70 anni abbiamo cessato di scannarci, ma forse solo perché oggi ci sono metodi più incruenti e efficaci per sottomettere.
RispondiEliminaChe tristezza e quanta sofferenza poverini.
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