Il Blog è un po’ surriscaldato dai commenti su alcuni argomenti che paiono di esclusivo interesse.
La vis polemica è particolarmente scatenata e s’insinua anche fra le maglie della moderazione. Cerchiamo con fatica di applicare la sesta delle 7 opere di misericordia spirituale, che consiglia di sopportare pazientemente le persone moleste.
Siamo in quaresima, in atmosfera pre-pasquale
e nell’anno giubilare della Misericordia, inoltre il Vangelo della scorsa
domenica riprendeva in modo esemplare questo concetto.
La misericordia è
un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui (morale
o spirituale). il termine origina dal latino misericors (genitivo misericordis) e da misereor (ho pietà) e cor -cordis (cuore).
È una virtù morale altamente considerata dall'etica cristiana e si concreta in opere di pietà e perdono.
È una virtù morale altamente considerata dall'etica cristiana e si concreta in opere di pietà e perdono.
Per stimolare un
po’ la riflessione e rasserenare gli animi invitandoli ad essere un po' più indulgenti
gli uni verso gli altri, presentiamo un caso accaduto che ci offra lo spunto
per misurare la nostra capacità di perdono. È tratto da un articolo di Benedetta
Frigerio, pubblicato la settimana scorsa sul settimanale online “Tempi”.
Storia della
conversione di Höss, “l’animale” di Auschwitz
Marzo
5, 2016 Benedetta Frigerio
Il gerarca nazista, che supervisionò la morte di oltre tre milioni di
persone, trovò un prete disposto a confessarlo prima della morte. «La
confessione durò e durò e durò»
L’amore e il perdono di
Dio può arrivare fino a un livello scandaloso, fino all’assoluzione di un
gerarca nazista, comandante del campo di concentramento
di Auschwitz-Birkenau. La storia, riportata da Aleteia, è stata raccontata durante un incontro in
occasione dell’Anno della misericordia negli Stati Uniti da suor Gaudia e suor
Emmanuela, della congregazione della Beata Vergine Maria della
Misericordia,
L’ANIMALE. Nel lager di Auschwitz in Polonia morirono circa tre milioni di persone, un sesto degli ebrei uccisi durante l’Olocausto, insieme a diversi cristiani e santi come san Massimiliano Kolbe e santa Benedetta dalla Croce (Edith Stein). Rudolf Höss, soprannominato “animale” dai sopravvissuti allo sterminio, nei tre anni di mandato come comandante diresse l’esecuzione di oltre 2 milioni e mezzo di detenuti e assistette alla morte per fame o malattia di un altro mezzo milione. Finito il suo mandato, supervisionò anche l’esecuzione di 400 mila ebrei ungheresi.
L’ANIMALE. Nel lager di Auschwitz in Polonia morirono circa tre milioni di persone, un sesto degli ebrei uccisi durante l’Olocausto, insieme a diversi cristiani e santi come san Massimiliano Kolbe e santa Benedetta dalla Croce (Edith Stein). Rudolf Höss, soprannominato “animale” dai sopravvissuti allo sterminio, nei tre anni di mandato come comandante diresse l’esecuzione di oltre 2 milioni e mezzo di detenuti e assistette alla morte per fame o malattia di un altro mezzo milione. Finito il suo mandato, supervisionò anche l’esecuzione di 400 mila ebrei ungheresi.
ATTO DI
UMANITÀ. Höss compì un unico atto di umanità. Un giorno portarono ad
Auschwitz «un’intera comunità di gesuiti» tranne il superiore e
questo, disperato, volle raggiungere i suoi confratelli intrufolandosi nel
campo di concentramento. Le guardie lo scoprirono e lo portarono da Höss,
certi che il comandante avrebbe ordinato la sua esecuzione. Invece il sacerdote
fu liberato, lasciando le guardie sconcertate.
«L’AMORE
CHE NON MERITIAMO». Quando la guerra finì Höss fu arrestato e condannato a morte per
crimini contro l’umanità. Ma l’ex comandante non era terrorizzato tanto
dalla morte quanto dalla detenzione, convinto che le guardie polacche si
sarebbero vendicate «torturandolo per tutto il tempo della prigionia e
provocandogli una pena inimmaginabile». La sua sorpresa fu quindi enorme quando
vide che «uomini le cui mogli, figlie e figli, uccisi ad Aushwitz, lo
trattavano bene. Non riusciva a capacitarsene». Secondo le suore fu quello
il momento della conversione: quello della misericordia, che è «l’amore che non
meritiamo». Sì, «non meritava il loro perdono, bontà, gentilezza.
Eppure li ricevette tutti».
SOLO UN
PRETE. Höss, cresciuto in quella fede cattolica che poi abbandonò in
gioventù, chiese di potersi confessare. Le guardie provarono a cercare un
sacerdote disponibile, ma «le ferite ancora molto vive» non resero facile
trovare chi «volesse ascoltare la sua confessione». E infatti «non
trovarono nessuno». L’ex comandante si ricordò improvvisamente di quel gesuita,
padre Wladyslaw Lohn, che aveva risparmiato anni prima. Supplicò le
guardie di cercarlo. Il gesuita, rintracciato proprio nel santuario della
Divina Misericordia di Cracovia, dove era diventato cappellano delle suore
della Beata Vergine Maria della Misericordia, accettò di confessare Höss.
LA
CONFESSIONE. La confessione «durò e durò e durò, finché non gli diede
l’assoluzione: “Ti sono perdonati i tuoi peccati. Rudolf Hoss, tu “l’animale”,
i tuoi peccati ti sono perdonati. Vai in pace». Il giorno successivo, prima
dell’esecuzione, il gesuita tornò per dare la Comunione al condannato. La
guardia che era presente confessò poi che quello fu uno dei momenti più
belli della sua vita: «Vedere quell’animale in ginocchio, con le lacrime
agli occhi, come un bambino che sta per ricevere la Prima Comunione, Gesù, con
il cuore».
Grazie per questo post che mi ha fatto riflettere di più che una predica. Mi piacerebbe vedere qualche bel commento.
RispondiEliminaLa misericordia non abita piu' in valle è da tanto tempo. Se n'è andata insieme a tanti valigia. Qui è solo rimasto odio, rancore, invidia, prepotenza, qualcosa d' amore , intelligenza, è rimasto ma credo che tutto verrà soverchiato da quelli sopra descritti. Speriamo e dobbiamo credere che le generazioni future non prendano esempio da noi. Forse sarà la volta buona che i figli insegneranno ai padri.
RispondiEliminaEcco Lux, l'hai detta giusta.. Riflettevo proprio questi giorni sul destino della valle. Sul fatto che molti dicono "i giovani vanno via". Forse scappano perchè "i vecchi" non hanno saputo aiutarli ad apprezzare quello che c'è. A furia di dire che non c'è nulla, che c'è solo odio e rancore, a furia di starsene rinchiusi tra quattro mura perchè cosi è più facile giudicare e non ci si mette in gioco, a furia di essere i primi a non far vedere che la valle è viva....ecco...forse i giovani non solo per le diverse possibilità che la vita in pianura offre, ma anche schiacciati da tutto questo pessimismo, hanno deciso di andare. E speriamo che ci sia una svolta....e che qualche giovane sappia vedere "oltre", per far rivivere la valle e i ricordi dei nostri avi che tanto l'hanno amata.
RispondiEliminaMa siete andati in giro a vedere i paesi come i nostri? Sono uguali, è il loro destino, in tutta Italia ed anche all'estero è cosi.Ci sono i dati,basta con questo strazio,sulla gente che si sposta,chi va in citta ci va per avere molte,molte più opportunità, soprattutto per i propri figli.La prova che ciò che dico è vero sta nei fatti nessuno o estremamente rari casi sono ritornati.Basta con responsabilità scaricate a destra e sinistra,i vecchi il sindaco, il prete, il postino,il farmacista ecc. Andate a vedervi i dati europei e smettetela di spargere odio con le vostre romanticherie da 4 soldi.Se continuate con questi mantra se ne andranno anche i vecchi a cui è rimasto un po' di cervello.
Elimina