venerdì 17 gennaio 2020

Figli d'un dio minore

Gianni Spagnolo © 200112
La rupe dell'Altar Knotto, situata sul margine nord-orientale dell'Altopiano dei Sette Comuni, domina l'Alta Val d'Astico con il suo inconfondibile ed iconico profilo e ha tutte le caratteristiche per solleticare le fantasie più fervide.
Già la persistenza del suo nome nell'antica lingua, dove significa banalmente "vecchio" (Altar) "sasso/masso" (Knotto), crea la prima fuorviante suggestione richiamando ai digiuni di cimbrici suoni un ben più intrigante "altare", che per i classici era la mensa destinata agli olocausti agli dei. Se ci aggiungiamo la sua forma tavolare sormontata da quell'imponente e sinistro becco pensile e la posizione sommitale dal misterioso equilibrio, incombente sulla selvaggia e cupa valle dello Scalòn: è fatta! 
Sugli altopiani è diventato ormai di moda, per nobilissimi e superiori fini turistici, s'intende, fare l'occhiolino a tutto l'armamentario di rielaborazioni celto-disney-norreniche che tanto affascinano il turista padano medio e propiziarne lo scucimento dei 45 euro per il giornaliero o per improbabili canederli col bombardino. Da qui la tendenza a tirolizzare, gnomizzare, trollizzare e disneyzzare ogni parvenza di tradizione autoctona per renderla potabile al moderno turista dall'immaginario ancorato ad Heidi, Biancaneve, Harry Potter e Thor; passando per Viking, Sissi e altre amenità. Poi quel che non si ha, s'inventa! D'altra parte siamo nell'era del marketing e non stiamo tanto a fare i pedanti. 
Eccoli allora a rappresentare gli Avi, ancor incorrotti dalla latinità, ad officiare su quel remoto ripiano oscuri sacrifici agli dei del pantheon norrenico, affibbiando ai toponimi d'intorno il loro nome. Sottinteso che questo territorio, peraltro già al centro del millenario Impero Romano, fosse l'unica enclave di tutto l'arco alpino che per singolare privilegio o sconosciuta pestilenza s'era preservata dall'umana presenza. Pare infatti non vi sussistesse anima nata e questa terra fosse così vergine e intonsa che altro non aspettava che d'esser fecondata dalle nordiche ed operose schiere che fluivano incontrastate dai bavari lidi. Era tutta bromosa, avrebbero detto i vecchi. I progenitori di quelli del bombardino popolavano infatti i meandri paludosi del Basso Astico e del Brenta e giammai si sognarono di affrancarsi da feudatari avidi e zanzare andandosi a ristorare liberi e fieri all'ombra delle nostre tanne. Da noi non voleva venire proprio nessuno, mettiamocela via! Anche i Nobili e il Clero erano così a corto di manodopera per questi loro feudi marginali che dovevano importarla d'oltralpe per non correre il rischio di dover metter mano personalmente alla scure e alla zappa. Se tanto mi da tanto la Baviera dell'epoca dovette trovarsi suppergiù in condizioni simili all'attuale Sahel; si sarà trattato di un climate change ante litteram. Il motivo per cui queste genti volonterose e affamate siano venute proprio e solo qui, avendo l'intera Europa a disposizione, rimane un mistero insondato.
Vabbè! Non importa se poi la medesima vulgata faccia risalire questa pacifica invasione dal XII secolo, quando la Baviera era cristiana ormai da secoli e nemmeno si capisce perché dei vescovi di Santa Romana Chiesa si fossero incaponiti di portare su questi inospitali calcari degli insidiosi pagani dediti a culti già estirpati anche in ben più estreme lande boreali. Stupisce ancor più che questa narrazione sia stata avvalorata e promossa anche da chi dovrebbe avvedersi delle sue intrinseche contraddizioni. Sarà invece più probabile, almeno stando alla statistica, che sia a me che sfuggono i cruciali passaggi di questa ben strana epopea.
In ogni caso, quel sito evoca indubbiamente arcane suggestioni se in valle era chiamato el scagno del diàole. Il nostro pantheon era rigorosamente ristretto alla Santa Trinità, perciò va da sé che fosse il Demonio ad accollarsi tutte le cose occulte, misteriose, o anche solo brutte. Residuavano, ma con carattere decisamente profano, strane e sfuggevoli presenze e spiritelli, sospesi fra il malefico ed il benefico, come le anguane e i salbanéi, coadiuvati dagli orchi e dalle vèce
Dell'Yggdrasill, il frassino cosmico che sostiene i nove mondi, non c'è invece traccia; se non nell'unanime apprezzamento come materiale per le fionde. Solo dalla sua seconda radice protesa verso lo Jotunheimr, potremo magari ricercare le progeniture di anguane ed orchi ma mi sa che bisogna lavorarci sopra parecchio di pico e baìle. Non vorrei però che il malandato frassino che domina la Pontàra sia proprio il locale estremo pollone di quella mitologica propaggine. A giudicare dalla sua malferma condizione dovrebbe avere un bel po' d'anni e non è escluso che dia accesso a mondi che noi non siamo più capaci di avvertire, ma che erano invece familiari ai nostri avi, complice magari qualche eccesso col goto. In tal caso dovrei ricredermi perché l'influsso gotico, dalle parti nostre, non va mai trascurato.
Allargandoci poi al campo esoterico, m'intriga un po' constatare che il cimitero di San Pietro sia stato costruito giusto 9 secoli dopo l'omonimo Ospizio.  Il numero 9 ha infatti il significato alchemico del ritorno alla matrice, dell'inizio e della fine, dell'eterno ciclo di morte e rinascita.  Allora quella presenza relegò Odino e famigli nel dimenticatoio, ma il compimento di questo ciclo fatidico potrebbe preludere ad  impensabili ritorni. Inoltre il camposanto è orientato sulla direttrice Est-Ovest, da sempre evocatrice del ciclo di alba e tramonto del sole e si trova, fatalità, proprio in asse con il nostro magico Altar Knotto o Scagno del diàole che dir si voglia. M'inquieta ancor più il fatto che giusto nell'angolo cardinale si trovi la mia tomba di famiglia. Se dunque mi farò seppellire con la testa rivolta a ponente, come all'uso antico, sarei perciò metaforicamente destinato a contemplare in eterno quel misterioso simulacro. Mi consola però che in quella condizione dovrei avere accesso a informazioni un po' più precise e di prima mano riguardo alle vicissitudini terrene dei nostri predecessori e quindi trovare soddisfazione alle più varie curiosità che oggi m'interpellano. Chissà!





2 commenti:

  1. Gianni scrivi come un consumato scrittore di romanzi e il tuo modo di scrivere porta chi legge ad essere presente nel luogo che descrivi e a immedesimarsi nella scena. Bravissimo leggo sempre con entusiasmo i tuoi scritti che come ho scritto sopra mi portano all'interno della notizia e la descrizione minuziosa che scrivi fa diventare reale la cosa il manoscritto l'oggetto e qualsiasi altra cosa Francesco Lorenzi

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  2. Hai ragione Francesco, ma qualche volta è un po' difficile......

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