mercoledì 29 novembre 2017

Uno dei miei sogni...


9 commenti:

  1. un songo si, ma visto dal carello ;-)
    perché quel lavoro era veramente faticoso.
    io ci sonso stata una volta sola con mia nonna, l'acqua gelida anche d'estate, direi che più di un sogno era un incubo.

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  2. I nostalgici del passato devono vedere, o rivedere « l’albero degli zoccoli » di Ermanno Olmi (autore del film realizzato sull’Altopiano di Asiago « Torneranno i prati ».
    Questo film , palma d’oro al festival di Cannes in 1978, è un capolavoro ad vitam aeternam.
    Come fosse una semplice chiacchierata di « filò » Olmi fa rivivere i racconti di sua nonna nell’atmosfera della sua infanzia, molto lontana dell’attuale economia di mercato.

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  3. Le bociète che lava! Altro che! Adesso sarebbe sfruttamento, non insegnamento, non
    aiuto necessario...
    arrivano le assistenti sociali e te le portano via in adozione... forse...

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    1. bravo e se vede i risultati.. tutti annoiati, e boni far niente senza la mamma

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    2. Comunque splendida, come foto e come documento....

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  4. I pro e i contro. Bisogna vedere.

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  5. A Madonna, devo cambiare gli occiali, ieri alle 8:35 mi sembrava che quei bambini stassero in un carretto coperti con delle coperte.... invece stanno lavorando poveretti ;-)

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  6. Per fortuna ne abbiamo fatta di strada!

    All’epoca della foto, quando l’orlo inferiore delle sottane delle donne doveva sfiorare le caviglie, le calze dovevano tassativamente essere di color nero, il fazzoletto doveva ricoprire le orecchie, il velo, in Chiesa, doveva esser indossato, pena non poter ricevere la sacra Comunione; la vita era grama per tutti.
    Una mia affezionata zia, da ragazza, era stata pure picchiata, con il bastone, dal mio bisnonno per aver spudoratamente osato indossare calze, di lana, non nere, ma di colore grigio fumo.
    Non solo le donne non potevano beneficiare degli elettrodomestici, ma neppure dell’acqua corrente in casa, così per il bucato dovevano recarsi al lavatoio pubblico, come si vede nella foto, oppure in riva all’Astico.
    Il lavoro era molto duro; le donne, oltre a far crescere i numerosi figli e a sbrigare le faccende domestiche, dovevano accudire la stalla, in cui generalmente c’era almeno una mucca o, per i più poveri, una capra, ed erano sottomesse alla "madona" e al "meziere", cioè ai suoceri.
    La stalla, usata anche come toilette, nel periodo invernale era pure un momento di aggregazione e di socializzazione per la comunità: là, alla sera, si riunivano varie persone per "far filò", ma i bambini presenti, se non erano a letto, dovevano stare in assoluto silenzio.
    Le donne dovevano ottemperare anche ai faticosi lavori extradomestici, come l’andare nel bosco per "far leto" (per la stalla); tagliar con il "menaroto" la legna, raccogliere e trainare le "stanghe" (i tronchetti di faggio, o di carpine lunghi anche sei metri), legate tra loro con i cordini d’acciaio ancorati con le "s-cione"; tagliare con la falce il fieno (primo taglio), e l’erziva (secondo taglio) e trasportare a casa le relative "carghe", del peso anche di 40 kg, caricate sulla schiena, lungo gli impervi sentieri.
    In paese, gli unici uomini che si vedevano per 9 o 10 mesi l’anno erano il prete, il medico e i carabinieri, oltre ai pochi vecchi ed invalidi.
    Gli adulti maschi, infatti, erano tutti sul luogo di lavoro, lontano dalla Valle, soprattutto all’estero.
    Se il lavoro delle donne era duro, quello degli uomini era durissimo, ma lavoravano anche i fanciulli. (S’intende per fanciullo il minore di età inferiore a 15 anni, come, finalmente, definito nel 1967 dalla Legge originaria n. 977. Fino a tale data, i fanciulli potevano perfino essere adibiti ai lavori sotterranei delle cave, delle miniere e delle gallerie!
    Soprattutto nelle miniere di carbone, le prestazioni dei fanciulli erano richiestissime in quanto generalmente essi, per le loro modeste dimensioni, potevano intrufolarsi nelle brecce di appena 30 cm, armati delle necessarie picche da lavoro!
    I turni di lavoro continuato potevano arrivare fino a 12, ma anche a 16 ore. Basterebbe visitare la tristemente nota miniera Bois du Cazier, a Marcinelle, in Belgio, per rendersi conto, aiutati anche da testimonianze fotografiche, della vita disumana che conducevano gli operai per estrarre il carbone.
    Tutto ciò considerato, la foto del post poteva per davvero essere considerata il sogno casalingo di tanti uomini che hanno conosciuto quegli anni terribili.

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  7. Ben dito Carry, alora ghera ben poco de rose e viole. Trasfigurare il passato fa parte della nostra ricerca di certezze, ma la vita, carimìe, l'era dura albisogno.

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