venerdì 6 febbraio 2015

El bagno 'ntel mestélo...


Vanti qua ca "tastémo" un fià l'età dei Follower che segue el blog:
Chi ze che se ricorda d'aver fato el bagno 'ntel mestélo?
E co se zera pì de uno... partéva a farlo sempre el pì néto o el "manco sporco"? E la Mama che la ne imbrojàva e la ne diséa che quei "fregolòti" che se formava par na reassiòn chimica del saòn, jera parchè a gìrimu spurchi nantri? 
Mi a me ricordo che el nostro mestélo el géra de legno piturà de verde par de fora. No lo ghémo mai fato in stala, ma in cusìna vissìn ala fornéla. 
Vardàndo la foto, che la zé proprio bela e significativa, me par che, dale màneghe de sta Mama... no sia inverno, sicchè in stala no i lo faséa miga solo par stare al caldo, ma anca par no avér da sugàr sù dopo... con tuto el pocio ca fasìvimu...

29 commenti:

  1. Io me lo ricordo in un mestéle in cucina vicino alla fornela

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  2. Circa 1955 abitavamo in una delle case che appartenevano all'impresa francese nella quale lavorava mio papa, e, in questa casa, c'era una piccola vasca da bagno con doccia. Prima, troppo piccola, non mi ricordo.

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    1. Cara Odette, erano forse delle case in prossimità di Le Fayet, in Alta Savoia?
      Grazie per la risposta.

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    2. Ciao Catone ! Mio padre lavorava ad Arras, nel Pas de Calais, vicino la Manica. Le case si trovavano ad Arras, fuori centro città. Era un epoca nella quale i padroni si comportavano come "capi famiglia" con i dipendenti. Si preoccupavano delle condizioni di vita dei lavoratori ed un po del benessere delle famiglie, anche straniere. In certe "cités ouvrières" si poteva trovare attrezzature sociali collettive: scuole, asili, centri di tempo libero. Un modo anche per favorire le condizioni di sviluppo industriale.
      Era cosi anche a Le Fayet ?

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    3. Nel penultimo anno delle superiori, compiuti i 18 anni, nel periodo estivo, sono andato a Le Fayet, per lavorare come manovale edile presso l'impresa Guelpa, un'impresa di costruzioni e di opere stradali. Mangiavo e dormivo nella "Cantine" di proprietà di Guelpa senior e gestita da una meravigliosa famiglia italiana.
      Gli stranieri con famiglia vivevano in accoglienti appartamenti di proprietà sempre di Guelpa.
      E' stata una bella esperienza, ed anche fruttuosa. Tra i miei compagni di Cantine c'erano 22 portoghesi, tutti analfabeti, tranne uno che teneva la corrispondenza di tutti gli altri; essi erano seri, quasi scuri in volto, ma buoni e gentili. I sei spagnoli, invece, erano piuttosto rissosi ed ho sempre evitato di avviare rapporti con loro. Gli spagnoli e i portoghesi, tutti manovali edili, erano dei fuoriusciti, essendo i loro Paesi d’origine governati da dittatori (Salazar e Franco) : essi, forse per motivi politici, erano espatriati “senza i documenti” per trovare lavoro. Anch’io ero entrato in Francia solo con la carta d’identità, ma legalmente. Guadagnavo quanto guadagnavano gli altri (4,30 Franchi orari), cioè le paghe erano del tutto uguali e puntuali a fine mese. Con noi c’erano tre italiani muratori specializzati e un ragazzo francese, mio compagno di camera, che conduceva camion ed escavatori. Si lavoravano 10 ore al giorno e cinque ore il sabato mattina, anche sotto la pioggia, a Megeve e in altre località in alta montagna sotto il Monte Bianco. Alla sera, la gentile figlia dei gestori della Cantine mi curava le piaghe delle mani (mani da studente, prive di calli) con un prodotto benefico, tipo Mercurocromo.
      Non ho mai mangiato così tanto in vita mia: la carne, tenera, aveva lo spessore di 2 cm e a mezzogiorno si pranzava molto bene nei ristoranti presso le località dei vari cantieri. Il vitto e l’alloggio erano gratuiti, comprese le lenzuola candide. Anche gli indumenti venivano lavati gratuitamente.
      Dopo circa 40 anni, in prossimità della pensione, mi sono ricordato di avere lavorato quelle 13 settimane in alta montagna, in Francia. Un lunedì mattina, dal mio ufficio, ho spedito una e-mail alla ditta Guelpa chiedendo da loro un attestato della prestazione lavorativa che avevo svolto nel 1969, documento che, poi, avrei inoltrato all’Assurance Retraite di Lyon. Con sommo stupore, il giovedì della stessa settimana, ho ricevuto a casa l’attestato. Dopo circa un mese avevo la dichiarazione da parte della Assurance che mi spettavano 52 settimane lavorative, cioè ho potuto godere della pensione un anno prima per avere lavorato in Francia un anno. Cose incredibili in Italia. Viva la Francia!!!
      Questa è stata la mia esperienza francese. In Italia i lavoratori stranieri, invece, lavorano spesso in nero, sono malpagati e, la sera, hanno come letto su cui dormire una panchina lungo la strada.

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    4. Caro Catone, il tuo racconto mi fa piacere. Ti ringrazio. Potrei parlarti di tante altre esperienze, ma...un'altra volta ed in un altro posto, forse..........

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    5. Beh, Catone, complimenti davvero. Mi vien la pelle d'oca per la rabbia, quando sento certi che,
      ben sfruttando gli emigranti, e facendone arrivare dai barconi della morte, si scagliano contro gli stessi, perchè portano il degrado... DI CHI LA COLPA?
      Anche mio padre e mio zio, al momento della pensione, con un paio di raccomandate hanno sistemato la loro posizione... altro che i nostri archivi e la nostra burocrazia!

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    6. Ho un'idea di quanto è successo dal momento che ho spedito l'e mail alla ditta Guelpa, a quando, tre giorni dopo, tramite lettera raccomandata, ho ricevuto l’attestato.
      La solerte impiegata francese, letta l’e-mail, anziché cancellarla, immediatamente si alzò dalla sedia e si recò presso l’archivio storico dell’impresa. Presa la cartella archiviata quaranta anni prima, relativa al giovane straniero che nel 1969 aveva lavorato per ben 13 lunghe settimane presso la Guelpa, ritornò in ufficio e scrisse l’attestato. Appena scritto si diresse dal titolare per la firma. Quindi la spedì forse nella stessa giornata, ovvero al mattino dopo. Questo dovrebbe essere quanto successo!
      In quel periodo, mi riferisco al 2008, scrissi pure al Comune di Valdagno, per lo stesso problema, in quanto da studente universitario avevo lavorato alle sue dipendenze, come dipendente, con la qualifica di “animatore” presso la colonia estiva di Moltalbieri (località sopra la cittadina). Dopo circa un mese, non avendo ricevuto risposta, riscrissi, poi telefonai varie volte, alla fine dopo circa tre mesi trascorsi invano, incaricai mia la moglie, più incisiva, che ottenne il risultato agognato, infatti, ricevetti l’attestato sottoscritto dal responsabile dell’ufficio personale e da quello dell’ufficio contabile del Comune. La dichiarazione affermava il periodo esatto in cui avevo lavorato e che erano stati versati i relativi contributi. Alla fine, per farla breve, l’Inps mi disse che i suddetti contributi non risultavano versati, e quindi dovetti, per una questione di due settimane, ulteriori sei mesi, prima di andare in pensione.
      A parte l’amministrazione pubblica che ha dimostrato la sua incapacità, ma quale ditta privata conserva in archivio le cartelle dei lavoratori stranieri che hanno lavorato, per poche settimane, in un periodo risalente 40 anni prima?
      Infine, l’e-mail probabilmente sarebbe immediatamente cancellata dal computer dall’impiegata della ditta privata, per manifesta assurdità della domanda
      Per terminare caro e paziente don SCONCHO, non parliamo delle condizioni di assoluta schiavitù, quindi privi anche degli elementari diritti, in cui lavorano in Puglia, in Campania, ma anche nella pianura padana, i lavoratori contadini extracomunitari.

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  3. Vi sembrerà impossibile ma anche io che sono del 1983 ho fatto "el bagno 'ntel méstelo!!!!! Era il 1992 e i miei genitori assieme ad un altra coppia avevano preso in appalto la casetta dei forestali Campolongo( oggi lussuoso ristorante) ,che non era certo come adesso, con molta nostalgia mi ricordo quella casetta in mezzo al "campigolo" teatro di un'estate meravigliosa passata a giocare nei prati e in mezzo ai boschi, a cercar funghi con mio papà,ad inventare mille giochi tra i sassi,a dormire nei sacchi a pelo e a scoprire che si può benissimo vivere senza tv,videogiochi,ma passando le serate a giocare a carte e guardare le stelle. Alla sera dopo mangiato davanti al camino a turno ci facevamo il bagno nel méstelo ed era una senzazione meravigliosa, il crepitio del fuoco come colonna sonora , e un asciugamano caldo ad aspettarci vicino al camino...Come vorrei far provare anche ai miei figli quelle emozioni!!!! il progresso non si può fermare ,ma quando vado a Campolongo e supero quella piccola salita prima di arrivare alla malga, chiudo gli occhi e spero sempre di aprirli e rivedere quella casetta , con i muri rovinati dalle intemperie, il suo tetto rosso , e il mio caro, vecchio "campigolo"....

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  4. Mastelo sino a otto anni quando il mio papà ci ha portato nella grande casa costruita per ospitare generazioni di Golo che invece sono già tutti lontano. Ma in stala... dai Carla, in stala proprio no, e io sono Figlio delle... stalle... e poi la siora con le scarpe con il mezzo tacco? Bello però sapere che anche i giovani hanno conosciuto la mastella. Ah per la cronaca con la vasca ci si lavava di meno perché scaldare l'acqua con il boiler elettrico costava troppo. Andrea

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    1. E invece caro Andrea anche in stalla! Ovviamente dovremmo forse parlare di qualche tempo antecedente il nostro, ma ho chiesto a qualche "Nonnetto/a" ed era vero! Poi... per il mezzo tacchetto e l'abito a pois, dovremmo interpellare il reverendo per datarlo e anche se collima con il "canfìn" sulla sedia... Chissà mai per quale reportage forse si sarà dovuta mettere in posa!

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    2. ANDREA ma quando tornavi a casa dopo aver fatto i famosi salti nel " LUAMARO" dove ti mettevano a fare il bagno??????

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    3. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Andrea

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    4. Non e valido!!!!!!.Cmq obbiezione accolta .Ciao

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  5. No! In stalla, vicino alla Lola (la capretta che mi manteva con il suo latte), al maiale e ai velocissimi coniglietti che non riuscivo mai acciuffarli, proprio no!
    In genere il bagnetto lo subivo in cucina, vicino alla fornella.
    Una volta, che ero completamente "imbombasà" mia mamma me lo fece nel cortile, avevo circa quattro anni e, piagnucolante, provai un po' di vergogna.

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  6. Bravo Andrea si vede che non e' reale la foto ma una rappresentazione. Cmq era il senso, il motivo che conta alla Carla.

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  7. ah che peccato ,sono figlio delle stelle.Io in vasca piombata ricoperta da fine ceramica. una manopola selettiva da caldo a freddo con una moltitudine di sfumature per il benessere personale.Ricordo in vacanza nell'impero,La nonna comprimeva tanta legna nello scaldabagno da lavarmi con acqua prossima all'ebollizione.Non ho mai capito se per troppo amore nel non voler far provare la grama vita del suo tempo oppure mi voleva bollito per la vispa irruenza.

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  8. Anch'io facevo il bagno nel mestello. Ciao a tutti.

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  9. Eh sì! Mi ricordo il "mestelo" in cucina: prima mia sorella e poi io, non tanta acqua ma abbastanza per lavarsi un po. Veniva scaldata sulla "fornela" e poi con la "cassa" dell'acqua si aggiungeva calda o fredda al bisogno.... fare il bagno era un rito e si preparava tutto con cura. Poi, come dice mia figlia, a Campolongo, dopo aver lavato lei e suo fratello, era il mio turno e credete, davanti al camino, era meraviglioso! Lucia

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  10. EH si ragazzi" MESTELLO" oggetto che faceva piacere e paura.Io ricordo che avendo due sorelle più grandi ero l'ultimo ad entrare nel LIQUAME ;perché a quei tempi guai vedersi maschi e femmine IGNUDI.Il nostro mestello era di ferro zincato con un piccolo rubinetto sul fondo perché lo usavano anche per fare la "LISSIA". a proposito el DON nol se fa sentire a go' paura che el ga' un po' de timore a afrontare sto argomento.

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  11. Già anche la Nanni ha fatto il bagno nel mastello, sul prato davanti al Maso Stefani l'acqua veniva riscaldata al sole e il mio bagno schiuma era il sapone di Marsiglia!!!!!!!!!!!!!!Floriana

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  12. Nient'affatto Agos caro. Quando il Don era piccino picciò, ma tanto piccino picciò, essendo detto pargolo scapestrato fin dalla nascita, capitava che sfuggisse furtivamente alle attenzioni della buona madre intenta alla corléta e il bagnetto lo facesse, non nell’apposito mestèlo, ma nell’adiacente socàle, con vivo disappunto della genitrice medesima e degli astanti tutti. Come vedi, Andrea, ho il Copyright e la primogenitura di queste cose. Purtroppamente a volte capita, come da antichi precedenti biblici, che la primogenitura si perda a favore di uno sbarbatello norreno che arriva a metterla per iscritto e strombazzarla oves et boves.

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    1. Ma ando' vetu a tirarle fora serte monade te giuro che quando ca le ledo a me buto par tera dal ridre e la CINZIA la se preocupa che la tua no fusse na malatia che taca anca via pc come serti virus.Te capitava anca a ti vere l'abronsatura sui xenoci e sui gomiti e quando se lavavinu la restava sul bordo del mestelo altro che lampade UV.CIAO VECIO

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  13. Te roccki Sponcy ! Infattifatti ti ho sempre trovato il tipo "norreno" grande e biondo che sei !

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    1. ma qualo grande e biondo! canesso e storto come na visèla slongà partèra!

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    2. Andaloca d'un Biry. Desso sì, purtropamente, .. ma stiàni messà ca te magnavo i bisi sula cirica.

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  14. Movesi il vecchierel canuto e bianco
    del dolce loco ov’ha sua età fornita
    e da la famigliuola del blog sbigottita
    che vede il caro Don venir vieppìù manco;
    indi traendo poi l’antiquo fianco
    per l’estreme giornate di sua vita,
    quanto piú pò, col buon voler s’aita,
    rotto dagli anni, e dal cammino stanco;
    e viene a voi, seguendo ‘l desio.
    Cosí, lasso, talor vo cerchand’io,
    sollasso, quanto è possibile, in altrui
    commenti la disïata vostra forma vera.

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