IL BUE E L’ASINELLO
(e altri animali)
Tra i misteri che stiamo indagando, il più fitto avvolge sicuramente questi due animali, protagonisti fin dal primo Presepe della storia allestito nel 1223 a Greccio. San Francesco non esitò, infatti, a mettere in scena accanto alla Sacra Famiglia un bue e un asino in carne ed ossa.
Il mistero nasce dal fatto che i Vangeli dell’infanzia non fanno menzione dei due animali, limitandosi a dire che Gesù fu deposto in una mangiatoia.
Su quali fonti si era basato dunque San Francesco?
In realtà, già dalla fine della persecuzione dei cristiani (313 d. C.), concessa la libertà di culto, il bue e l’asinello erano diventati una comparsa fissa nelle scene della Natività. Li si trova infatti nei dipinti e nelle vetrate delle chiese a partire dal IV secolo.
Ma se i Vangeli canonici non ne facevano menzione, da dove provenivano questi due simboli religiosi?
Ai tempi di San Francesco, l’unico Vangelo a parlarne era apocrifo: “… la vergine benedetta uscì dalla grotta, entrò nella stalla e depose il suo bambino, che il bue e l'asino adoravano, in una mangiatoia".
Dubito, però, che San Francesco si sia basato su tale Vangelo, che era stato, tra l’altro, scomunicato dalla Chiesa già nel 325 d.C. …
E allora?
Alcuni studiosi fanno notare che il bue e l'asino sono citati nell’Antico Testamento: "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la mangiatoia del suo padrone; Israele non ha conoscenza, il mio popolo non ha intelligenza" (Isa 1: 2-3). Questo versetto, in effetti, potrebbe giustificare la loro presenza nella stalla, simboleggiando la fedeltà da parte delle “ultime” creature della Terra, capaci di riconoscere Dio prima degli uomini.
Secondo altri, invece, i due animali servirebbero ad inquadrare storicamente il presepe: il bue rappresenterebbe l'Impero romano e l’asino il popolo ebraico dominato dal primo.
I Padri della Chiesa hanno interpretato la loro presenza nella stalla come l’unione di tutte le genti davanti a Dio: il bue simboleggerebbe la parte religiosa del popolo, l’asino quella pagana.
Ma il mistero resta.
Potrebbe anche essere, semplicemente, che i due animali si trovassero lì perché molto diffusi in quelle zone, dove erano indispensabili nelle famiglie per i lavori nei campi e gli spostamenti.
E gli altri animali del presepe?
Le PECORELLE, immancabili, sono simbolo di purezza e rappresentano gli uomini guidati dal Buon Pastore.
Il CANE lo si trova con il gregge, a simboleggiare la fedeltà di chi, come i sacerdoti, ha il compito di vigilare sul fedeli. L’AGNELLO e le CAPRETTE evocano il sacrificio di Cristo.
Il GALLO, cantando di primo mattino, ci annuncia l’arrivo della vera Luce nel mondo. La CHIOCCIA, con i suoi pulcini, è simbolo della vita e della tenerezza di Dio verso i suoi figli tanto amati.
Paola Toldo Slaviero
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