martedì 24 giugno 2014

I primi del '900 nella Bassa Padana 3

Ora vi voglio descrivere un po' della mia infanzia con Attilio: una mattina d'inverno ci siamo alzati con buona volontà abbiamo preso un bel pezzo di pane giallo per ciascuno e due sacchi vuoti e siamo andati a fare legna. I fittavoli facevano abbattere le grosse e vecchie piante per fare posto alle novelle e in quelle buche vi rimanevano dei bei pezzi di legna detti "le tapele", ma purtroppo nevicava e le buche erano tutte coperte di neve così noi si dovette scavare con le mani nude per trovare  i pezzi migliori. In quel momento passò il signor Magnaghi fruttivendolo di Binasco con il suo carretto e cavallo e chiese: bambini cosa fate lì con questo freddo? Venite venite che vi porto fino a casa e gentilmente caricò i due sacchi di legna, poi fece salire anche noi così comodi che senza aspettare altro tempo abbiamo addentato il nostro pane con molta avidità, lui ci offrì due fichi e una mela ciascuno e così il pranzo era servito. Le nostre mani erano bluastre e molto gelate che quasi non eravamo capaci di tenere la frutta eppure la nostra salute grazie a Dio fioriva come una rosa di Maggio. Un'altra volta con Attilio siamo andati di nuovo a fare legna, ma combinazione ne abbiamo trovata pochissima, passando dal campo del signor Calati abbiamo visto un bel muccho di fascine ne abbiamo levate due e via di corsa a casa dalla mamma tutti contenti!!! 
La mamma osservò la legna già legata e disse: dove avete preso queste fascine? Voleva saperlo ad ogni costo e poi gridò: riportatele subito dove le avete trovate!!! Eravamo così stanchi, ma dovettimo ubbidire e via dietro-front per rimediare la marachella. Basta una sola volta per imparare a non toccare la roba degli altri e con il peccato è impossibile piacere a Dio. Certi giorni andavo a prendere il burro a Basiglio dal lattaio e poi mi fermavo a fare compagnia a Carmela che era tutto il giorno sola e dato che non poteva camminare per le gambe ammalate si giocava a carte e alla tombola e lei si distraeva un po', a volte la facevo passeggiare nel giardino adagio adagio tenendola a braccetto e questo la rendeva felice. Certi pomeriggi verso tardi al calar del sole il Dottore mi chiamava perchè aveva bisogno di rane per la cena, io e Attilio ci avviavamo lungo i fossi finchè ne avevamo prese un buon quantitativo poi la mamma le puliva e quando le consegnavo mi prendevo abbondante mancia.  Nel 1906 ci fu la Prima Fiera di Esposizione a Milano e in quell'occasione dovevo fare la Santa Cresima e recitare una poesia all'Eminentissimo Illustre Cardinale Carlo Andrea Ferrari. La signora Cattaneo regalò alla mamma un taglio di stoffa per confezionarmi una bella veste per presentarmi bene al Cardinale. La veste che mi confezionò era tutta lavorata a spighettina bianca, ma mancavano le scarpe e siccome ad Attilio erano state regalate un bel paio di polacchette comode, così servivano anche per l'anno successivo, io le provai e felice poichè mi andavano bene, mi accostai alla Santa Cresima e mi presentai al Cardinale con le scarpe del fratello. Una volta si usava così. Avrei tanti fatterelli da raccontare, ma ora sono un pò stanca.
Floriana Ferrarini

2 commenti:

  1. Bel racconto di vita vissuta, di quando le famiglie e le comunità paesane erano amalgamate e
    le generazioni si sentivano unite. Bambini, adulti e anziani camminavano insieme.
    Anonimo

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  2. Floriana, i tuoi racconti sono sempre pieni di emozioni :-)

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