Ogni anno, la sera della vigilia di
Natale, qualcosa di misterioso e forte mi spinge ad agire in modo
difficile da capire se non se ne conoscono le motivazioni.
Abituata da
sempre, nella mia famiglia d’origine, a vedere mettere una “sòca”
malfatta nella stufa, aprendo i “serci” sopra per farla passare;
questo soltanto la sera della vigilia di Natale perché Gesù Bambino
arrivando in ogni casa trovasse caldo. Sono cresciuta con quest'abitudine per me importante, che poi ho portato con me una volta
sposata. La S.Messa, veniva celebrata a mezzanotte e io, nonostante
abitassi sotto le campane, non sentivo mai suonare da messa; così
andavo a letto presto e poi alle 23,30, al suono della campana, mio
papà veniva a svegliarmi. La mia mamma stava a letto con i miei
fratelli più piccoli, mentre io e lui ci godevamo l’attesa… si
dava da mangiare alle mucche in quella notte; il calore inusuale in
cucina a quell’ora faceva capire che qualcosa di grande e
importante stava per accadere. Stavamo lì fino al suono del “bòto”,
si partecipava alla Messa con devozione e si sentiva dentro una
trepidazione, un’emozione difficile da spiegare. Poi, ritornati a
casa, si controllava la stufa: la “sòca” si consumava piano
piano e si era certi che fino al mattino dopo le “bronse”
avrebbero tenuto caldo. È sempre stato così nella mia casa paterna
e, quando mio papà è mancato, la mia mamma andava da mia sorella a
Natale, lasciando la casa vuota e fredda. Non ho mai sopportato
l’idea di quella notte senza il fuoco acceso, così ho iniziato ad
andare ad accendere il fuoco ripensando ai tanti ricordi. Quante
lacrime ho versato guardando quelle fiamme! Ma se fino a due anni fa
la casa era abitata da mia mamma e comunque era “viva”, ora che
lei è in una struttura per anziani, tutto è ancora più freddo e
triste… Ma io non demordo… preparo la capanna con la Natività e
la sera della vigilia accendo la stufa; ora non c’è più la “soca”, ma il pellet, eppure sentire il tepore nella cucina in quella notte
mi dà un senso di pace, di appagamento, di serenità, è come se
avessi assolto a un compito che mi sono impegnata a fare. Per
qualcuno può sembrare stupido, può non servire a nulla... eppure
nei miei pensieri c’è sempre quel Bambino che arriva e deve
trovare caldo. Crescendo ho capito che quel caldo da preparare non
era altro che un esempio: far trovare caldo e ben disposto il nostro
cuore, aperto all’amore da ricevere e da dare! È con questi
pensieri che anche nella notte di Natale appena passato, la cucina
della mia casa paterna vuota e fredda, si è riscaldata in attesa…
e nonostante tutto io sono stata contenta, certa che quello che mi è
stato trasmesso è per me tesoro prezioso da tenere ben stretto! Per
questo ascolto sempre la forza misteriosa e sconosciuta che ogni
anno mi induce a eseguire quello che sento nel cuore perché sono
certa che arriva da qualcuno che tengo nel cuore.
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