giovedì 21 marzo 2013

Le voci nel bosco

Diamo il benvenuto alla primavera 

con questa poesia segnalataci 
da Genio Polàco








Quel giorno soffiava un lieve venticello
nel bosco c'era tanta tanta luce
al canto melodioso di un fringuello
ogni fronda emetteva la sua voce.

A parlar per primo fu l'abete rosso
e disse: "sono forte, alto e grosso
il mio fusto dalle rossicce squame
fornisce legno fibroso per buon tavolame,
col mio tronco resinoso
rendo il bosco tutt'intorno odoroso,
sotto la mia fronda abbondante
trova riposo e freschezza il viandante,
tanti scoiattoli, lucherini e fringuelli
vivono in armonia tra i miei ramoscelli!"

Dall'umida radura pianeggiante
ascoltava attento un grande abete bianco
e disse: " anch'io sono importante
sebben che ho tanti anni e son vecchio e stanco.
Io non son fatto per ospitar viandante
perchè con il mio ronco succoso
attiro i fulmini all'istante,
perciò per lui sarei pericoloso,
ma chi mi osserva sarà assai contento
a vedere i miei aghi che sotto son d'argento.
Sulla chioma ospito muschi e licheni abbondanti,
dai miei rami pendono come stelle filanti!"

Intervenne pronto il larice deciduo
e disse: "d'autunno io perdo gli aghi
quindi prezioso per l'humus è il mio residuo.
Da pendici accentuate io son nato,
perciò al piede il mio tronco è incurvato
ma negli anni, dopo, con caparbietà
mi son ripreso la verticalità.
Il mio legno rossiccio è forte e resistente,
 per opere durature è ricercato
e molto apprezzato dalla gente.
D'autunno il mio abito diventerà dorato,
una vera meraviglia del Creato!"

Là poco lontano c'era un vecchio saggio
era proprio lui, era il grande faggio,
e disse: " io non sono vostro parente,
ho foglia larga, la mia non è pungente!
Il mio fusto è forte e flessibile
resiste al peso della neve fino all'impossibile,
il mio legno energetico dà molto calore,
riscalda le case ed agli uomini il cuore.
E per gli affanni che il gasolio ha dato
il mio legno è ancor più ricercato.
Le mie fruttificazioni son curiose e belle,
hanno un nome strano, si chiaman "puhelle"!"

Un leprotto su un sasso stava ad ascoltare
e d'un tratto rimase stupefatto
a sentir quegli alberi tra loro conversare.
Ammettevano con umiltà e senza tema
che assieme contribuivano a quell'ecosistema.
S'erano accordati con grande meraviglia
che ognun di loro per l'altro era importante,
erano una grande, bella, vera famiglia
E i loro fruscii s'intrecciarono, almeno per un istante.

Giorgio Rigoni (candida)

4 commenti:

  1. Quanti artisti in zona che non si conoscono. Bravo Genio per avercelo segnalato.

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  2. Gino de Giani Minai21 marzo 2013 alle ore 12:42

    Jenio non ti conoscevo amante della poesia...sei una rivelazione continua.
    Ci vediamo domani sera.

    Jino

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma è chiaro che Genio è un po' Eta ....e anche un po' Beta. Nel senso che come il buon Eta Beta di Disney, è capace di tirar fuori dalle tasche le cose più straordinarie e impensate al momento opportuno.
      Genio è un'autentica bronsascoverta!

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    2. Ma questa poesia non vi sembra che sia la continuazione del Cantico delle creature di San Francesco d'ASSisi???????

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