martedì 10 dicembre 2024

I misteri del Presepe (2) - "il viandante e l'arrotino" -

 

     IL VIANDANTE E L’ARROTINO 

               

 

Nell’allestimento del presepe, pur rimanendo centrale la rappresentazione della nascita di Gesù, di fatto si ricostruisce ogni anno anche uno spaccato di società rurale, che lascia immaginare come potesse svolgersi la vita nell’era preindustriale. Infatti, mentre all’interno della stalla dove nasce il Bambinello il tempo sembra essersi fermato, al di fuori è tutto un fermento di gente indaffarata e in movimento. Basti pensare ai dodici solerti “venditori di cibo” che abbiamo già avuto modo di analizzare. 
Oggi poniamo l’attenzione su altre significative statuine che animano la scena presepiale e che appartengono ai cosiddetti “personaggi di passaggio”, ovvero coloro che non vivono stabilmente nel villaggio di Betlemme, ma sembrano trovarsi lì per caso. 
Accantonando per il momento il classico pastore errante (che merita una trattazione a parte), i più noti e diffusi sono il viandante e l’arrotino.
Apparentemente diversi per funzione, in realtà queste figure sono portatrici dello stesso messaggio…
Scopriamo quale!

Il VIANDANTE è l’uomo di passaggio per eccellenza, il più misterioso di tutti perché non si sa che cosa egli faccia, da dove provenga e quale sia la sua destinazione. Lo possiamo trovare in prossimità della capanna, con il cappello in mano in segno di riverenza verso Gesù Bambino, per ammirare il quale si è fermato e ha appoggiato a terra il suo fardello. Oppure lo riconosciamo dal fagotto appeso al bastone che regge sulla spalla e, quasi sempre, anche dal cappello in testa.



L’ARROTINO, al contrario, è fermo a lavorare nella sua postazione, intento ad affilare un coltello con la mola. Ma, si sa, è caratteristica di questo mestiere girare di paese in paese e fermarsi solo il tempo necessario per servire i clienti della zona. Di certo anche l’arrotino ripartirà, continuando a svolgere il suo compito altrove. Di lui ci colpisce, inoltre, la ruota a pedali che gira incessantemente. 

Entrambi questi personaggi sono archetipi del “girare”, della “transitorietà”, del “vagare” che sono propri della condizione umana: in ogni momento siamo infatti chiamati a muoverci, a cambiare, a spostarci per adattarci alle nuove situazioni della vita e, a volte, non ne capiamo bene il senso o non sappiamo verso quale meta stiamo andando. 
Stessa simbologia ha, nel presepe, il mulino con le pale che girano senza sosta sulle acque di un fiume che scorre. Tutto ciò evoca il passare del tempo con i suoi cicli e le stagioni della vita stessa. 
Per i credenti vale l’interpretazione secondo la quale l’uomo, nel suo vagare turbolento, trova il suo punto fermo nella capanna dove nasce Gesù. 

Paola Toldo Slaviero


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