Contesto la parola gita in tutte le sue forme quando è riferita ai campi di sterminio.
Ai campi di sterminio si va in pellegrinaggio, non in gita.
Sono posti da visitare con gli occhi bassi, meglio in inverno con vestiti leggeri, senza mangiare il giorno prima, avendo fame per qualche ora.
La gita i ragazzi la devono fare a Lucca o a Spoleto. Ai campi di sterminio si va in pellegrinaggio, non in gita, e i bambini non sono adatti. E poi i bambini devono giocare e conoscere più tardi possibile i mali degli uomini. Gli stessi miei coetanei all’epoca sono rimasti indifferenti e ancora oggi mi chiedono cosa sia quel tatuaggio sul braccio.
Liliana Segre
Ovunque a Cracovia c’erano offerte di gite per Auschwitz. Sembrava proprio che dovesse essere una “gita” obbligatoria una volta sul posto. Gite organizzate dai “cattolicissimi” Cracoviani, i quali davanti alla ghettizzazione di una parte della città negli anni Quaranta e la deportazione che ne seguì, avevano chiuso bene gli occhi.
RispondiEliminaInsomma, oramai una buona sorgente di guadagno turistico. Una delle compagnie portava il nome di “Auschwitz Tours”. Non ci andai, perché mi sembrava di assumere il ruolo del “guardone” e di starci a quel gioco ambiguo.