mercoledì 28 gennaio 2015

Come eravamo, come siamo - 1 - la Piazza -

Intanto chiedo anticipatamente un po' di clemenza se l'espressione “mi ricordo” sarà abbondantemente ricorrente, ma in questo contesto non mi viene altro di sostitutivo per rendere più fluido il racconto, confido che mi venga anche qui in aiuto qualche scrittore/ice che legge il blog. Poi desidero anche dire che tralascerò sicuramente qualcuno e i miei ricordi non saranno necessariamente i vostri... provvedete pure per favore ad integrare e a correggere con i vostri messaggi, grazie.
Riuscirò a spingermi con la memoria all'incirca fino al 1960 o giù di lì, se leggete qualcosa di antecedente sarà il frutto di racconti dei miei Familiari.

 
Vi avevo promesso che avrei iniziato con la Piazza, dove sono nata e ho vissuto tutta la mia gioventù, e la prima Persona con cui desidero iniziare è Toldo Maria “Cicci” la famosa e indimenticabile “zia Cicci” per i suoi parenti, ma credo sia stata un po' la zia di tutti i bambini che lei conosceva. Non ne aveva di suoi e forse per questo ha amato in particolar modo quelli degli altri. Non da molto “è andata avanti”, fra l'altro nel giorno del mio compleanno. Io la ricordo sempre col sorriso sulle labbra, cordialissima, aperta con tutti quelli che incontrava. Anche se si accorgeva che chi passava era assorto nei suoi pensieri e non l'aveva notata, lei immancabilmente con un sonoro “ciao” ti salutava e ti destava dal torpore. Sempre operosa e servizievole verso tutti, me la ricordo pure che attraversava spesso la piazza con un pentolino in mano, era magari la ricompensa per un servizio che aveva appena fatto a qualcuno. La ricordo anche davanti a casa sua, specialmente nelle belle giornate primaverili ed estive che faceva la materassaia all'aperto. Lavorava con dei lunghi aghi, lasciando sbigottiti noi bimbi che l'ammiravamo. Insieme a lei avevo creato la scuola di ricamo estiva per le bambine che ha avuto pure un discreto successo, e lei di questo ne andava fiera. Veniva pure a giocare a tombola al circolo pensionati e fin che ha potuto andava ad aiutare anche Marina a riassettare la bottega la sera, e poi piano piano il declino. E chi non la ricorda con la guantiera con la moka e tazzina che attraversava la piazza per portare il caffè al suo “dr. Busato”?
Anche con l'Ambulatorio pieno, la sua frase ricorrente era sempre: “lasséme passare senò el ghe ven fredo”...
Serbo di lei un dolce ricordo e perdonatemi per essermi allungata un po'. Il marito, Matteo Nicolussi, l'ho presente seduto fuori dalla porta di casa su di una seggiolina; mi pare suonasse pure il violino, ma forse di questo dovrebbe ricordarsi qualcuno con qualche anno più di me. Nei racconti dei miei Nonni era menzionato spesso di quando, con Bepi baga andava in giro in maschera, Matteo in carrozzina col ciucio e Bepi che spingeva... una macchietta...
Più sopra abitava un certo Alessi Piero "Camilòto", stradino dell'epoca, sposato con Pierina Fontana, ha avuto una figlia di nome Orsola. Di questa Persona, che io non ho conosciuto, ho sempre sentito dire che era un po' “particolare” ed è noto che si sia sposato alla chetichella alla mattina alle 5, chissà mai il motivo...
Più sopra la famiglia di Toldo Alberto e Toldo Pierina. Ambedue vedovi con figli (Alberto con Agostino, Valeria e Mirella) e (Toldo Pierina con Tranquillo) loro hanno avuto i figli Toldo Luigia e Agostino. In questa casa ora abita solamente Agostino.
E chi non si ricorda di Nicolussi Antonio campanaro? Per tutti semplicemente “Toni campanaro”. Abitava adiacente il campanile. Di lui ho un ricordo particolare: quando passava di banco in banco a raccogliere l'elemosina, lasciava ogni volta una scia di un odore particolare: sapeva da biscotti wafers e non credo che a quel tempo esistesse un dopo barba o un profumo con questa fragranza eppure, credetemi, io questo profumo da biscotti wafers mi sembra di sentirlo anche adesso scrivendolo. Avrei piacere sapere se qualcuno che legge ha un ricordo simile o se avevo qualche allucinazione già a quel tempo...
La moglie di Toni si chiamava Gilda, avevano dei figli, ma partiti prima che io li potessi conoscere. Poi c'era la casa del Capelàn che io la ricordo solo abitata da Giovanni Fontana “traco”. E i slìsseghi? Quanti bambini han visto giocare! E i canevùni dela cesa? Mi raccontano che là aveva il laboratorio di falegname Nicolussi Francesco “Checo mistro” e faceva le porte di legno della giardinetta FIAT.
Dietro la chiesa abitavano l'Assunta “la Sunta roca” e il marito Rocco Gianesini. Dell'Assunta mi ricordo che era puntuale a rimproverare in chiesa, noi povere fanciulle, per qualche chiacchiera sottovoce di troppo... salvo poi lei imitarci e superarci alla grande con le sue di comari... per la serie: “fate quel che dico, ma non quel che faccio”... E noi “lazzarone”... ci vendicavamo rispondendo alle litanie, in maniera molto marcata perchè ci sentisse... ORA PRO NOBIIIIIIIIIISSSSS...
E la mitica Maria contessina? Ah... qui dovrei scrivere un romanzo..., ma evito perchè già vi ha provveduto mio fratello Gianni e il buon Germano. Lei, quanto “adorava” mio fratello, (era fra i suoi pupilli...) quanto provava antipatia per me... La cosa però era reciproca. Riuscivo a manifestarle apertamente l'insofferenza verso tutte le sue “assurdità” e lei questo non lo tollerava e mai dimenticherò le umiliazioni che m'infliggeva. Quante volte mi ha rispedita a casa! Per mezzo cm. di braccio da coprire, per un foulard dimenticato, per un calzino che non corrispondeva alla misura che lei aveva stabilito. Sinceramente l'ho compresa e assolta solo “da grande”! Nella casa vicino, abitava Mattia Munari e sua moglie Vittoria Lucca, Emigranti, ritornati in Paese raggiunta la pensione. Ricordo più Vittoria seduta sulla panchina davanti l'ambulatorio del medico.
E veniamo ai Parroci: in sequenza: Don Emilio Garbin con la sorella che gli faceva da perpetua, Don Francesco Zago e la sorella Benedetta, Don Romeo, Don Piero, Don Ruggero. Mi permetto di dire solo che l'unico che mi ha lasciato il segno e l'ho considerato IL MIO PRETE è stato Don Francesco! Ora abbiamo Don Francesco Alberti coaudiuvato, quando il tempo glielo permette, da Don Carlo Broccardo.
Nella casa accanto la Canonica, abitavano Toldo Antonio (Toni Nicola) e Vittoria con i figli Validio, Candidarosa, Rinaldo, Don Ruggero, Alfredo. Ora nessuno vi abita. Rinaldo e Candidarosa, purtroppo già “andati avanti” un po' troppo in anticipo. Rinaldo e Validio erano i macellai del Paese (assieme a Mario Giacomelli e Umberto) – Validio me lo ricordo con il grembiule bianco e rosso e sopra un altro di bianco che chiacchierava fuori dalla porta principalmente con Fiorenzo e Liviano quando non aveva da servire i clienti. Oppure rimaneva in casa e si suonava il campanello e lui correva giù di corsa. Adiacente la macelleria c'era una stanza dove avveniva la macellazione e mi ricordo che quando lavavano il pavimento con la canna dell'acqua, l'acqua insanguinata correva giù giù fino ai Checa. Rinaldo era meno presente in bottega, era addetto più alla contrattazione esterna nell'acquisto di bestie. Di Toni Nicola e Rinaldo ricordo che si portavano sempre appresso mio fratello Gianni. Uscito da scuola, mangiava di fretta e di fretta faceva i compiti con una gamba piegata nella sedia e una in piedi perchè... lui aveva appuntamento o con Toni o con Rinaldo e non c'era verso di farlo desistere. Quando portavano le cavre al béco lui c'era, (mi sembra che la stazione di rifornimento fosse dentro al Talchino o in Luserna) o quando trasportavano qualche vitellino lui c'era, quando andavano nelle stalle lui c'era... e rincasava felice contento e beato, ma... inavvicinabile... dalla puzza che emanava specie quando era di servizio al Talchino... Era la disperazione di mia Mamma, anche se era contenta che almeno sapeva con chi era. Da grande era certo che avrebbe fatto il veterinario, ma strada facendo ha cambiato idea...
Nella casa vicino a Toni Nicola abitava la Gisella Filipputi. Ricordo che vestiva sempre elegante e colorato e per un tempo, che dopo una certa età, era fatto divieto di sorpassare le tonalità del grigio topo... era da considerare controcorrente. E' stata una pioniera anche del pensiero che camminare fa bene, infatti lei non si faceva mai mancare la sua passeggiata quotidiana sù per la strada che porta a Castelletto. Nel suo stabile al piano terra c'era una piccola bottega di elettrodomestici gestita dal nipote Franco. La nostra prima televisione, nel lontano '68, di marca CGE, l'avevamo acquistata da lui. Adiacente la sua bottega c'era la cartolibreria di Virginia Rosa Toldo (Rosina del Sàuro) ed era la mia preferita. Si prenotavano i libri di testo (quanto mi è sempre piaciuto l'odore del libro nuovo), la cartella, l'astuccio, le matite, i colori, la gomma, i quaderni ecc., poi da Natale andavano a prendere anche gli addobbi e le statuine del presepe. Vendeva anche bombole del gas, le trasportava con un carrettino. Ricordo il marito Antonio Toldo (Tonìti Nicola) e la sua prinz nsu bianca. Sopra la bottega c'era la parrucchieria gestita dalle figlie Gloria e Maria Grazia. Quanta gente è passata di là! Al tempo non c'era l'abitudine degli appuntamenti e ci si trovava là sempre in tante e bisognava aspettare. Si sentivano le ultime del paese e si potevano leggere i giornali che a casa non c'erano.
Ricordo anche l'altra sorella Franca che vive ora a Trento. Loreto vive ancora in questa casa con la moglie Valentina e la figlia Chiara, gli altri tre figli vivono altrove. Anche Gloria con Giorgio Nicolussi e il figlio Luca che gestisce la parrucchieria vivono ancora lì. Rosina pure, ma assistita da una badante.
Dove ora c'è il negozio di Luca, c'era la casa di un tal Baruffa (che non ho conosciuto) e vicino, la casa del fratello di Toni Nicola: Ugo Toldo (Ugo Nicola) sposato con Battistina Filipputi, sorella della menzionata Gisella. Anche questa famiglia numerosa: ricordo i figli Nicola ex sindaco, (trasferitosi a Vicenza), Luciano per molto tempo emigrato in Svizzera e poi rientrato con la moglie e vivono ai Cerati, Enzo che vive a Thiene, Franco che vive a Milano con Yvonne anche lei originaria di San Piero, Graziella che vive in paese, e Marialena che vive a Thiene. Davanti la casa di Ugo tutti noi giovani della Piazza ci riunivamo per chiacchierare o giocare; era un posto comodo per sedersi, fuori dal traffico e panoramico.
Accanto alla casa della zia Cicci ricordo che abitava Zita Lorenzi, ma solo d'estate: veniva su da Vicenza con la figlia Diana e le nipoti Raffaella e Monica “ai frischi”, come a quei tempi era consuetudine.
Non posso dimenticarmi di Pietro Lorenzi (Piero culàta) e della moglie Antonia Lucca (la Togna culàta). Di lui avevo il terrore e sapete il perchè? Indossava sempre un cappello nero di panno e quando gli passavo accanto lo toglieva e faceva il gesto di tirare fuori “i piòci puldìni” e buttarmeli addosso.
Sinceramente questo gesto non l'ho mai compreso, ma di lui avevo paura e cercavo sempre di schivarlo. So che era amico anche di mio Nonno Nane. La Togna la approcciavo diversamente, mi salutava sempre volentieri. Una donna minuta sempre col fazzoletto nero in testa.
Accanto alla loro casa, dove poi ci sarebbe stata la bottega di Gibe, c'era la casa di Giovanni (?) (Nane buci) che non ho conosciuto, ma solo sentito nominare. So che era amico di mio Nonno Nane e che nel periodo di fine anno vendeva i calendari di frate indovino, calendario che mio Nonno mai mancava di acquistare.
E chi non si ricorda dell'Osteria “dala Nìnele”? Io di lei non ho ricordi, so che si chiamava Pesavento Maddalena ed era la sorella del mitico Tònes di cui parlerò più avanti, ricordo solo suo marito Felice Lorenzi coi capelli bianchi seduto fuori in una seggiola. Ho però ben nitida la finestra dove vendeva gelati Fulgido. Se li potevano prendere anche da fuori. 3 i gusti: panna-coccolato e nocciola, 2 le opzioni per le palline: quella grossa da 20 lit. e quella piccola da 10. Riuscire a racimolare le 30 lit. per acquistarle ambedue era un successo! E poi i tavolini d'estate lì fuori, davanti alla fontana con gli ombrelloni Recoaro e il basamento pesantissimo di cemento e ferro. Sia il bar che il negozio di generi alimentari, da tempo sono chiusi e ora vivono lì solamente Gilberto Lorenzi (Gibe) e sua moglie Luciana Fontana. Le lore 3 figlie vivono fuori paese, mentre Fulgido vive ancora in paese, ma lo ritroveremo poi in via R. Margherita. La Luigia Sella (Gigia campanàra) gestiva in piazza un negozio di frutta e verdura e successivamente uno di scarpe, poi chiusi. Ricordo che viveva assieme al figlio Giovanni Fontana (Giani Campanàro), alla moglie Gianna Lucca (Gianìna campanàra) e ai loro 4 figli, trasferitesi quest'ultimi ora altrove, come altrove si erano prima trasferite le tre sorelle di Gianni Campanàro: la Maria, l'Eufemia e la Biancarosa. Giani Campanaro, a modo suo, era un Personaggio... sicuramente tanti di voi potrebbero scrivere un romanzo su quella specie di "corrieretta" quando vi portava a scuola o quando faceva qualche altro servizio...Ora in questa grande casa è rimasta a vivere solamente la Giannina. Per fortuna che nelle vetrine sotto, da molti anni c'è il negozio di frutta e verdura gestito dai F.lli Pesavento dal Maso, forse era destino che lì doveva esserci un tal negozio. Nella vetrinetta più piccola fino a qualche anno fa c'era anche un piccolo negozio di merceria-abbigliamento gestito da Rosanna Serafini poi chiuso. Nel loro garage vi ricordate che veniva allestita la pesca di beneficienza in occasione della Festa del Patrono di San Pietro? E quella che era in pole position per le vincite “toste” era sempre la Maria di Secondo! Io non riuscivo mai ad andare oltre le cartoline o le mollette, ma sicuramente dipendeva dalle modeste puntate che potevo concedermi... Oltre alla pesca di beneficienza, veniva allestito l'albero della cuccagna, nel buco dove ora mettono l'albero di Natale. Le “pignatte” da rompere erano invece attaccate con una fune dalla casa della Cicci a quella della Gisella. Invece davanti a Ugo Nicola allestivano il palco per l'orchestra. Ho memoria della Gianna Lorenzi (di Secondo) e di uno da “Rentolà” che non ricordo il nome, come cantanti, ma non mi ricordo se si ballava pure. Sotto la fontana si sistemava il banchetto che vendeva cianfrusaglie varie (ma allora non erano considerate tali), mio fratello si comperava il pallone da gonfiare e io un anellino con la pietra rossa di rubino :-))) 50 lit.! Non arrivava sera che lui il pallone lo aveva bucato, e io avevo perso la pietra di rubino... e allora... spazio ai pianti... La Lorenzi Elsa “capa” ve la ricordate quando girava con la “sagra” dentro ad una specie di vassoio di legno legato al collo con delle corde?
In Piazza c'era anche l'antico albergo alla vittoria (all'appalto) un tempo gestito da Dina Stefani “Dina merla” e suo marito Giuseppe Lorenzi “Bepi marcantògno” e successivamente da Mary Longhi e suo marito Rossati Angelo, che lo han gestito fino alla completa chiusura, fatto salvo un intervallo che lo ebbe a gestire Emilia Sartori, la moglie di Mauro Monti. Ora è adibito ad abitazione e vive solamente la Mery. Pensate che i pranzi dei matrimoni del tempo, venivano fatti principalmente in questo albergo. Finisco col citare l'adiacente tabacchino gestito da Dina Stefani e suo marito, per metratura, forse la bottega più piccola di San Pietro! A quel tempo si vendevano pure le sigarette sciolte! C'era VITA nella piazza dei miei ricordi... sia nei giorni feriali che in quelli della festa, sia di giorno che di sera... sia d'estate che d'inverno... mai dimenticherò quando attaccavamo la “libera” all'angolo del tabacchino e l'ultimo bambino era davanti la chiesa... si usciva a giocare anche la sera dopo cena, sia d'estate col chiaro e col caldo, che d'inverno col freddo e il buio..., ma erano altri tempi...
Carla

PRIMA PUNTATA DI PROVA, SE INCONTRERA' DELL'INTERESSE, PROSEGUIRO' CON LA VIA SANTA BARBARA, ALTRIMENTI MI FERMO.



14 commenti:

  1. Bene Carla, sono scorci di passato che fanno riflettere. Normalmente siamo propensi a guardare avanti alle sfide che ci fronteggiano, oggi, forse per la prima volta nella storia umana, tendiamo a guardare indietro, non solo con il l’anagrafico rimpianto delle cose perdute, ma soprattutto con la sensazione che il futuro non ci riservi cose migliori, con paura. Il nostro territorio è appunto sospeso in questo limbo. È una cosa strana a ben pensarci, non dovrebbe essere così, ma la percezione di un disincanto nella gente, di uno svuotamento ideale mi pare fortemente percepibile. C’è poca voglia di fare, di impegnarsi, di trovare soluzioni. Perché tanto non si riesce a determinare le cose, tanto non serve a niente e nessuno sembra avere soluzioni possibili. Mai come ora il destino, il declino, sembra inesorabile, scritto, inarrestabile. Parafrasando il film di Olmi, potremmo dire che “non torneranno i prati.” È proprio triste sapete.

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  2. CIAO a tutti !!!!! Brava CARLA con questo racconto meraviglioso penso che ai riportato alla mente ricordi ormai lontani nel tempo specialmente x noi che abbiamo lasciato la ns VALLE da molti decenni.Io mi sono allontanato nel 1961 all'eta' di 7 anni di tutti i personaggi che hai nominato ho il ricordo solo di GIANI CAMPANARO che una volta ci ha portato con la 600 multipla alla basilica di PINE'. Altro bel ricordo di RINALDO che veniva di giovedì a LUCONI con la VESPA a prendere gli ordini x la carne e mi portava fino alla GROTTA sulla moto ; poi al venerdì tornava x le consegne e altro "VIAGGIO INFINITO" alla GROTTA.Questo era il mio piccolo ma felice mondo!!!!!!Bando alle nostalgie continua nel racconto un'abbraccio AGOS

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  3. Andaloca Agos, ...situ ancora al mondo?

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    1. Ciao DON si son ancora vivo in questa pianura di lacrime;la VALLE di lacrime ve la lasso godare in esclusiva a voaltri.AD MAIORA (sta primavera)!!!!!

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  4. No no Carla! Vai avanti! Molte delle persone che hai nominato le conoscevo e... mi fa piacere ricordarmele! Grazie

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  5. continua cosi!
    e bello sapere come era il paese una volta .
    certo che il confronto di allora e" adesso fa" star male

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  6. Belli e a tratti commoventi i ricordi di gioventù. Poi gli anni passano, ed essi diventano i fotogrammi di una pellicola che si avvolge come in un film: il film della vita. Il progresso negli ultimi decenni ha procurato molti squilibri, specie nel rapporto uomo-ambiente. Produzioni eccessive di beni, consumismo, depauperamento delle risorse del pianeta, accumulo di ricchezze per pochi, speculando nei mercati finanziari col potere del denaro. E così si sono persi valori come la semplicità, l'accontentarsi,il sacrificarsi, il gioire per poco. Poco più di mezzo secolo fa, i paesi pullulavano di persone e negozi di vario genere. In Valdastico potevi acquistare tutto ciò che necessitava alla famiglia e alla casa, e i soldi giravano in loco, raramente si facevano acquisti in pianura. Poi con l'avvento dei supermercati, dei centri commerciali, i mezzi di locomozione individuali hanno spinto le persone a cercare novità altrove; ed il passo per la chiusura di tante botteghe è stato breve. Per alcune attività non c'è stato il ricambio generazionale, che sommato alla denatalità e logistica lavorativa hanno impoverito il paese. Purtroppo le leggi e mille cavilli burocratici non aiutano chi vorrebbe fare impresa; i politici sono occupati a salvaguardare i loro interessi, al soldo dei poteri forti (banche, assicurazioni,finanziarie) di cui essi stessi sono azionisti. Ci sono stati anche risvolti positivi: vedi nel campo medico, nei trasporti e comunicazioni, nel tenore di vita in generale, e quindi nonostante qualche nostalgia il passato è passato e questo aiuta con l'esperienza ad evitare errori per trasmettere ai posteri valori e testimonianze di passate generazioni; il futuro si può azzardare, ma con tante incognite; vivere il presente stante le complessità della società attuale, è ancora una sfida che dobbiamo accogliere e affrontare. Grazie alla Carla per il lavoro di ricercatrice.

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  7. C'era una volta un paese che si chiamava Sanpiero, con la sua chiesa molto frequentata, la
    sua piazza, in moltissime occasioni affollatissima,circondata ed animata dalle sue botteghe
    e dai suoi numerosi abitanti. Come era piacevole per i "masaduri(cosi' chiamava l'Argenta
    gli abitanti delle contrà) recarsi in paese,in piazza,per acquistare il pacchetto di sigarette,allo
    appalto, dalla Dina. La strada era piena di gente. Cominciava alle due di notte Fiossaro con il
    suo "barosso" tirato dal mulo e che spesso cantava a squarciagola su per la strada dei Lucca;
    poi tutti gli altri cavallari. Un poco dopo le cinque si sentivavano le Badone nelle vanede che
    zappavano. Verso le sei si incontravano i "bacani"che portavano al "caselo" il latte con i "brento",
    e le donne numerose che si recavano a messa.Ed un po' piu tardi i bambini dell'asilo e una "fraia
    di alunni che si recavano nelle vecchie scuole,e le parone de casa che le nava a "provedre".
    Tutto il giorno un via vai,ca no te digo!! Non era difficile incontrare i personaggi sopra nominati
    dalla Carla.Fra costoro el vecio Boio,artigiano edile,sempre in braghe de frustagno e con el metro
    da muratore nella tasca posteriore. Eravamo relativamente poveri ma vivi.........

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  8. Carla cara... ho letto la storia deliziosa della tua gioventù attraverso il racconto del come eravamo e traspira una certa nostalgia… ma questo è inevitabile...
    Non so come andrà a finire, ho ordinato la sfera su amazon, ma per una volta sono lenti...
    Però almeno Francesco ha, per la prima volta detto, di non fare figli come conigli e questo mi da na paiùssa de speransa nel fierùmene...
    Ripensando al tuo racconto ho capito l’affinità fra to fradelo che ogni tanto metteva su le parfum de vacc con il Golo che ci faceva i salti per acquisire intensità maggiore (de parfum).
    Ho molta simpatia per le vacche: recentemente una del Fernando mi ha muggito seccata perché non fermavo le sue compagne che scappavano dal recinto divelto…

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    1. Ahhh, ..el parfum de boass e l'afror de mul, due essenze persistenti e afrodisiache che facevano roteare anche il battuffolo di canottiera solitamente ospitato nel butìn. Approposito, ecco una dele cose che si sono irrimediabilmente perse: quel soffice battuffolino di lana, cotone e peluche che si formava nell'ombellico tra un mestelo e l'altro. Oggi la doccia quotidiana ha abolito questa entusiasmante esperienza.

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  9. GRAZIE CARLA, è molto piacevole leggere questo tuo scritto sembra di rivedere le persone di sentirle parlare come allora, alcune che non ci sono più hanno anche accennato un sorriso.......bello bellissmo, continua a raccontare e a rallegrarci il cuore!!!!!!! Floriana

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  10. Bravissima Carla gran bei ricordi, nonostante la mia giovane età!!! molti li ricordo anch'io.

    Avanti così gino

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    1. Gino, ..andaloca, ..ma avevi anche tu il battuffolino?

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  11. Che memoria Carla !
    ho rivissuto leggendo il periodo spensierato e leggero della mia infanzia.
    Grazie di cuore.

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