mercoledì 24 aprile 2013

Il vecchio lampione


La fila di lampioni lungo la strada di periferia si faceva sempre più…lenta e la distanza tra un lampione ed il successivo si allungava mano a mano che quella strada si inoltrava tra i campi, dove l’erba era di quel verde che solo dopo le piogge di primavera è così lucente.

Ed eccolo l’ultimo lampione, proprio appena oltrepassato un incrocio: solo, di un colore che strideva tra le nuvole fiorite della stagione più attesa, grigio come un cielo triste di nubi non trafitte dal sole ma neppure gonfie di pioggia, grigio come stanze di case abbandonate da voci e grida di bimbi….grigio e solo!

Anche la luce della sua lampada era talmente fioca che pareva dovesse spegnersi da un momento all’altro; forse, nell’arrivare a lui, esauriva la sua forza e poi, tanto, a chi mai poteva interessare quella luce? Tutti transitavano velocemente lungo quella strada, anche se sterrata, e quasi tutti in automobile, e si sa bene che i fanali, nel buio della notte, illuminano ben più di un lampione mentre, con la luce del giorno, non ne serve davvero altra!

Lui però si sentiva solo, triste e pure abbandonato;  la sua vernice era screpolata in più punti ed era anche parecchio ammaccato: quanti sassi schizzati dalle ruote o lanciati dai ragazzi che lo sceglievano come bersaglio!

Ma già, neppure quei ragazzi, ormai, giocavano più: li vedeva sfrecciare in motorino e ne aveva un po’nostalgia…avesse almeno potuto piegarsi, come filo d’erba, e sull’erba lasciarsi cadere! Macchè, lo avevano infisso ben saldo nel terreno, e poi addirittura cementato, e la sua struttura metallica vibrava appena quando le folate di vento erano talmente forti da portare fino a lui il tocco dei rami degli alberi vicini, che, senza rendersene conto, lo accarezzavano con le loro fronde.

Ma lui, lui sì che se ne accorgeva, ed attendeva quei rari momenti per provare mille sconosciute sensazioni, e sperare. e sognare, senza sapere di farlo.

Nello scorrere dei giorni arrivò una sera di maggio; la lampada che si era appena faticosamente e fiocamente illuminata, d’un tratto si spense. Il lampione sentì subito il freddo strano del buio; senza la sua piccola luce non vedeva nulla, e la notte gli faceva pure paura perché, così, non l’aveva ancora conosciuta. Stava chiedendosi quanto avrebbe dovuto attendere per il sorgere del sole quando sentì un tremolio proprio lì, sulla sua lampada, un movimento trepido e strano, un sospiro leggero, e d’improvviso….ecco….una luce diversa, palpitante, che si muoveva ed assumeva forme dolci e vive.

Lui non capiva, non riusciva proprio a capire, finchè non udì una voce allegra e sorpresa: “…guarda, c’è un lampione alle lucciole, guarda lassù!... invece di scegliere siepi di campo e foglie di brughiera hanno preferito quella lampada per chiamarsi ed incontrarsi ed amarsi e vivere!”

Ed altrettanto d’improvviso il buio svanì: il lampione sentì, per la prima volta, il profumo delle rose di primavera che danzava nell’aria come farfalle e vide il pulviscolo dorato, lasciato dal sole, che scintillava nella notte.

E le stelle?  Le stelle parevano palpitare, e non solo sul tappeto del cielo, ma anche sulla lampada di un silenzioso, solitario, grigio ma finalmente tanto felice lampione di… periferia.


Ada Agostini

2 commenti:

  1. Quel vecchio lampione...che si spegne...solitario...vissuto pensando solo a se stesso,
    si accorge alla fine che altra vita esiste e continua...Non é un po' un'allegoria
    della vita dell'uomo:la lunga fila di lampioni che si diradano...come i sogni di gloria
    per la persona umana...e che alla fine del tempo,guardandosi indietro...spera che una
    giovane mano amica,stringa la sua tutta tremolante????,

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  2. Che bella favola...brava Ada

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