Come
vi sentireste se a quattro giorni dalla scadenza di una tassa non vi
avessero ancora detto se dovete pagarla? È quello che sta succedendo a
molti agricoltori italiani con l’Imu sui loro terreni, introdotta nel
2014 tra le fonti di finanziamento del bonus da 80 euro. In un primo
momento il termine era stato fissato il 16 dicembre, poi è stato
rinviato al 26 gennaio. Gli operatori del settore sperano che ci sia una
nuova proroga, ma finora dal governo non è arrivato un segnale chiaro, e
anche i ricorsi giudiziari avviati contro il tributo non sembrano aver
risolto la questione
Le tappe della vicenda
Tutto inizia ad aprile dell’anno scorso, con l’introduzione degli 80
euro in busta paga. Tra le coperture individuate dal governo c’è appunto
l’Imu sui terreni agricoli. «Roma ha tagliato 350 milioni di
trasferimenti ai comuni per dirottarli sul bonus di Renzi – spiega
Nicola Caputo, direttore dell’area fiscale di Confagricoltura –. In
cambio ha detto ai municipi che avrebbero incassato almeno la stessa
cifra dalla nuova tassa». Il decreto attuativo, però, è arrivato solo a
fine novembre e ha fissato la scadenza al 16 dicembre. Dopo le proteste
di agricoltori e sindaci il governo ha rinviato al 26 gennaio.
Il 23 dicembre è intervenuta la magistratura. Il Tar del Lazio si è
pronunciato su un ricorso presentato da quattro Anci regionali, le
associazioni dei comuni umbri, liguri, veneti e abruzzesi. I magistrati
hanno sospeso il decreto attuativo fino al 21 gennaio, parlando di
“assoluta incertezza dei criteri applicativi” e “violazione delle norme
poste a tutela del contribuente”. Il 21 gennaio è arrivato, il Tar ha
deliberato, ma al momento non è chiaro cosa. A metà pomeriggio tra gli
addetti ai lavori circolava questa versione: i giudici dicono che
decideranno nel merito in un’altra udienza ancora da fissare. Nel
frattempo di fatto la sospensione è revocata, quindi entro il 26
bisognerebbe pagare.
Ma non è così semplice: a tarda sera girava notizia che i magistrati
avessero già chiuso la questione, respingendo in toto il ricorso. Anche
in questo caso, comunque, il risultato sarebbe stato lo stesso: l’Imu
sarebbe stata da versare entro lunedì 26.
In realtà il caos regna ancora. Come scrive Il sole 24 ore
«resta comunque in campo l'altra sospensiva, disposta dallo stesso
presidente del Tar Lazio in un decreto successivo su un altro ricorso,
che ha messo in calendario la camera di consiglio per il 4 di febbraio.
Risultato: la scadenza del 26 gennaio rimarrebbe "congelata", in attesa
del giudizio del merito». A questo punto tutti gli occhi si spostano sul
governo perché intervenga per mettere ordine in questo caos.
Chi è esente?
«Siamo in imbarazzo – ammette Caputo di Confagricoltura. – Non siamo
in grado di dire ai nostri iscritti se devono pagare. Penso che alla
fine potrebbe esserci una proroga, dato che secondo lo statuto del
contribuente sanzioni e interessi non sono applicabili in caso di
“obiettive condizioni di incertezza”. E se non lo sono queste…».
Municipi e associazioni di categoria chiedono al governo di cambiare i
criteri che stabiliscono chi è esente. Secondo il decreto di fine
novembre lo sarebbero i terreni nei comuni con “altitudine al centro”
superiore a 600 metri: significa che se la sede dell’ente è sopra quella
quota, non si paga. Se è sotto, ma sopra i 280 metri, la tassa è dovuta
solo da chi non è coltivatore diretto o imprenditore agricolo
professionale. Chi possiede un campo ma lo affitta, per esempio,
dovrebbe saldare il conto. Lo stesso sono obbligati a fare tutti i
proprietari delle aree i cui municipi sono sotto i 281 metri.
«Questo sistema non ha senso – dice Caputo. – Roma è in pianura, ma
alcune zone del suo territorio sono considerate montane. Non si può
stabilire se un terreno è esente in base all’altezza del palazzo
comunale rispetto al livello del mare. Il risultato è che alcune
amministrazioni hanno spostato la sede per evitare che gli agricoltori
debbano pagare». Chi protesta dice: rinviamo la scadenza del 26 gennaio e
ridefiniamo i parametri in base a cui si decide chi è obbligato a
versare l’imposta. Se questa linea passasse, i comuni potrebbero
incassare meno dei 350 milioni stimati dal governo, a cui – immaginiamo –
chiederebbero la differenza. Come verrebbero trovati quei soldi? Finché
a Roma non viene deciso nessun intervento, però, la domanda è un’altra,
e a farsela sono gli agricoltori: dove prendiamo i fondi per saldare
l’Imu? «Mediamente non si tratta di cifre trascurabili – dice Caputo. –
In alcuni casi parliamo di migliaia di euro, anche in zone danneggiate
da alluvioni». Le speranze di agricoltori e comuni sono appese alla
possibilità che in questo caos all’italiana spunti un elemento tipico
del genere: una nuova proroga.
(segnalata da DXE)
(segnalata da DXE)
Si paga anche a Valdastico?
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/23/imu-terreni-agricoli-montani-torna-esenzione-totale-per-3-456-comuni/1366077/#
RispondiEliminaPer fortuna...tiriamo tutti un sospiro di sollievo...
RispondiElimina