venerdì 10 gennaio 2020

L'altar Knotto

Se chiedessimo a cento geologi di sottoporre a verifica statica l’Altar Knotto, l’esito sarebbe tanto unanime quanto impietoso: quella rupe rocciosa presenta un equilibrio fortemente instabile con un concreto e imminente rischio di crollo. Ma da quanti anni sarà così, il nostro grande vecchio? Come minimo da qualche millennio, a voler essere prudenti. E quante ne avrà viste e sentite, in questo lunghissimo tempo? Ha udito le voci di sorpresa e i richiami dei primi umani, giunti fin lassù già dai tempi della prima frequentazione dell’Altipiano, attirati dalla singolarità del luogo, dal fascino e dal mistero. Forse ha prestato il proprio marmo a servizio di antichi rituali religiosi, com’era d’uso nelle popolazioni nordiche insediatesi nelle nostre montagne. Ha visto e subìto tempeste e bufere di ogni tipo, data la sua posizione a sbalzo sul precipizio, esposto ad ogni evento meteorico; ha provato il contatto con ogni sorta di vento, da quello sferzante, quando soffia impetuoso dalla valle, alla carezza delle brezze primaverili, quando il bosco si riempie di richiami amorosi; ha gustato la forza del sole che rende calda la roccia e sofferto il gelo che la penetra in profondità. Eppure è sempre lì, imperturbabile e speriamo ancora a lungo, incrollabile.  
Ma come avrà fatto a non precipitare a valle sotto i colpi di maglio del tremendo terremoto del 1117, il più forte di tutti i tempi, talmente violento da far crollare le montagne?  
Forse in natura certi equilibri appaiono instabili solo a noi che li guardiamo con occhi limitati e incapaci; forse i legami più saldi sono quelli che non si vedono, talmente nascosti da sfuggire alla nostra comprensione. È così, ad esempio, per l’intera categoria dei sentimenti umani, l’amore e l’amicizia sopra tutti. O forse, date le molte leggende ambientate lassù, le accertate e assidue presenze nel vicino Altaburg delle principali divinità della mitologia nordica, quali Odino e Freia, e il senso di mistero che da sempre aleggia sull’Altar Knotto, chiamato dagli abitanti della Valdastico “La carega del Diavolo” può essere che…
Biblioteca Civica di Rotzo

1 commento:

  1. Mario Pesavento Crosato12 gennaio 2020 alle ore 10:13

    Bellissima la foto e al primo impatto certamente sembra in precario equilibrio statico va però valutato il contro peso che si oppone allo sbalzo.
    Mi ricordo quante volte sono salito sopra proveniente dal Riosecco con degli amici in cerca di Mughetti, ora però avanti con gli anni poco tempo fa non ho avuto il coraggio di ripetermi per paura della sua caduta. Per correggere una affermazione topografica
    ricordo che gli abitanti della Valdastico chiamano l'altar Knotto " SCAGNO DEL DIAULO"
    (Scagno Cioè Sgabello) anche perché nella notte dei tempi non esistevano le sedie e dunque anche il diaulo per quanto forte doveva sedersi sullo sgabello:

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