Valdastico nord ‘sì’ o ‘no’?
“Se ci fosse un traforo da Lastebasse a Caldonazzo non sarebbe
nemmeno necessaria”. Lo pensa il portavoce del gruppo ‘Sì via
dell’Astico-Traforo di Lavarone’, che spiega nel dettaglio come, se fin
dagli anni ’60 fosse stata scavata la montagna, mettendo in collegamento
il ‘nord’ con l’Alto Vicentino, ora la A31 non sarebbe un problema.
“Un traforo che era già stato pensato negli anni ’50 – sottolinea
l’amministratore del gruppo – In ogni territorio simile a quello che dal
Veneto passa al Trentino, sono già state realizzate, o sono in fase di
progettazione e realizzazione, opere di questo tipo, con trafori che
collegano vallate, città o province, passando attraverso le montagne.
Nel nord est invece si è preferito continuare ad insistere su
un’autostrada e questo ha rallentato tutto, soprattutto grazie alle
forze politiche, alle categorie economiche e ai comitati del ‘no’, che
si sono scontrati su vari livelli”.
Ormai i tempi sono cambiate e le proposte sui tavoli innumerevoli. Da
qui l’approvazione anche da parte del gruppo ‘Sì via
dell’Astico-Traforo di Lavarone’ al prolungamento della A31, che non
risparmia critiche a chi si schiera contro.
Per primi i comitati del ‘no’, accusati di contestare senza proporre
alternative e di far parte di un contesto politico ed ecologista che a
priori condanna qualsiasi opera venga proposta in Veneto.
“Su diversi casi e concetti posso anche dare loro ragione, ad esempio
sui grandi indebitamenti – ha spiegato il portavoce del gruppo – quello
che però mi infastidisce è la lotta senza senso contro opere
necessarie. L’Alto Vicentino conta oltre 200mila abitanti ed è la culla
dell’industrializzazione veneta. Vanta uno dei poli industriali più
importanti d’Italia e tutto questo senza un vero, veloce sbocco verso il
nord. Il traforo sarebbe comodo anche per gli stessi abitanti della
valle dell’Astico e li farebbe risparmiare 22 minuti per raggiungere
Caldonazzo rispetto al Passo della Fricca. E’ assurdo essere contrari”.
E qui entra in gioco l’accusa ai comitati del ‘no’, incolpati anche
del ritardo della Pedemontana. “Un’autostrada con un progetto
preliminare che se fosse stata portata avanti sarebbe stata aperta a
metà anni 2000 – secondo il gruppo ‘Sì via del Astico-Traforo’ – Invece i
membri dei comitati, per risparmiare qualche metro di lato e avere
qualche svicoletto in più, supportati da esponenti politici governativi
di sinistra e ambientalisti hanno aperto a un altro progetto
superstradale e convinto (quasi) tutti i sindaci a scegliere
quest’ultimo facendo così perdere tempo e denaro e arrivare alla
situazione odierna della Pedemontana. Gli abitanti della Valle
dell’Astico contrari alla A31, devono rendersi conto che la popolazione
della Valle conta 23mila abitanti contro i 200mila dell’Alto Vicentino.
Una minoranza che si oppone per egoismo, quasi come esistessero solo
loro e avessero il diritto di applicare regole estremiste. Dichiarano
che si vuole sventrare la valle dando dei ‘barbari’ a chi la vuole e
paventano un guaio finanziario, o addirittura un crimine, per l’intero
Veneto”. Infine la provocazione. “Agli ecologisti e ai membri del
comitato del ‘No Valdastico nord’ si dovrebbero vietare tutte le
infrastrutture recenti a 2 carreggiate, i trafori intervallivi, le
ferrovie, gli aeroporti e i porti, perché per realizzarli si è dovuto
modificare il paesaggio – ha sottolineato l’amministratore del gruppo –
Se si fosse data retta o ceduto ad ogni comitato in ogni parte del
mondo, non ci sarebbero infrastrutture in nessun luogo”.
Anna Bianchini - altovicentinonline
L' amministratore di un gruppo, per dignità di sè e per essere credibile, deve avere necessariamente un nome e un cognome! E, di riflesso, anche la giornalista perde di credibilità. Le associazioni tipo la mafia usano questa modalità di comunicazione; questo significa che chi si attivato contro il proseguimento dell' A31, ha assestato una bella botta sui denti a qualcuno: che per vergogna preferisce non far sapere chi è!
RispondiEliminaDice bene la Irma. Non commento il pensiero delirante dell'anonimo capogruppo ma invito invece la giornalista ad un maggior grado di professionalità ed a riportare il nome e cognome dello stesso.
EliminaSi chiama Delirio di nome, Allucinato di cognome.
RispondiEliminaavevo letto Delrio!!!!
EliminaLa notizia doveva essere pubblicata il 1° d’aprile, cosicché la Bianchini non avrebbe fatto la figuraccia, bensì prodotto una generale risata dei lettori.
RispondiEliminaIl portavoce del gruppo ”Si via dell’Astico-Traforo di Lavarone” dimentica che l’idea di un collegamento in galleria (ferroviaria) tra il vicentino e il trentino passando sotto l’altopiano di Lavarone risale addirittura al periodo austro-ungarico, ben prima della motorizzazione di massa del dopoguerra. Le infrastrutture viarie sono la condizione prima per lo sviluppo di un paese, specie se appena uscito dalla devastazione di un periodo di guerra.
RispondiEliminaTuttavia, ora l’Italia non si trova in quella condizione ed ha bisogno di idee proposte da menti più aggiornate e competenti. Insistere con progetti vecchi quasi un secolo dimostra una profonda arretratezza. Specie se le alternative esistono, come la costruzione di una galleria sotto il Grappa, in grado di eliminare la stozzatura con semaforo nel paese di Valstagna.
A parte questa proposta, giustificare il progetto autostradale con le motivazioni viabilistiche è una palese mistificazione, smentita addirittura dal Giornale di Vicenza. Infatti, con la sua nota in prima pagina del 19 novembre, Piero Erle ha chiaramente scritto che se non si potrà fare il prolungamento dell’A31 la società è pronta a varare piano B, cioé il quadruplicamento della BS-PD. In altre parole, non è importante “cosa” fare, ma fare comunque qualcosa per ottenere la proroga della ricca concessione.
Al portavoce bisogna ancora ricordare che nel Veneto e nel vicentino negli ultimi decenni ha quasi sempre vinto il SI alle infrastrutture, raramente il NO. Questi territori hanno subito e stanno subendo progetti devastanti di ogni tipo i cui costi ed esternalità pagheranno i nostri figli e nipoti.
Infine, bisogna ricordare come la Scienza mostra quotidianamente nelle più prestigiose riviste internazionali che l’umanità, a causa dell’eccessiva crescita permessa dall’utilizzo delle fonti fossili, si è avviata su di una china che porterà direttamente all’autodistruzione entro la fine secolo. Dal secondo dopoguerra, cioè in appena 70 anni, l’emissione in atmosfera dei prodotti di scarto della combustione dei fossili ne ha modificato la composizione chimica portandoci ad una condizione simile a quella di 3 milioni di anni fa, mai sperimentata da Homo sapiens. La conseguenza è lo squilibrio termico della Terra, con il riscaldamento ed il cambiamento climatico, i cui effetti sono sempre più evidenti. Siccità prolungate (crisi dell’agricoltura), precipitazioni concentrate (alluvioni), uragani sempre più violenti (da noi trombe d’aria), ed altre amenità inevitabilmente saranno sempre più frequenti, più duraturi e più violenti. Quante volte negli ultimi 10 anni il governatore del Veneto ha dichiarato lo stato di calamità?
In conclusione, c’è un grande bisogno di opere anche nel Veneto, ma non del tipo invocato dal portavoce.
Servono urgentemente bacini di laminazione delle piene dei fiumi, talora resi inattuabili dalla eccessiva cementificazione del territorio, serve la messa in sicurezza dei ponti e l’eliminazione delle strozzature dei fiumi provocate da opere inopportune, serve la delocalizzazione di zone residenziali sorte a ridosso dei fiumi, serve la cura costante delle alberature, che in occasione di trombe d’aria diventano molto pericolose, serve la messa in sicurezza delle scuole, degli ospedali, degli edifici pubblici rispetto al rischio sismico, serve la messa in sicurezza delle aree in frana, servono reti integrate di trasporto pubblico locale che renda superfluo l’uso dell’auto privata, servono reti di rifornimento elettrico per rendere possibile la sostituzione delle auto a combustione interna con quelle elettriche. Tanto per enunciare alcune delle opere più urgenti.
Serve anche elevare il livello culturale e di istruzione della popolazione.
Tutte queste necessità abbisognano di tante risorse economiche, ma la coperta diventa sempre più corta. Cominciamo col dire NO a quello che non serve e che porta benefici economici a pochissimi, mentre provoca danni ai più.
Sottoscrivo in toto...mi hai risparmiato un commento, bene, son contento!
EliminaGentile anonimo delle 15,29, grazie di questa tua risposta precisa e puntuale: ineccepibile e condivisibile! C'è da augurarsi che l' anonimo portavoce regga la lettura delle tue 33 righe, senza piangere su se stesso e sulle sue strampalate teorie!
EliminaScriverai ancora per noi lettori di BRONSESCOVERTE?
Ma che è 'sta cafonata di pagina? Non capisco come possa un quotidiano dare corda a un personaggio del genere, che non si sa neanche chi sia.
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