Luoghi e
percorsi della memoria
Da
stamattina il terreno non è più lo stesso, il nemico ci bombarda con cattiveria,
ma resistiamo. Davanti alla nostra trincea il vuoto, dietro lo stesso, solo una
sottile striscia di roccia, sulla nostra sinistra, ci unisce ai Fiorentini, se
veniamo attaccati da lì, sarà dura difenderci. Il capitano si raccomanda alla
fortuna e nutre una buona fiducia in noi, porteremo in alto la penna, dice.
Dalla nostra caverna rifugio, situata dietro la linea, viene verso la cima, un
buon odore di rancio, spero tanto di poterlo consumare per conto mio, se le cose
si mettessero male mi getterò dentro la caverna e aspetterò i crucchi.
Purtroppo la nostra sorte sembra segnata, gli austriaci ci battono con le loro
armi proprio dalla nostra sinistra, sia il camminamento e la posizione sono
sotto tiro, si vedono già le loro pattuglie in posizione di attacco. Sono in
troppi e siamo tagliati fuori dai nostri compagni, credo che il capitano farà
issare la bandiera bianca. Dentro la caverna fa caldo e il monte freme e
sobbalza, ci viene intimata la resa, usciamo e vedo con tristezza che il mio
capitano sta consegnando la sua pistola a un giovane
ufficiale degli Hessen di Salisburgo, Soglio d’Aspio addio.
Soglio d’Aspio, forse si chiama così perché in tempi antichi
i montanari videro tra le balze del monte un grosso serpente velenoso chiamato
Aspio, presente ancora su zone del Trentino.
Un giorno andando alla ricerca di
funghi sopra la malga Trugole, il mio amico Fernando gridò con terrore, corsi e
assieme fummo testimoni di qualcosa di straordinario, un grosso serpente di
colore nero si allontanava da noi con il corpo mezzo alto da terra, soffiando e procedendo
all’indietro, ci guardava come per tenerci sotto controllo. Emozionato cercai di
rincorrerlo, ma si inabissò dentro a una grossa apertura sotto un sasso.
Ricordo ancora con precisione i suoi denti, ricurvi e all’interno della bocca,
non davanti come le vipere. Credo che in quel prato vicino alla vasca
dell’acqua il nostro incontro fu con l’Aspio. Dalla cima del Soglio d’Aspio (siamo
in comune di Lastebasse) si gode di un magnifico panorama, da nord a sud
passando per l’altipiano di Lavarone e Luserna fino al monte Cengio, ottimo per
controllare la Valdastico, ma non altrettanto difendibile in caso di attacco. Il
giovane capitano Massimiliano Latini, comandante della compagnia del Battaglione
Vicenza, ricordandosi le parole dette dal Generale Tommaso Salsa: “morire!
Morire non conta, si sa che una volta o l’altra la pelle bisognerà
rimettercela, no? Ma quello che avvilisce, che demoralizza, che abbatte è
vedere morire così, inutilmente, senza
scopo. Oh, non si muore per la patria così, si muore per l’imbecillità di certi
ordini e la vigliaccheria di certi comandanti“, si arrese con la coscienza
pulita, conscio che non poteva fare altro.
Il visitatore con occhio attento alla
lettura del terreno, vedrà subito che la posizione non poteva essere difesa, la
trincea di cresta sospesa nel vuoto, i resti delle baracche, la caverna
ricovero, lo porteranno a leggere un campo di battaglia decisamente inconsueto e
tragico.
La via di accesso è semplice, dal parcheggio di Fiorentini si scenda
per il sentiero per Lastebasse, dopo
pochi minuti si arriverà sulla cima del Soglio d’Aspio; un ultimo consiglio: il
miglior periodo per la visita è fine Aprile, inizio Maggio, perchè sul monte fiorisce
il fiore più profumato dei nostri boschi:
il fiore di stecco.
Piero Lorenzi
E bravo Pedro che col tuo racconto ci fai rientrare un po' nel solco. Avevamo un po' "sforato"...
RispondiEliminaNon conoscevo il fiore di stecco e ovviamente non potevo sapere che è il fiore più profumato! Quante cose s'imparano! Ciao Pedro
Bentornato Piero.
RispondiEliminaAdesso, nell'imminenza del centenario della PGM dovresti scrivere un bel libro fantaguerresco sulla Strafexpedition ambientato in loco; ci sarebbe già pronto anche un titolo evocativo: "La Guerra di Piero".
Ma allora, Piero, non solo sai parlare molto bene di polvere da sparo,ma sai farci conoscere
RispondiEliminaanche la "flora" delle nostre montagne.Quante volte mi sono imbattuto su questo "fiore di stecco"senza poter dargli un nome!!!!! Non solo ma anche di" fauna " sai parlare, descrivendo
in maniera cosi'realistica il grosso serpente...nero..camminando alzato da terra...procedendo
all'indietro....con i suoi denti ricurvi.....Piero, non é forse quel famoso "carbonasso"
che avevo visto assieme al mio amico a" Prà de Zorzi "alle Fratte??????
Un po' ingigantito ed un po'invecchiato!!!!
"Dormi sepolto in un campo di grano
RispondiEliminanon è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi"
Grande Piero