Il burro con il fiasco lo si faceva con la panna prodotta dal latte che non si portava al Casélo perchè troppo poco. Lo si metteva in una piana lo si lasciava lì un giorno e dopo lo si spannava. La panna la mettevi nel fiasco e con un ritmo cadenzato lo scuotevi su un ginocchio fino a che non ti accorgevi che la panna era burro e scoro, ma... per una buona riuscita... ci voleva una pazienza infinita e tanta, tanta arte nello scuotere...
Lino Bonifaci
Andaloche Lino,..a te lo gavarè scorlà anca pulito, te sarè stà un artista del scorlaménto, ma spiéghene po' come ca te fasìvi a tiràr fora i mugolòti de butiéro pal colo del fiasco. Antevorè mia dìrne che te lo spacavi, vero? O gerelo na operassìon fa quela con l'ampola de San Genaro?
RispondiEliminaEcco Lino, un'altro racconto per spiegare a tutti noi come lo tiravi fuori.
RispondiEliminaSa signor Lino che anche mia nonna mi raccontava di questo burro? Quando me lo racontava stavo poco attenta alle cose che non mi interessavano invece adesso che lei la ricordato mi piacerebbe sapere qualcosa di piu e anche io non capisco come si fa a tirarlo fuori da un buco cosi stretto.
RispondiEliminaSono ritornata su questo post per sapere anch'io l'arte di Lino per prendere il burro....Penso che non si presentava tale quale della foto, doveva essere una specie di salsiccia che si tirava fuori un po alla volta dal fiasco ?
RispondiEliminaTusiiiiii, ..dève na regolada. Se riva roco o el birichìn de turno la va che la boncostume la ghe fa sarare el blog ala Carla.
RispondiEliminaDai sètu, fa aposta! ghen stavo butando una, mejo ca me la tegna, valà...
RispondiEliminaTi, po' , atelosè ben come che se fasea, sta fare el fabiòco
El fa el fabioco, si...Don Sponcio, vardà che presto FP te tira via la particola "Don" se te pechi col pensiero! No se skersa col mangiare, butiero compreso.
RispondiEliminaTusi fè i bravi che zé anca el primo dì de cuarésema...
RispondiEliminaVi ho scritto è un "Arte". L'arte non si spiega ma si esercita.
RispondiEliminaAvevo preparato una lunga spiegazione,meglio che scriva un articolo sulla maniera antica
di fare il burro.
Bravo Lino, inviamela a breve che la pubblico.
EliminaSi, Lino, meglio, meglio !
RispondiEliminaSponcy e Birichy i sente za la primavera. Apena chel sole passa sora de l'equinossio, i sente na spinta de ormoni e i dixe strambarie.
Mi disaria che più che i ormoni a xe i neuroni , anca perchè a na certa età...........cossa vuto,cossì xela vita....
RispondiEliminaForse, ..ma per Birichy usa pure il singolare. Il neurone è uno solo, pseudounipolare e del tutto privo di prolungamenti citoplasmatici, chel sbatòcia da na banda a l'altra dela meòla a seconda de quanto citrato chel tole el paròn dela meòla medesima. Questa azione di sbatociamento provoca uno stato di perenne eccitazione ed infiammazione nel poveretto induucendolo spesso, fra le altre cose, alla farneticazione.
EliminaCaro Don se la farneticazione è proporzionale al citrato che si prende, per rifornire te ci vuole almeno il giro di ritorno dei camion Minerva della cava.
EliminaIl fiasco “sbatocià” aveva la funzione del “burcio” che nel “caselo” “el scoton” (il manovale del caseificio) girava instancabilmente, mediante l’apposita manovella, fintantocchè la panna contenuta non si scindeva in “butiero” e in “scoro”.
RispondiEliminaIl burro appena creato non si presentava compatto come nella foto del post, ma era in piccoli grumi, non più grandi di mezzo centimetro cubo.
A questo punto si versava il contenuto del fiasco in una “piana” e si raccoglievano manualmente i piccoli grumi, premendoli gli uni contro gli altri per far uscire bene “el scoro” da essi: ecco ... il burro genuino era fatto!