Durissima contestazione al sindaco Antonio Antoniazzi ieri
nella Sala parrocchiale di Molina di Malo durante l’assemblea pubblica
organizzata per il nuovo forno crematorio in progetto nell’area del
cimitero. Un clima da stadio che ha creato un muro di gomma e non ha
permesso ai tecnici della ditta costruttrice di terminare la relazione
sul progetto e le emissioni inquinanti. L’incontro si è concluso dopo
ben 2 ore e mezza di contrasti verbali e polemiche di un pubblico di
quasi 400 persone attento e tanto ‘vivace’.
Solo poche ore prima era già nato il comitato del no all’impianto di
cremazione, che non ama definirsi con questo slogan perché, ci tengono a
precisare i componenti, nessuno è contrario ai forni per la cremazione,
ma più semplicemente ‘non lo vogliamo vicino ai bambini’.
Infatti la scuola primaria, i cui lavori tra l’altro non sono ancora
conclusi, si trova a soli 200 metri dal sito deve è stato progettato
l’impianto. “Tanto che – aggiungono quelli del comitato – a poca
distanza c’è anche la scuola materna con un asilo integrato”. Ma chi non
ha figli aggiunge altra carne al fuoco: “No ad ulteriori emissioni di
diossine in una zona già troppo inquinata, no al via vai continuo di
carri funebri, no al pericolo di inquinamento della falda di Molinetta,
ben visibile dal cimitero”.
Ma perché è necessario un ‘tempio crematorio’, come è definito in
gergo dagli addetti ai lavori, proprio a Molina? Quel poco che i tecnici
sono riusciti a spiegare nella bagarre generale e nell’incalzare di
domande del pubblico ha una sua ragione economica e strategica insieme. I
cimiteri tradizionali sono in crisi di spazio e la tendenza generale è
quella di una richiesta sempre più elevata di cremare i propri cari. I
numerosi defunti veneti che sono cremati fuori regione è un dato che la
dice lunga su come il Veneto ad oggi non sia in grado di supportare la
richiesta.
Il sito di Molina sarebbe inoltre stato selezionato tra tutti grazie
alla sua posizione strategica, punto centrale di un bacino di quasi 550
abitanti delle Ulss n. 3 di Bassano, n. 4 Alto vicentino e n. 5
dell’Ovest vicentino. In cambio il comune ‘ospite’ di Malo ne
ricaverebbe un canone annuo e tariffe agevolate per i residenti.
L’impianto è realizzato in project financing grazie alla
collaborazione di Altair Progetto di Domodossola (Vb), specializzati in
strutture crematorie con 30 impianti funzionanti in tutta Italia, e
della cooperativa sociale Orsa maggiore, che si occuperebbe di gestire
il forno durante il funzionamento affidando il lavoro ad almeno 5-6
ragazzi disabili. Le cremazioni che ospiterebbe l’impianto di Molina
sarebbero in media 3-5 al giorno, secondo i calcoli da progetto.
A nulla è valso il tentativo del sindaco Antoniazzi di chiedere
almeno il tempo necessario per prendere una decisione ponderata dopo
aver valutato per bene il parere dei tecnici. La costruzione comporta
infatti un percorso molto articolato che per concludersi con la
costruzione del forno deve passare per progetto, conferenze di verifica,
approvazione della giunta e del consiglio, esproprio terreni e varianti
urbanistiche.
‘Non è prevista la consultazione popolare’ – ha inizialmente fatto
presente Antoniazzi alla folla animata – ma ugualmente ho voluto fare
questo incontro per poter conoscere la validità di questo progetto. Al
momento non abbiamo preso nessuna decisione, state tranquilli e
mettetevi l’animo in pace.’
‘La questione politica non c’entra – ha continuato il sindaco,
incalzato dai presenti che puntavano a una presa di posizione immediata
da parte del primo cittadino – in questi 10 anni di amministrazione
penso di avere dato qualcosa a Molina. Il mio parere spassionato è che
in questi tempi in cui i cimiteri sono allo spasimo e sono quelli che
inquinano di più, portare avanti un progetto di pubblico interesse che
dia lavoro a 5 persone disabili è almeno da prendere in considerazione.
La questione sarà ponderata da me e dagli altri consiglieri. Valuterò
anche la possibilità di fare un referendum, e se siete contenti, il
forno crematorio non lo faremo più’.
(Marta Boriero Thiene on line)
Allora, il forno crematorio no, che diffonde i fumi e i vapori pari a circa il 96% del caro estinto per l'aere infinito. Poi però si chiede la possibilità di spargerne le ceneri, cioè circa il 4% rimanente del caro estinto medesimo, a piacere in luoghi topici. Io non sarei poi così contrario, almeno saremmo sicuri che grossa parte di noi salirebbe al cielo.
RispondiEliminaCaro Don , immagino sia faticoso trovare una soluzione per tutti. Possiamo però seguire l'usanza di alcuni popoli dell' Africa, che danno in pasto ai cocodrilli i loro defunti o moribondi, nella convinzione che il loro spirito continuerà a vivere in quei famelici rettili. ( Potremmo allevarli lungo l'Astico ) . Tanto par far bagolo.
RispondiEliminaEcco Don, io vorrei tanto essere sparsa per aere infinito.... ma è pur vero che il luogo per tali forni, deve essere ubicato in zona ampia e con niente intorno.... sai che bello in cima a forte Campolongo??' (o limitrofi) Saremo già alti e saliremo sù tra montagne, boschi e cielo... ma è solo un pensiero non certo realizzabile! Lucia
RispondiEliminaScusa sai, ma che fastidio può dare inalare un po' di vapor acqueo di un cadavere, sterilizzato dal fuoco e filtrato dall'atmosfera per ricaduta. Pensa a quando si entra in un ascensore dove chi esce si è lasciato un po' andare. Si tabacca dell'aere umano che proviene da ben più schifosi e viventi pascoli.
EliminaSicuramente i Sanpieroti (capitali-sti) i se lamentaria xche con i millibar bassi ghe piovaria sule ciriche sendre , e sula salata e capussi condensa massa grassa .Sti qua no i saria mia massa contenti come sempre .
EliminaNessuno vuole un forno crematorio. Nessuno vuole il calcificio. Nessuno vuole l’Autostrada. Perché non pensare alla Valdastico ! ? Sicuramente sarebbe un eccellente salto di qualità: da valle delle lacrime a valle della ‘’moerte’’. Perdonate il disperato sarcasmo !!!
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