Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento.
I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università.
Diffido - quindi – dell’educazione.
La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani.
Anniek Cojean
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni,
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu
Giosuè: “Perché i cani e gli ebrei non possono entrare babbo?”
Guido: “Eh, loro gli ebrei e i cani non ce li vogliono. Ognuno fa quello che gli pare Giosuè, eh. Là c'è un negozio, là, c'è un ferramenta no, loro per esempio non fanno entrare gli spagnoli e i cavalli eh... e coso là, c'è un farmacista: ieri ero con un mio amico, un cinese che c'ha un canguro, dico: "Si può entrare?", lui dice: "No, qui i cinesi e i canguri non ce li vogliamo". Eh, gli sono antipatici oh, che ti devo dire?!”
Giosuè: “Ma noi in libreria facciamo entrare tutti.”
Guido: “No, da domani ce lo scriviamo anche noi, guarda! Chi ti è antipatico a te?”
Giosuè: “I ragni. E a te?”
Guido: “A me...i visigoti! E da domani ce lo scriviamo: "Vietato l'ingresso ai ragni e ai visigoti". Oh! E mi hanno rotto le scatole sti visigoti, basta eh!”
#LaVitaèBella (1997) #RobertoBenigni
“Non si esce da Auschwitz e Birkenau, io sono ancora là. Io ho perso tutti. Della mia famiglia ho perso 40 persone circa. Ero un ragazzo di 13 anni.
Mia sorella Lucia era rinchiusa nell’altro Lager e la intravedevo nonostante il filo spinato elettrificato.
Per me lei era come una madre perché, da quando mamma era morta, si era presa cura di me. Sapevo che si sarebbe tolta il pane di bocca purché io non morissi di fame. La sera quando si rientrava dal lavoro, dopo una giornata così pesante, il mio pensiero era avvicinarmi ai fili spinati e dare la mia razione a Lucia. Avevo capito subito che mia sorella non ce l’avrebbe fatta, ma lo stesso pensiero l’aveva avuto pure lei. Prendeva il pezzettino di pane e cercava di darmelo, di convincermi a prenderlo.
Non so quanto è durato questo scambio tra noi. Poi lei non si è più presentata, non l’ho più vista. Quando dissi a mio padre che Lucia non c’era più, si lasciò sempre più andare e una sera si avvicinò a me per dirmi che la mattina dopo non l’avrei più visto perché voleva presentarsi all’ambulatorio. Sapevo che chi andava all’ambulatorio finiva nelle camere a gas ma lui volle farmi credere che l’avrebbero curato. In realtà sapeva benissimo che sarebbe andato a morire. La mattina dopo non lo vidi più. Ero rimasto completamente solo.
Non voglio che altri ragazzi vedano quello che hanno visto i miei occhi. Non ci sono parole per descriverlo. Io sono stato in silenzio fino al 2005 perché mi era impossibile esprimere quei ricordi. Poi ho trovato le parole.
Io faccio testimonianza perché vedo un riscontro positivo nei ragazzi. Loro sono la speranza.”
- Le parole nella Giornata della Memoria di Sami Modiano, testimone della Shoah.
“Quando il mio carceriere buttò la pistola ai miei piedi, io la vidi e pensai: ‘Adesso lo uccido’. Mi ero nutrita di odio e di vendetta, per tutto il male altrui che avevo visto. Mi sembrava il giusto finale di quello che avevo sofferto. Fu un attimo irripetibile.
Ma capii che non avrei mai potuto uccidere nessuno e che ero tanto diversa dal mio assassino. Io nella mia debolezza estrema ero molto più forte del mio assassino, non avrei mai potuto raccogliere quella pistola.
Avevo sognato di vendicarmi, ma ho scelto la vita. Chi sceglie la vita, non la può togliere a qualcun altro. Da quel momento sono stata libera.”
Liliana Segre
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