Intanto chiedo
anticipatamente un po' di clemenza se l'espressione “mi ricordo”
sarà abbondantemente ricorrente, ma in questo contesto non mi viene
altro di sostitutivo per rendere più fluido il racconto, confido che
mi venga anche qui in aiuto qualche scrittore/ice che legge il blog.
Poi desidero anche dire che tralascerò sicuramente qualcuno e i miei
ricordi non saranno necessariamente i vostri... provvedete pure per
favore ad integrare e a correggere con i vostri messaggi, grazie.
Riuscirò a spingermi con la
memoria all'incirca fino al 1960 o giù di lì, se leggete qualcosa
di antecedente sarà il frutto di racconti dei miei Familiari.
Vi avevo promesso che avrei iniziato con la Piazza, dove sono nata e ho vissuto tutta la mia gioventù, e la prima Persona con cui desidero iniziare è Toldo Maria “Cicci” la famosa e indimenticabile “zia Cicci” per i suoi parenti, ma credo sia stata un po' la zia di tutti i bambini che lei conosceva. Non ne aveva di suoi e forse per questo ha amato in particolar modo quelli degli altri. Non da molto “è andata avanti”, fra l'altro nel giorno del mio compleanno. Io la ricordo sempre col sorriso sulle labbra, cordialissima, aperta con tutti quelli che incontrava. Anche se si accorgeva che chi passava era assorto nei suoi pensieri e non l'aveva notata, lei immancabilmente con un sonoro “ciao” ti salutava e ti destava dal torpore. Sempre operosa e servizievole verso tutti, me la ricordo pure che attraversava spesso la piazza con un pentolino in mano, era magari la ricompensa per un servizio che aveva appena fatto a qualcuno. La ricordo anche davanti a casa sua, specialmente nelle belle giornate primaverili ed estive che faceva la materassaia all'aperto. Lavorava con dei lunghi aghi, lasciando sbigottiti noi bimbi che l'ammiravamo. Insieme a lei avevo creato la scuola di ricamo estiva per le bambine che ha avuto pure un discreto successo, e lei di questo ne andava fiera. Veniva pure a giocare a tombola al circolo pensionati e fin che ha potuto andava ad aiutare anche Marina a riassettare la bottega la sera, e poi piano piano il declino. E chi non la ricorda con la guantiera con la moka e tazzina che attraversava la piazza per portare il caffè al suo “dr. Busato”?
Anche con l'Ambulatorio
pieno, la sua frase ricorrente era sempre: “lasséme passare senò
el ghe ven fredo”...
Serbo di lei un dolce
ricordo e perdonatemi per essermi allungata un po'. Il marito, Matteo
Nicolussi, l'ho presente seduto fuori dalla porta di casa su di una
seggiolina; mi pare suonasse pure il violino, ma forse di questo
dovrebbe ricordarsi qualcuno con qualche anno più di me. Nei
racconti dei miei Nonni era menzionato spesso di quando, con Bepi
baga andava in giro in maschera, Matteo in carrozzina col ciucio e
Bepi che spingeva... una macchietta...
Più sopra abitava un certo
Alessi Piero "Camilòto", stradino dell'epoca, sposato con Pierina
Fontana, ha avuto una figlia di nome Orsola. Di questa Persona, che io non ho conosciuto, ho sempre sentito dire che era un po'
“particolare” ed è noto che si sia sposato alla chetichella alla
mattina alle 5, chissà mai il motivo...
Più sopra la famiglia di
Toldo Alberto e Toldo Pierina. Ambedue vedovi con figli (Alberto con
Agostino, Valeria e Mirella) e (Toldo Pierina con Tranquillo) loro
hanno avuto i figli Toldo Luigia e Agostino. In questa casa ora abita
solamente Agostino.
E chi non si ricorda di
Nicolussi Antonio campanaro? Per tutti semplicemente “Toni
campanaro”. Abitava adiacente il campanile. Di lui ho un ricordo
particolare: quando passava di banco in banco a raccogliere
l'elemosina, lasciava ogni volta una scia di un odore particolare:
sapeva da biscotti wafers e non credo che a quel tempo esistesse un
dopo barba o un profumo con questa fragranza eppure, credetemi, io
questo profumo da biscotti wafers mi sembra di sentirlo anche adesso
scrivendolo. Avrei piacere sapere se qualcuno che legge ha un ricordo
simile o se avevo qualche allucinazione già a quel tempo...
La moglie di Toni si
chiamava Gilda, avevano dei figli, ma partiti prima che io li potessi
conoscere. Poi c'era la casa del Capelàn che io la ricordo solo
abitata da Giovanni Fontana “traco”. E i slìsseghi? Quanti
bambini han visto giocare! E i canevùni dela cesa? Mi raccontano
che là aveva il laboratorio di falegname Nicolussi Francesco “Checo
mistro” e faceva le porte di legno della giardinetta FIAT.
Dietro la chiesa abitavano
l'Assunta “la Sunta roca” e il marito Rocco Gianesini.
Dell'Assunta mi ricordo che era puntuale a rimproverare in chiesa,
noi povere fanciulle, per qualche chiacchiera sottovoce di troppo...
salvo poi lei imitarci e superarci alla grande con le sue di
comari... per la serie: “fate quel che dico, ma non quel che
faccio”... E noi “lazzarone”... ci vendicavamo rispondendo alle
litanie, in maniera molto marcata perchè ci sentisse... ORA PRO
NOBIIIIIIIIIISSSSS...
E la mitica Maria
contessina? Ah... qui dovrei scrivere un romanzo..., ma evito perchè
già vi ha provveduto mio fratello Gianni e il buon Germano. Lei,
quanto “adorava” mio fratello, (era fra i suoi pupilli...) quanto
provava antipatia per me... La cosa però era reciproca. Riuscivo a
manifestarle apertamente l'insofferenza verso tutte le sue
“assurdità” e lei questo non lo tollerava e mai dimenticherò le
umiliazioni che m'infliggeva. Quante volte mi ha rispedita a casa!
Per mezzo cm. di braccio da coprire, per un foulard dimenticato, per
un calzino che non corrispondeva alla misura che lei aveva stabilito.
Sinceramente l'ho compresa e assolta solo “da grande”! Nella casa
vicino, abitava Mattia Munari e sua moglie Vittoria Lucca, Emigranti,
ritornati in Paese raggiunta la pensione. Ricordo più Vittoria
seduta sulla panchina davanti l'ambulatorio del medico.
E veniamo ai Parroci: in
sequenza: Don Emilio Garbin con la sorella che gli faceva da
perpetua, Don Francesco Zago e la sorella Benedetta, Don Romeo, Don
Piero, Don Ruggero. Mi permetto di dire solo che l'unico che mi ha
lasciato il segno e l'ho considerato IL MIO PRETE è stato Don
Francesco! Ora abbiamo Don Francesco Alberti coaudiuvato, quando il
tempo glielo permette, da Don Carlo Broccardo.
Nella casa accanto la
Canonica, abitavano Toldo Antonio (Toni Nicola) e Vittoria con i
figli Validio, Candidarosa, Rinaldo, Don Ruggero, Alfredo. Ora nessuno vi abita. Rinaldo e
Candidarosa, purtroppo già “andati avanti” un po' troppo in
anticipo. Rinaldo e Validio erano i macellai del Paese (assieme a
Mario Giacomelli e Umberto) – Validio me lo ricordo con il
grembiule bianco e rosso e sopra un altro di bianco che chiacchierava
fuori dalla porta principalmente con Fiorenzo e Liviano quando non
aveva da servire i clienti. Oppure rimaneva in casa e si suonava il
campanello e lui correva giù di corsa. Adiacente la macelleria c'era
una stanza dove avveniva la macellazione e mi ricordo che quando
lavavano il pavimento con la canna dell'acqua, l'acqua insanguinata
correva giù giù fino ai Checa. Rinaldo era meno presente in
bottega, era addetto più alla contrattazione esterna nell'acquisto
di bestie. Di Toni Nicola e Rinaldo ricordo che si portavano sempre
appresso mio fratello Gianni. Uscito da scuola, mangiava di fretta e
di fretta faceva i compiti con una gamba piegata nella sedia e una in
piedi perchè... lui aveva appuntamento o con Toni o con Rinaldo e
non c'era verso di farlo desistere. Quando portavano le cavre al béco
lui c'era, (mi sembra che la stazione di rifornimento fosse dentro al
Talchino o in Luserna) o quando trasportavano qualche vitellino lui
c'era, quando andavano nelle stalle lui c'era... e rincasava felice
contento e beato, ma... inavvicinabile... dalla puzza che emanava
specie quando era di servizio al Talchino... Era la disperazione di
mia Mamma, anche se era contenta che almeno sapeva con chi era. Da
grande era certo che avrebbe fatto il veterinario, ma strada facendo
ha cambiato idea...
Nella casa vicino a Toni
Nicola abitava la Gisella Filipputi. Ricordo che vestiva sempre
elegante e colorato e per un tempo, che dopo una certa età, era
fatto divieto di sorpassare le tonalità del grigio topo... era da
considerare controcorrente. E' stata una pioniera anche del pensiero
che camminare fa bene, infatti lei non si faceva mai mancare la sua
passeggiata quotidiana sù per la strada che porta a Castelletto. Nel
suo stabile al piano terra c'era una piccola bottega di
elettrodomestici gestita dal nipote Franco. La nostra prima
televisione, nel lontano '68, di marca CGE, l'avevamo acquistata da
lui. Adiacente la sua bottega c'era la cartolibreria di Virginia Rosa
Toldo (Rosina del Sàuro) ed era la mia preferita. Si prenotavano i
libri di testo (quanto mi è sempre piaciuto l'odore del libro
nuovo), la cartella, l'astuccio, le matite, i colori, la gomma, i
quaderni ecc., poi da Natale andavano a prendere anche gli addobbi e
le statuine del presepe. Vendeva anche bombole del gas, le
trasportava con un carrettino. Ricordo il marito Antonio Toldo
(Tonìti Nicola) e la sua prinz nsu bianca. Sopra la bottega c'era la
parrucchieria gestita dalle figlie Gloria e Maria Grazia. Quanta
gente è passata di là! Al tempo non c'era l'abitudine degli
appuntamenti e ci si trovava là sempre in tante e bisognava
aspettare. Si sentivano le ultime del paese e si potevano leggere i
giornali che a casa non c'erano.
Ricordo anche l'altra
sorella Franca che vive ora a Trento. Loreto vive ancora in questa
casa con la moglie Valentina e la figlia Chiara, gli altri tre figli
vivono altrove. Anche Gloria con Giorgio Nicolussi e il figlio Luca
che gestisce la parrucchieria vivono ancora lì. Rosina pure, ma
assistita da una badante.
Dove ora c'è il negozio di
Luca, c'era la casa di un tal Baruffa (che non ho conosciuto) e
vicino, la casa del fratello di Toni Nicola: Ugo Toldo (Ugo Nicola)
sposato con Battistina Filipputi, sorella della menzionata Gisella.
Anche questa famiglia numerosa: ricordo i figli Nicola ex sindaco,
(trasferitosi a Vicenza), Luciano per molto tempo emigrato in
Svizzera e poi rientrato con la moglie e vivono ai Cerati, Enzo che
vive a Thiene, Franco che vive a Milano con Yvonne anche lei
originaria di San Piero, Graziella che vive in paese, e Marialena che
vive a Thiene. Davanti la casa di Ugo tutti noi giovani della Piazza
ci riunivamo per chiacchierare o giocare; era un posto comodo per
sedersi, fuori dal traffico e panoramico.
Accanto alla casa della zia
Cicci ricordo che abitava Zita Lorenzi, ma solo d'estate: veniva su
da Vicenza con la figlia Diana e le nipoti Raffaella e Monica “ai
frischi”, come a quei tempi era consuetudine.
Non posso dimenticarmi di
Pietro Lorenzi (Piero culàta) e della moglie Antonia Lucca (la Togna
culàta). Di lui avevo il terrore e sapete il perchè? Indossava
sempre un cappello nero di panno e quando gli passavo accanto lo
toglieva e faceva il gesto di tirare fuori “i piòci puldìni” e
buttarmeli addosso.
Sinceramente questo gesto
non l'ho mai compreso, ma di lui avevo paura e cercavo sempre di
schivarlo. So che era amico anche di mio Nonno Nane. La Togna la
approcciavo diversamente, mi salutava sempre volentieri. Una donna
minuta sempre col fazzoletto nero in testa.
Accanto alla loro casa, dove
poi ci sarebbe stata la bottega di Gibe, c'era la casa di Giovanni
(?) (Nane buci) che non ho conosciuto, ma solo sentito nominare. So
che era amico di mio Nonno Nane e che nel periodo di fine anno
vendeva i calendari di frate indovino, calendario che mio Nonno mai
mancava di acquistare.
E chi non si ricorda
dell'Osteria “dala Nìnele”? Io di lei non ho ricordi, so che si chiamava Pesavento Maddalena ed era la sorella del mitico Tònes di cui parlerò più avanti, ricordo solo suo marito Felice Lorenzi coi capelli bianchi seduto fuori in una
seggiola. Ho però ben nitida la finestra dove vendeva gelati
Fulgido. Se li potevano prendere anche da fuori. 3 i gusti:
panna-coccolato e nocciola, 2 le opzioni per le palline: quella
grossa da 20 lit. e quella piccola da 10. Riuscire a racimolare le 30
lit. per acquistarle ambedue era un successo! E poi i tavolini
d'estate lì fuori, davanti alla fontana con gli ombrelloni Recoaro e
il basamento pesantissimo di cemento e ferro. Sia il bar che il
negozio di generi alimentari, da tempo sono chiusi e ora vivono lì
solamente Gilberto Lorenzi (Gibe) e sua moglie Luciana Fontana. Le
lore 3 figlie vivono fuori paese, mentre Fulgido vive ancora in
paese, ma lo ritroveremo poi in via R. Margherita. La Luigia Sella
(Gigia campanàra) gestiva in piazza un negozio di frutta e verdura e
successivamente uno di scarpe, poi chiusi. Ricordo che viveva assieme
al figlio Giovanni Fontana (Giani Campanàro), alla moglie Gianna
Lucca (Gianìna campanàra) e ai loro 4 figli, trasferitesi
quest'ultimi ora altrove, come altrove si erano prima trasferite le
tre sorelle di Gianni Campanàro: la Maria, l'Eufemia e la
Biancarosa. Giani Campanaro, a modo suo, era un Personaggio... sicuramente tanti di voi potrebbero scrivere un romanzo su quella specie di "corrieretta" quando vi portava a scuola o quando faceva qualche altro servizio...Ora in questa grande casa è rimasta a vivere solamente
la Giannina. Per fortuna che nelle vetrine sotto, da molti
anni c'è il negozio di frutta e verdura gestito dai F.lli Pesavento
dal Maso, forse era destino che lì doveva esserci un tal negozio.
Nella vetrinetta più piccola fino a qualche anno fa c'era anche un
piccolo negozio di merceria-abbigliamento gestito da Rosanna Serafini
poi chiuso. Nel loro garage vi ricordate che veniva allestita la
pesca di beneficienza in occasione della Festa del Patrono di San
Pietro? E quella che era in pole position per le vincite “toste”
era sempre la Maria di Secondo! Io non riuscivo mai ad andare oltre le cartoline o le mollette, ma sicuramente dipendeva dalle modeste puntate che potevo concedermi... Oltre alla pesca di beneficienza,
veniva allestito l'albero della cuccagna, nel buco dove ora mettono
l'albero di Natale. Le “pignatte” da rompere erano invece
attaccate con una fune dalla casa della Cicci a quella della Gisella.
Invece davanti a Ugo Nicola allestivano il palco per l'orchestra. Ho
memoria della Gianna Lorenzi (di Secondo) e di uno da “Rentolà”
che non ricordo il nome, come cantanti, ma non mi ricordo se
si ballava pure. Sotto la fontana si sistemava il banchetto che
vendeva cianfrusaglie varie (ma allora non erano considerate tali),
mio fratello si comperava il pallone da gonfiare e io un anellino con
la pietra rossa di rubino :-))) 50 lit.! Non arrivava sera che lui il
pallone lo aveva bucato, e io avevo perso la pietra di rubino... e
allora... spazio ai pianti... La Lorenzi Elsa “capa” ve la
ricordate quando girava con la “sagra” dentro ad una specie di
vassoio di legno legato al collo con delle corde?
In Piazza c'era anche
l'antico albergo alla vittoria (all'appalto) un tempo gestito da Dina
Stefani “Dina merla” e suo marito Giuseppe Lorenzi “Bepi
marcantògno” e successivamente da Mary Longhi e suo marito Rossati
Angelo, che lo han gestito fino alla completa chiusura, fatto salvo
un intervallo che lo ebbe a gestire Emilia Sartori, la moglie di
Mauro Monti. Ora è adibito ad abitazione e vive solamente la Mery.
Pensate che i pranzi dei matrimoni del tempo, venivano fatti
principalmente in questo albergo. Finisco col citare l'adiacente
tabacchino gestito da Dina Stefani e suo marito, per metratura, forse
la bottega più piccola di San Pietro! A quel tempo si vendevano pure
le sigarette sciolte! C'era VITA nella piazza dei miei ricordi... sia
nei giorni feriali che in quelli della festa, sia di giorno che di
sera... sia d'estate che d'inverno... mai dimenticherò quando
attaccavamo la “libera” all'angolo del tabacchino e l'ultimo
bambino era davanti la chiesa... si usciva a giocare anche la sera
dopo cena, sia d'estate col chiaro e col caldo, che d'inverno col
freddo e il buio..., ma erano altri tempi...
Carla
PRIMA PUNTATA DI PROVA, SE
INCONTRERA' DELL'INTERESSE, PROSEGUIRO' CON LA VIA SANTA BARBARA,
ALTRIMENTI MI FERMO.
Bene Carla, sono scorci di passato che fanno riflettere. Normalmente siamo propensi a guardare avanti alle sfide che ci fronteggiano, oggi, forse per la prima volta nella storia umana, tendiamo a guardare indietro, non solo con il l’anagrafico rimpianto delle cose perdute, ma soprattutto con la sensazione che il futuro non ci riservi cose migliori, con paura. Il nostro territorio è appunto sospeso in questo limbo. È una cosa strana a ben pensarci, non dovrebbe essere così, ma la percezione di un disincanto nella gente, di uno svuotamento ideale mi pare fortemente percepibile. C’è poca voglia di fare, di impegnarsi, di trovare soluzioni. Perché tanto non si riesce a determinare le cose, tanto non serve a niente e nessuno sembra avere soluzioni possibili. Mai come ora il destino, il declino, sembra inesorabile, scritto, inarrestabile. Parafrasando il film di Olmi, potremmo dire che “non torneranno i prati.” È proprio triste sapete.
RispondiEliminaCIAO a tutti !!!!! Brava CARLA con questo racconto meraviglioso penso che ai riportato alla mente ricordi ormai lontani nel tempo specialmente x noi che abbiamo lasciato la ns VALLE da molti decenni.Io mi sono allontanato nel 1961 all'eta' di 7 anni di tutti i personaggi che hai nominato ho il ricordo solo di GIANI CAMPANARO che una volta ci ha portato con la 600 multipla alla basilica di PINE'. Altro bel ricordo di RINALDO che veniva di giovedì a LUCONI con la VESPA a prendere gli ordini x la carne e mi portava fino alla GROTTA sulla moto ; poi al venerdì tornava x le consegne e altro "VIAGGIO INFINITO" alla GROTTA.Questo era il mio piccolo ma felice mondo!!!!!!Bando alle nostalgie continua nel racconto un'abbraccio AGOS
RispondiEliminaAndaloca Agos, ...situ ancora al mondo?
RispondiEliminaCiao DON si son ancora vivo in questa pianura di lacrime;la VALLE di lacrime ve la lasso godare in esclusiva a voaltri.AD MAIORA (sta primavera)!!!!!
EliminaNo no Carla! Vai avanti! Molte delle persone che hai nominato le conoscevo e... mi fa piacere ricordarmele! Grazie
RispondiEliminacontinua cosi!
RispondiEliminae bello sapere come era il paese una volta .
certo che il confronto di allora e" adesso fa" star male
Belli e a tratti commoventi i ricordi di gioventù. Poi gli anni passano, ed essi diventano i fotogrammi di una pellicola che si avvolge come in un film: il film della vita. Il progresso negli ultimi decenni ha procurato molti squilibri, specie nel rapporto uomo-ambiente. Produzioni eccessive di beni, consumismo, depauperamento delle risorse del pianeta, accumulo di ricchezze per pochi, speculando nei mercati finanziari col potere del denaro. E così si sono persi valori come la semplicità, l'accontentarsi,il sacrificarsi, il gioire per poco. Poco più di mezzo secolo fa, i paesi pullulavano di persone e negozi di vario genere. In Valdastico potevi acquistare tutto ciò che necessitava alla famiglia e alla casa, e i soldi giravano in loco, raramente si facevano acquisti in pianura. Poi con l'avvento dei supermercati, dei centri commerciali, i mezzi di locomozione individuali hanno spinto le persone a cercare novità altrove; ed il passo per la chiusura di tante botteghe è stato breve. Per alcune attività non c'è stato il ricambio generazionale, che sommato alla denatalità e logistica lavorativa hanno impoverito il paese. Purtroppo le leggi e mille cavilli burocratici non aiutano chi vorrebbe fare impresa; i politici sono occupati a salvaguardare i loro interessi, al soldo dei poteri forti (banche, assicurazioni,finanziarie) di cui essi stessi sono azionisti. Ci sono stati anche risvolti positivi: vedi nel campo medico, nei trasporti e comunicazioni, nel tenore di vita in generale, e quindi nonostante qualche nostalgia il passato è passato e questo aiuta con l'esperienza ad evitare errori per trasmettere ai posteri valori e testimonianze di passate generazioni; il futuro si può azzardare, ma con tante incognite; vivere il presente stante le complessità della società attuale, è ancora una sfida che dobbiamo accogliere e affrontare. Grazie alla Carla per il lavoro di ricercatrice.
RispondiEliminaC'era una volta un paese che si chiamava Sanpiero, con la sua chiesa molto frequentata, la
RispondiEliminasua piazza, in moltissime occasioni affollatissima,circondata ed animata dalle sue botteghe
e dai suoi numerosi abitanti. Come era piacevole per i "masaduri(cosi' chiamava l'Argenta
gli abitanti delle contrà) recarsi in paese,in piazza,per acquistare il pacchetto di sigarette,allo
appalto, dalla Dina. La strada era piena di gente. Cominciava alle due di notte Fiossaro con il
suo "barosso" tirato dal mulo e che spesso cantava a squarciagola su per la strada dei Lucca;
poi tutti gli altri cavallari. Un poco dopo le cinque si sentivavano le Badone nelle vanede che
zappavano. Verso le sei si incontravano i "bacani"che portavano al "caselo" il latte con i "brento",
e le donne numerose che si recavano a messa.Ed un po' piu tardi i bambini dell'asilo e una "fraia
di alunni che si recavano nelle vecchie scuole,e le parone de casa che le nava a "provedre".
Tutto il giorno un via vai,ca no te digo!! Non era difficile incontrare i personaggi sopra nominati
dalla Carla.Fra costoro el vecio Boio,artigiano edile,sempre in braghe de frustagno e con el metro
da muratore nella tasca posteriore. Eravamo relativamente poveri ma vivi.........
Carla cara... ho letto la storia deliziosa della tua gioventù attraverso il racconto del come eravamo e traspira una certa nostalgia… ma questo è inevitabile...
RispondiEliminaNon so come andrà a finire, ho ordinato la sfera su amazon, ma per una volta sono lenti...
Però almeno Francesco ha, per la prima volta detto, di non fare figli come conigli e questo mi da na paiùssa de speransa nel fierùmene...
Ripensando al tuo racconto ho capito l’affinità fra to fradelo che ogni tanto metteva su le parfum de vacc con il Golo che ci faceva i salti per acquisire intensità maggiore (de parfum).
Ho molta simpatia per le vacche: recentemente una del Fernando mi ha muggito seccata perché non fermavo le sue compagne che scappavano dal recinto divelto…
Ahhh, ..el parfum de boass e l'afror de mul, due essenze persistenti e afrodisiache che facevano roteare anche il battuffolo di canottiera solitamente ospitato nel butìn. Approposito, ecco una dele cose che si sono irrimediabilmente perse: quel soffice battuffolino di lana, cotone e peluche che si formava nell'ombellico tra un mestelo e l'altro. Oggi la doccia quotidiana ha abolito questa entusiasmante esperienza.
EliminaGRAZIE CARLA, è molto piacevole leggere questo tuo scritto sembra di rivedere le persone di sentirle parlare come allora, alcune che non ci sono più hanno anche accennato un sorriso.......bello bellissmo, continua a raccontare e a rallegrarci il cuore!!!!!!! Floriana
RispondiEliminaBravissima Carla gran bei ricordi, nonostante la mia giovane età!!! molti li ricordo anch'io.
RispondiEliminaAvanti così gino
Gino, ..andaloca, ..ma avevi anche tu il battuffolino?
EliminaChe memoria Carla !
RispondiEliminaho rivissuto leggendo il periodo spensierato e leggero della mia infanzia.
Grazie di cuore.