Nella vita ci hanno sempre insegnato a non mollare mai, ma nessuno ci ha mai detto perché non si dovrebbe mollare… Arrendersi è considerato da “perdenti”, nelle partite, negli incontri di boxe, nella vita, chi molla… perde.
Ci
hanno sempre insegnato di stringere i denti, andare avanti,
combattere per un ideale, anche se il più delle volte non è il
nostro, ma quello imposto da qualcun altro, un genitore, il capo, la
società.
Puntare
sempre più in alto, sovrastare chiunque per arrivare alla meta,
spingere, sgomitare, scalciare anche imbrogliare pur di vincere.
Dimostrare
il proprio coraggio, la propria ambizione, il proprio valore con la
forza e la determinazione.
Ma
poi?
Tutta
questa fatica, tutto questo sgomitare per dimostrare a noi stessi (o
forse più agli altri) di essere i migliori, i più forti porta
davvero alla vittoria?
Fermiamoci
un attimo a riflettere su questo.
Ascoltiamo
questa canzone di Niccolò
Fabi:
Vince
chi molla,
tratto dall’album “Una
somma di piccole cose”
del 2016.
“Lascio
andare la mano
che mi stringe la gola
lascio andare la fune
che mi stringe la gola
lascio andare la fune
che
mi unisce alla riva
il moschettone nella parete
l’orgoglio e
la sete”
Cosa
vogliono dire le prime strofe? Esprimono semplicemente il voler
lasciare
andare gli stereotipi
che ci soffocano e ci legano, quelle cose che non ci permettono di
essere noi stessi, che intrappolano la nostra vita nell’idea che
dobbiamo per forza essere diversi da quello che siamo per essere
forti e accettati. In questo caso anche lasciar andare la paura di
noi stessi, dei muri che alziamo e di quello che vorremmo essere, ma
che non siamo… del
nostro giudizio.
Già... perché non esiste un giudice più severo di noi stessi, ci
reputiamo sempre “troppo
poco”
senza renderci conto di quanto invece valiamo se accettiamo chi
siamo.
Decidiamo di mollare la paura di noi stessi.
“Lascio
andare le valigie
i mobili antichi
le sentinelle armate in garitta
ogni mia cosa trafitta
lascio andare il destino
tutti i miei attaccamenti
i diplomi appesi in salotto
il coltello tra i denti”
le sentinelle armate in garitta
ogni mia cosa trafitta
lascio andare il destino
tutti i miei attaccamenti
i diplomi appesi in salotto
il coltello tra i denti”
Lasciare
andare significa anche liberarsi
delle vecchie cose
che ci legano al passato, dei ricordi che ci hanno segnato, delle
cose superflue e anche lasciare perdere rancori e odio che avvelenano
il nostro animo.
Togliendo
dalla vita queste cose è come diventare di colpo più leggeri, ci si
arrende alla vita lasciando che scorra a modo suo, senza costrizioni,
legami, muri, argini.
“Lascio
andare mio padre e mia madre
e le loro paure
quella casa nella foresta
un umore che duri davvero
per ogni tipo di viaggio
meglio avere un bagaglio leggero.
Distendo le vene
e apro piano le mani
cerco di non trattenere più nulla
lascio tutto fluire
l’aria dal naso arriva ai polmoni
le palpitazioni tornano battiti
la testa torna al suo peso normale
la salvezza non si controlla
vince chi molla
vince chi molla”
e le loro paure
quella casa nella foresta
un umore che duri davvero
per ogni tipo di viaggio
meglio avere un bagaglio leggero.
Distendo le vene
e apro piano le mani
cerco di non trattenere più nulla
lascio tutto fluire
l’aria dal naso arriva ai polmoni
le palpitazioni tornano battiti
la testa torna al suo peso normale
la salvezza non si controlla
vince chi molla
vince chi molla”
Vince
chi molla insegna anche a staccarsi
da quello che è il volere o l’aspettativa dei propri parenti o
della società,
da chi vi vuole diversi da quello che siete in realtà, cercando di
vivere con “un bagaglio leggero”, lasciando fluire la vita,
salvandosi.
Abbandonare
un attaccamento insano al passato libera e risveglia l’anima, fa sì
che il destino ricominci a seguire il suo corso senza deviazioni
costrittive, senza ostacoli, attraversando il vuoto facilmente
permettendo di vincere.
E’
quindi inutile avere il controllo
su ogni cosa,
lasciarsi andare e trascinare dalla corrente spesso può rivelarsi la
soluzione migliore per affrontare la vita in maniera più leggera,
più sana; accogliendo quello che viene senza ostacolarlo o deviarlo
è sicuramente più semplice e più appagante.
“Vince
chi molla” è quindi un’esortazione, un invito a non perseverare,
a non resistere al continuo mutare delle cose, una presa
di coscienza dei nostri limiti.
Niccolò
Fabi commenta così la sua stessa canzone:
“Questa
è una canzone sulla paura. Sulla paura delle trasformazioni, quella
delle grandi partenze, la paura delle separazioni. E sulla regina di
tutte le paure, quella di morire, anzi più precisamente di stare per
morire, che è ancora più perniciosa e chi l’ha provata sa
esattamente di cosa parlo.
Viene spesso consigliato in quei casi di non opporre resistenza, di non combattere con le onde ma di lasciarsi andare che la corrente prima o poi ci riporterà a riva.
Chiudendo gli occhi e respirando a fondo aiuta molto anche visualizzare una immagine di quiete. La mia preferita è una collina battuta dal vento. A ripensarci bene questa forse non è una canzone.”
Viene spesso consigliato in quei casi di non opporre resistenza, di non combattere con le onde ma di lasciarsi andare che la corrente prima o poi ci riporterà a riva.
Chiudendo gli occhi e respirando a fondo aiuta molto anche visualizzare una immagine di quiete. La mia preferita è una collina battuta dal vento. A ripensarci bene questa forse non è una canzone.”
Questa
canzone può rifarsi addirittura ad un passo biblico (1Re
3,16-28), quello dove Salomone deve scegliere a chi dare un bambino
reclamato da due donne, e decide infine di dividerlo in due
(letteralmente) per accontentarle entrambe. In questo caso la vera
madre “molla” e decide di salvare la vita del figlio
rinunciandone al possesso…
E in questo caso la vera madre vince.
Non
abbiate paura di mollare la presa quando le dita non reggono più, in
fondo ci vuole coraggio per lasciare andare e mollare. Ci vuole
coraggio per essere vincitori.
Valeria Bonora-web
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