lunedì 22 aprile 2013

Grazie Lino


Venerdì 29 giugno 2012 


Elisabetta ed io entriamo nel reparto di geriatria polifunzionale dell’ospedale di Santorso per il nostro settimanale “turno” di servizio; accanto a volti ormai noti che, di settimana in settimana, pare si fondano con la struttura stessa in un misto di accettazione, sofferenza e serenità, notiamo molti nuovi degenti ai quali cerchiamo di avvicinarci con ancora più discrezione. Come accade ogni volta il mondo esterno scompare e, passo su passo, letto dopo letto, stanzino dopo stanzino, raccogliamo pillole di saggezza che sarebbero da sgranare come corona di rosario.
Arriviamo al penultimo stanzino; nel letto vicino alla finestra c’è appunto un volto nuovo, quello di Lino, con accanto un giovane figlio che, seduto, sta leggendo. Mi avvicino e Lino alza la mano scandendo il saluto fascista intrecciando immediatamente le dita con le mie (il figlio ci dice che fascista Lino non lo è mai stato, ma che, in questo periodo, ha strani ricordi). Lino vuole raccontare molte cose, ma fatica a riordinare pensieri e parole… ”el Duce el stava passando, i ghe dava tuti la man e ghe la go dà anca mi…” mica fan male le strette di mano Lino! Poi, sorridendo, si mette a battere piano le mani canticchiando “quel mazzolin di fiori” scandendone il ritmo; lo accompagno, con
Elisabetta, nel canto, un po’ sottovoce e lui sorride felice, ma desidera cantarla tutta ed arrivare in particolare alla strofa “no l’è vegnù da mi, l’è ‘ndà dala Rosina…” al che gli dico “nol gavarà mia fato anca lù così vero Lino, nol sarà mia ‘ndà dala Rosina invesse che dala morosa!”... ed ecco che lo sguardo cambia e, immerso nei ricordi, racconta che faceva 50 km. all’andata e 50 km. al ritorno per andare a trovare la sua ragazza… che grande amore commento, e dagli occhi di Lino scendono lacrime e piange. Non mi riesce di non abbracciarlo dicendogli che i ricordi buoni fan bene al cuore, lui continua a stringermi la mano... cerchiamo di distrarlo con titoli di altre vecchie canzoni, e Vecchio Scarpone ci riesce... canticchiamo assieme ancora un po’...
gli occhi ora sono solo lucidi e pianino ritorna il sorriso. 
Una vita da raccontare, un dono da raccogliere.
Grazie Lino!

Ada Agostini 

2 commenti:

  1. Brava Ada!!! Se fossi più vicina all'ospedale, anch'io mi ritaglierei un pò di tempo da donare a chi è ammalato; sono ore preziose che si danno agli altri, ma credo che molto più si riceve ...Lucia

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  2. Quando siamo in quei posti lì basta anche un sorriso che non costa niente ma dà moltissimo. Bravi a tutti i Volontari!

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