fumo grigio di case bruciate…
Odore di corpi bruciati,
occhi pieni di immagini scabrose…
sangue mescolato alla terra battuta della piazza…
Persone che si incontrano e si chiedono:
“Situ vivo? E la to faméja?”
Sguardi persi nel vuoto,
persone come impazzite dal dolore
alla ricerca di un piccolo segno
di riconoscimento dei propri cari...
Urla disperate e pianti di mamme,
spose, figlie e sorelle,
urla che riempiono l’aria che sa di morte…
e dopo tanti giorni
ancora quell’odore di carne bruciata
che si sentiva tutto intorno…
Poi il rito della sepoltura:
64 bare allineate con all’interno poveri resti,
a volte nemmeno sicuri …
tutti vestiti di nero, tutti a lutto, per sempre...
Incomprensibile furia umana,
inconcepibile strage di vittime innocenti,
impensabile il dolore dei sopravvissuti...
Queste sono alcune delle sensazioni
che mio Papà, di 17 anni,
scampato al massacro,
mi ha sempre raccontato.
Ora, solo rispettoso silenzio,
preghiera, pensieri, meditazione
Lucia Marangoni
30 aprile 2013
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