Domenica 1
ottobre 2017, nel tripudio solenne della santa messa, il neo-parroco
don Sergio Stefani ha preso ufficialmente possesso della curazia di
San Prosdocimo e della parrocchia di San Marco in Lastebasse.
In
entrambe le occasioni, dopo le parole di saluto da parte di Marisa in
curazia e di Gioconda in parrocchia, in un clima accorato di gioia, è
avvenuto l’abbraccio caloroso dei fedeli col novello pastore.
Le
chiese, bardate ad hoc, si erano nel frattempo affollate di fedeli
spinti dal desiderio di interpretare il pensiero di colui che ha
scelto la guida pastorale di una delle più lontane propaggini della
Diocesi di Padova.
Don Stefani,
originario di Rotzo, non ha tardato a dare prova di conoscere
profondamente la storia e le alternate vicende che hanno reso salda
nei secoli la fede delle due comunità, citando, ad esempio, come la
curazia di Ponteposta appartenesse un tempo alla parrocchia di
Brancafora, nonchè il fatto per cui la stessa porti il titolo di
colui che fu il primo vescovo di Padova, San Prosdocimo, il quale
agli albori della fede locale presenziò personalmente alla
demarcazione dei confini fra le diocesi di Padova, Vicenza e Trento,
che da allora erano attivamente presenti tra i monti della vallata.
Una testimonianza in proposito è data dalla pietra rinvenuta nella
zona dei Torrioni di
Pedescala, sulla quale, secondo lo storico
Esule Sella, i rispettivi prelati statuirono le demarcazioni delle
competenze diocesane dell’epoca.
Per questo che essa viene
denominata Tavola dei tre Vescovi.
Dalle parole del giovane parroco è scaturita altresì
l’importanza che egli attribuisce alla fedeltà adamantina dei
montanari, conoscendone a fondo usi e costumi, ed è quindi facile
immaginare che, da bravo montanaro, egli preferisca trovarsi tra
paesi di montagna piuttosto che fra quelli super affollati della
pianura, ancorché ciò fosse tutto da provare. Ma l’omelia, dopo
essersi dimostrata un cordiale e sincero grazie per la tributata e
speciale accoglienza, non si è conclusa senza un protocollo di fede
con riguardo alla vita, la quale è perennemente costellata di cadute
da cui è necessario rialzarsi con coraggio e speranza, e nemmeno
senza un monito circa i facili pregiudizi che possono sorgere
guardando solo al sacco che ci sta davanti pieno di colpe altrui e
non anche a quello che portiamo di dietro, carico delle nostre colpe.
Inoltre, dopo aver ricordato che in simili circostanze sarà facile
riprendersi solo l’aiuto di Colui che si rende continuamente
disponibile, all’omelia non è mancato un cenno alle letture della
domenica che hanno permesso di condividere i sentimenti fondamentali
della circostanza. Ma il dulcis in fundo
che ha creato grande gioia nel cuore dei fedeli è stato il momento
conclusivo dell’omelia, allorquando don Sergio non è riuscito a
trattenere una promessa, quella cioè di voler rimanere in questa
terra per lunghi anni, operando con l’aiuto di tutti nella carità
e nell’amore verso il prossimo, il bisognoso, il malato.
Finita la
messa in parrocchia, un accorato battimano e un cin
cin hanno chiuso la cerimonia d’ingresso
del nuovo pastore.
Domenico Giacon
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