lunedì 15 aprile 2013

El "caréto" de Bepi




In Contrà viveva un uomo che, pur non anziano, incuteva rispetto, sia per il suo portamento altero sia per la sua avvenenza. Era veramente un bell'uomo e per sentito dire, da giovane aveva avuto molto successo con le donne, specialmente con una bellissima ragazza del luogo, ma i genitori di lei avevano costretto la figlia, come succedeva spesso a quei tempi, a sposarne un altro più ricco.
Proveniva da una famiglia “de capelàni” ("capelàn" era chiamato un uomo che andava a vivere in casa della sposa); infatti, sia il padre, sia  il nonno materno, erano “capelàni”. 
Grazie alle sue capacità ed al suo spirito d'iniziativa riusciva a vivere discretamente. La vita gli aveva insegnato che per vivere nel nostro paese bisognava saper fare  tutti i mestieri e saper mettere in valore le personali capacità.

Sapeva molto bene lavorare la terra: dove seminare il frumento, dove la segàla, dove le patate, dove i fasolàri e per sei mesi all'anno faceva lo stradino sù per la Singéla.  


Non aveva bisogno lui, di meteorologi per sapere che tempo avrebbe fatto il giorno successivo, con il passare degli anni si era fatto tanta esperienza: solamente guardando il Cornetto rosso la sera ed il fumo dei camini che portavano verso Arsiero, lui sapeva che avrebbe fatto bello. 

Il tempo d'estate  é però volubile e alle volte, a qualsiasi ora del giorno o della notte, era costretto a correre sù per la Singéla, prendendosi na carga de acqua, per aprire i “bocarùi” (canali di scolo), altrimenti la strada sterrata  diventava una valle.
El Pontaròn, con la sua pendenza, era terrificante; a volte anche l'apertura dei bocarùi diventava inutile ed allora, per riparare, il Comune era costretto ad inviare operai che recuperassero sabbia e riducessero i

grossi sassi in ciotoli da mettere nelle ruàre su cui passavano le ruote dei "baròssi dei Cavalàri" per poi sentirsi pure da questi,  molto spesso, delle grosse parolàsse!!! Vita grama e per nulla pagata.

Vederlo segare (falciare) il fieno era una sinfonia. Lui, dritto sul busto per una gamba stenca (dritta), il falcàro che va e viene, il fieno tagliato che si mette in anta...

Alla vigilia, si recava nel suo prato vicino alla fontana, si sedeva, infossava la “piantola” fino alle alette, prendeva la falce e con un apposito martello la batteva a filo... millimetro per millimetro, fino a renderla come un rasoio;

la rimetteva sul falcàro, un colpo de “pria” avanti e indietro e la false era pronta. Il filo doveva durare dalle cinque del mattino fino normalmente alle dieci. Lavoro estenuante e durissimo!!!

In autunno  bisognava andare a legna perciò si preparava la menàra larga per le grosse stanghe, il menarìn per ramare, ed il roncòn per la piccola legna.


Per andar a cercare nei “Fundi “ la legna, ci voleva il ”caréto“. 

Poco contento di quello che possedeva, volle costruirsene uno lui.

Nel suo lotto trovò il frassino ideale: né troppo vecchio, perché sarebbe stato difficile lavorarlo, né troppo giovane perché si sarebbe sformato col tempo. Il frassino é elastico e flessibile ed é il più robusto e il più resistente dei legni nostrani. Questo lui lo sapeva perché tutti i suoi strumenti in legno erano di questo materiale.

Aveva la baracca, dove lavorava, dietro la grande fontana, barbaramente demolita, e così pure il pozzo che per secoli aveva dissetato le famiglie dei Lucca.  Nessuno poteva avvicinarsi, ma per me aveva un debole, e mi lasciava entrare: mani in tasca e non toccare!!!
Quel giorno stava tracciando dei segni con il lapis su una stanga tutta storta, poi prese la sega e si mise a segarla orizzontalmente, lavoro lungo e penoso e me ne andai. Ritornai dopo due giorni, i ”branchi del caréto" erano sul tavolo bei lisci e sagomati. Stava tracciando le distanze: dal fondo a venti centimetri la prima traversa, a sessanta l'asso in ferro per le ruote, a un metro la seconda traversa, tutto dritto ed il resto, curva compresa, altri  cento e quaranta centimetri: il tutto  due metri e quaranta!!! 

Il giorno dopo quando tornai, aveva già unito i branchi con le traverse da un metro. Mancava solo l'asso in ferro e le ruote. Da parte c'erano due sacchi pieni di pezzi di legno sagomati per farle. Quello era compito di PALPA dalle Seghe. Ci vollero dieci giorni prima che Conte riportasse la merce finita. Volli assistere alla posa dell'asso con dei bulloni e guide e, dopo aver ben unto di grasso, la posa delle ruote nuove fiammanti! 

Sei anni dopo  avrei visto el caréto carico d'erba sù al Prà de Zorzi nelle Fratte.

Lino Bonifaci

14 commenti:

  1. Bravo Lino, mi piace che coroneggi. Ma davvero c'era un pozzo ai Lucca? Non bastavano le sorgenti? E dov'era la fontana demolita? Il filo della falce che dura 5 ore? Io mi ricordavo che seitavano a gussarla (ma fursi jera la scusa par tirare el fià).

    RispondiElimina
  2. un pozzo in lucca? ma va la...non ci sono falde acquifere in costa ma in piano, o almeno così mi sembra, a meno che non sia una risorgiva da sorgente sotterranea, e i barbari che ga demolio la fontana chi erano?

    RispondiElimina
  3. Io la fontana me la ricordo molto bene perché......."strambeta" com'ero... ci sono caduta dentro ma anche perché negli afosi mesi di agosto ai Lucca ci mettevano le angurie al fresco: L'acqua freschissima correva di continuo e ci rinfrescavamo, ma essendo la fontana rialzata e io...piccola...bisognava arrampicarsi sopra....e....pluff! La fontana si trovava di fronte al lavatoio, al di là della strada, all'inizio della ringhiera.Penso che l'abbia tolta il comune quando hanno deciso di fare spazio alle macchine e di creare il parcheggio...potrebbe essere attorno agli anni 1970?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come feu a no ricordarve del fontanòn dei Lucca? El gera longo come l'ano dela fame. Da picolo, montà sul bordo a ghe son finio rento fruscà dal mulo de Daniele.
      gera una dele meio aque de San Piero, ma mai bona come quela de Casotto.

      Elimina
  4. Oh,Nanni,Nanni tu che sei straniera vieni in mio aiuto!!!Forse in quella fontana ci sei caduta dentro anche tu come quasi tutti i nati prima delli anni settanta ai Lucca.Si trovava in faccia all'attuale lavatoi,aldilà della strada dove comincia il parcheggio.L'hanno fatta demolire credo ,gli stessi personaggi che hanno fatto costruire quella che si trova al capitello della Torra.Era fatta cosi con lo stesso materiale ma era tre volte piu' grande!!!! Il pozzo si trovava dietro.....ma questo ve lo contero' unaltra volta.Gianni,darghe el filo alla falseera un arte;quando la battevi dovevi pensare a che qualità de erba dovevi tagliare piu' largo e meno fine ai prè de l'astego perché l'erba la xe morbia,piu' fine emeno largo su ai Baise.E ...dopo cinque ore che te seghi con la falce se fasile che te ghe dai piu' sovente de pria.......

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh mio Lino... compatisci i due di testa!
      Come "osano" mettere in discussione simil realtà???
      Tu giustamente ti senti "offeso", io invece sono "preoccupata" che per l'età che si ritrovano, han già la memoria che fa cilecca... non è segnale positivo!!!

      Elimina
    2. Al tempo!
      Io ho manifestato sincera sorpresa della presenza di un pozzo ai Lucca del quale non ho mai sentito parlare, intendendo con ciò chiedere maggiori lumi al Genius Loci del luogo e così penso anche Piero.
      Nessun neurone in passeggiata (per il momento), ma stimolo a saperne di più.

      Elimina
    3. Carissimo Lino è la terza volta che tento di postare ma ho il computer in pallone.Avevo subito notato le risposte dubitative e la cosa mi ha indispettito.Infatti avete ragione tu e Anne quella fontana grande è sempre esistita e se non ho le allucinazioni ce ne stava una anche dietro più piccola (probabilmente il pozzo) Sono state distrutte per costruire un parcheggio orribile con la parete di cemento come orribile è il guarda rail di ferro davanti alla casa della Moretta. Quando me ne sono resa conto durante una visita ai Lucca sono rimasta molto male!!!! Floriana

      Elimina
    4. Caro Lino,
      ti confermo che la fontana di cui parli è realmente esistita ed era anche bella grande! Offriva acqua buonissima e fresca ed era un punto di ristoro specie per tutti quelli che scendevano dalla Singéla. Del pozzo, in onestà, non mi ricordo. Ciao

      Elimina
  5. Per capire con quale materiale fosse costruita la fontana basta passare ai lucca e guardare a ridosso dell'orribile muro di cemento, dove si trovano appoggiati a terra delle canalette in pietra bianche, scalpellate a mano con maschio e femmina dove i pezzi di canaletta venivano uniti, sopra per coprirle venivano messe delle lastre di pietra anch'esse scalpellate a mano. Quelle erano un tempo le condutture dell'acquedotto che portavano anche l'acqua alla fontana. Lo scalpellino "per eccellenza migliore della valle" si chiamava Sartori Giovanni "Baston" artefice anche della costruzione del ponte "ad arco" costruito completamente a secco con i sassi scalpellati a mano all'inizio del sentiero delle "sleche"

    RispondiElimina
  6. Non so come ringraziarti,"Nanni "del tuo commento delle tue affermazioni e confirmazioni.Tu "straniera"(é un complimento!)
    conosci meglio i luoghi de nostro caro paesello che certe persone del luogo....che ora cercano di correre.....intorno al pozzo!
    E come non ringraziare te,"orso bruno",per le tue spiegazioni giustissime sulle canalette......porti acqua ......se fosse ancora necessario.........alla fontana.....scomparsa......

    RispondiElimina
    Risposte
    1. CIGOLA LA CARRUCOLA NEL POZZO
      L'ACQUA SALE ALLA LUCE E VI SI FONDE
      TREMA UN RICORDO
      NEL RICOLMO SECCHIO
      NEL PURO CERCHIO
      UN'IMMAGINE RIDE
      ACCOSTO IL VOLTO
      AD EVANESCENTI LABBRI
      SI DEFORMA IL PASSATO
      SI FA VECCHIO
      APPARTIENE AD UN ALTRO
      AHH CHE GIA' STRIDE LA RUOTA
      TI RIDONA ALL'ATRO FONDO
      VISIONE
      UNA DISTANZA CI DIVIDE

      Elimina
  7. Accipicchia che fior di poeti che abbiamo.
    Adesso anche l’Anonimo Assetato che ci delizia con versi che mi paiono più di Montale che di qualche incompreso genio della vallata. Ben vengano comunque gli artisti, magari un po’ meno copia/incolla e più genuini, altrimenti noi poveri commentatori ci intimidiamo di fronte a cotanto sfoggio di cultura letteraria.

    RispondiElimina
  8. Aggiungo anche la mia testimonianza: SI' c'era!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    E c'era bella grande anche in cima la pontare!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Gli interessi hanno sempre il sopravvento!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    RispondiElimina

Girovagando

  Il passo internazionale “Los Libertadores”, conosciuto anche come Cristo Redentore, è una delle rotte più spettacolari che collegano l...