Segnalata da Florio Sartori |
[Gianni Spagnolo © 22A19]
Questa cartolina raffigura l’abitato di San Pietro preso dai Prati dell’Astico, dove sono in posa, per l’occasione, una dozzina di persone. In primo piano paiono prevalentemente ragazzi o bambini, mentre i tre o quattro sulla strada sono senz’altro adulti. È probabile che la fotografia sia stata scattata dalla segheria Sella e che le figure ritratte appartengano a quelle famiglie di segati. Venne stampata dal fotografo Bonomo di Asiago, autore della maggior parte delle rappresentazioni del paese di inizio Novecento.
Non è certa la data della ripresa, ma dovrebbe risalire all’incirca al periodo immediatamente anteriore alla Prima Guerra Mondiale, ossia tra il 1910 e il 1915. Lo si evince dalla presenza (appena accennata) del capitello della Joa (1900) e della casa di Stefanon ai Chéca (1901?), nonché pare intravedersi il Ricreatorio (1910). Non si vede invece ancora la cabina elettrica sotto la chiesa, verosimilmente costruita in seguito all’arrivo in paese dell’illuminazione elettrica (1910). La foto è stata scattata nel tardo autunno o d’inverno, considerati gli alberi da frutto spogli che punteggiano le rive.
Vediamo un po’ quali evidenze possiamo estrapolare:
1) Sul retro della chiesa è visibile il grumo di case che verranno poi abbattute per far posto alla nuova chiesa, raccordato alle Fontanelle da quello che sembra un sentiero e che verosimilmente venne tracciato in seguito alla costruzione del Ricreatorio Parrocchiale, dato che non è riportato nelle mappe più antiche. La stradina sembra staccarsi da una sorta di spiazzo sopraelevato, sostenuto da murature di contenimento. La chiesa era veramente bassa, considerato che il colmo del tetto non raggiungeva neanche il segnapiano della cella campanaria.
2) Sull’abside della vecchia chiesa sembrano vedersi due finestre disassate, mentre (se non è un deformazione dovuta alla scarsa risoluzione dell’immagine), sembra che sotto l’attuale Belvedere Pincio, ossia l’ex-cimitero settecentesco, ci siano delle abitazioni, dato che il loro embrice pare stagliarsi davanti alla casa del sacrestano; fatto strano, questo, che non mi risulta da nessuna fonte;
3) Dalle parti dell’Areta s’intuisce l’intreccio del vecchio grumo di case che aveva porteghi e cortili interni, che verso monte si elevavano di circa tre metri sulla strada e culminavano con il portico sopra l’attuale via Carlo Alberto. Il portico era a due piani, con il superiore loggiato e si raccordava con le case dell’Ara. Non si riesce a capire se era già presente il Portego dei Lussi, sovrastante lo spiazzo dell’Arèta verso valle a formare un balcone coperto. Verosimilmente quel ponte fra le case degli Spagnolo e degli Slaviero non era ancora edificato e lo divenne nel primo dopoguerra con la ricostruzione.
4) La parte a valle di Via Regina Margherita è quasi priva di abitazioni, che verranno edificate con la ricostruzione post bellica. Ai Chèca manca lo stabile della vecchia farmacia (1936) e l’adiacente casa dei Sartori Toto (1963?), al cui posto ci sono degli orti terrazzati percorsi da un sentiero obliquo che collega la vecchia strada di sotto a quella nuova di sopra. La riva prosegue poi aperta anche a monte, dove ora sono le case dei Lorenzi Baron. Sulla nuova via Regina Margherita s’identifica l’evidente mole dell’Asilo, con accanto le case dei Serafini Menegosto, dei Bonifaci-Fontana-Lorenzi e più su le abitazioni dei Pierotto Conte e dei Fontana.
5) Lo sbocco nei prati della Val del Chèstele mostra l’evidente cono detritico dei Giaruni, che eravamo abituati a vedere anche da ragazzi, mentre oggi è completamente vegetato. Analogamente si presentava un tempo lo sbocco della Val dell’Orco, che però è fuori campo;
6) Le Giare sotto al Sojo sono del tutto prive di vegetazione e di opere di contenimento, salvo sulla destra della Val del Crearo, dove sembrano esserci delle masière. Questa valle è ben evidente nel suo percorso che scende dal valloncello tra le prime Joe verso la Fontana, dopo la costruzione della Strada Nova (1896);
7) Sulla destra è evidente il tracciato spezzato dei Trudi, che porta ai Pra’ de l’Astego dalla Piazza;
8) Sulla sinistra si staglia il cono delle Rive delle Giare, bonificato, terrazzato e messo a coltura nel 1850, dove prima c’erano solo sassi come nelle adiacenti Giare/Marogne. All’estrema sinistra, poco sopra l’inizio di contra’ Campagna si evidenzia una piccola casa isolata che non saprei identificare.
Se una cosa si può dire senza tema di smentita è che l'elemento dominante di San Pietro sia il sasso. Pietre, sassi, marogne, soji e detriti dappertutto a condizionare il paesaggio. Sarà per questo che ai monaci capitati da queste parti ad edificare la loro chiesa, sarà venuto in mente quel Simone di Giovanni al quale Gesù cambiò il nome in Cefa, cioè pietra. Era senz'altro il patrono giusto per questo luogo.
Strano che il paese fosse stato costruito sotto questi giaroni. Mi ricordo di una foto di 1930 sulla quale si vedeva la strada principale coperta di ghiaia.
RispondiEliminaPeccato che sul retro non ci siano date ma solo, "cartolina postale Italiana"
RispondiElimina( carte postale d'Italie )