lunedì 11 marzo 2013

Valpegara

“Estate: 
le valli si ripopolano, 
le famiglie si ritrovano…”



“Come occhi stanchi
chiusi al riposo,
stanno finestre, porte e balconi…
La luce del sole non entra,
non illumina, non rischiara, non scalda….
Mute e silenziose le case, 
attendono silenziosamente
 il passare del tempo, 
avvolte soltanto dai ricordi…”

Quasi tutti i paesi delle nostre valli, negli ultimi cinquanta anni, hanno assistito allo spopolamento con la conseguenza che sempre di più si notano case chiuse, contrà disabitate e senza vita.
Un fenomeno che ha contribuito alla lenta perdita di tradizioni, di feste e di cultura: anche il movimento e il chiacchierio delle persone, restano ormai un nostalgico ricordo.
Ma le proprie radici, la propria terra, restano comunque nel cuore e, quando si torna al paese natio, riemergono ricordi dell’infanzia che ritornano vivi e che riportano indietro nel tempo. Forse è stato anche per questo lungo periodo di “crisi” che  molte case, da tempo disabitate, sono tornate a vivere nella stagione estiva;  anche per chi era abituato alle ferie in luoghi turistici, ha riscoperto le abitazioni dei nonni o bisnonni, imparando così a conoscere luoghi, sentieri e percorsi senza dubbio interessanti e distensivi. Ma il tornare al paese è per molte persone un momento dove ritrovarsi, stare insieme, raccontarsi, passando momenti sereni e condividendo legami di famiglia. Così è stato per i 40 discendenti di Domenico Fontana (detto Menara o Meneghello) di Valpegara, una Contrà del Comune di Valdastico. Si sono dati appuntamento e si sono ritrovati per la prima volta insieme dopo tanti anni nella casa di famiglia, felici di festeggiare assieme tenendo saldi i legami che li uniscono: dalla cugina più anziana di 83 anni, ai molti giovani venuti in Italia per la prima volta e rimasti entusiasti della valle dove abitavano  i loro avi. Sono arrivati da vari luoghi: Grenoble, Lyon, Chambery, Reims, Costa Azzurra, Vienne, Paris, Courchevel, (Francia) dal Piemonte e dal Veneto e molti cugini di San Pietro Valdastico. Il numeroso gruppo si è ritrovato nella casa a Valpegara dove dopo le foto e i saluti hanno brindato con l’aperitivo; si sono recati poi al ristorante “La Vigneta” di Arsiero per pranzare e continuare la loro festa. Una grande famiglia che si può paragonare a un grande grappolo d’uva con i suoi numerosi acini sparsi un po’ dappertutto…, ma al momento di riunirsi, ogni acino ha portato il meglio di sé, rendendo quel grappolo un insieme senza pari, dove il succo che ne esce è pieno di qualità che rendono speciale il ritrovarsi insieme. Le cose semplici sono sempre le migliori: per tutti i discendenti della famiglia Fontana il 26 luglio 2009 è stato senza dubbio un giorno importante, un giorno che ricorderanno sempre e che sarà anche motivo per organizzare ancora momenti di incontro, di ricordo e di allegria certi che anche i loro avi saranno contenti di saperli uniti. Questo è stato solo uno dei tanti momenti che molte persone delle valli, che per vari motivi hanno dovuto lasciare il proprio paese, ogni volta che ritornano condividono con gioia; il mio augurio è che si possa sempre cercare di tenersi uniti, di non disperdere i ricordi, di non dimenticare le origini, di salvaguardare le discendenze per poter essere sempre testimoni e trasmettere ai giovani quello che di importante e profondo, a nostra volta abbiamo ricevuto.

                                                                            Lucia Marangoni



7 commenti:

  1. IL VENTO DELLA VALLE11 marzo 2013 alle ore 08:12

    Bellissimo racconto, e foto stupenda che dice tutto, con la casa degli avi in secondo piano. Simpatica l'immagine del grappolo d'uva. Chissà che un giorno la contrada si ripopoli, che i balconi si aprano al mattino sul radioso panorama della valle, chi il gorgoglìo dell'Astico accompagni il lavoro dei contadini.... e che si possa brindare con un "Prosecco di Valpegara" da fare invidia a quello di Valdobbiadene... Chissà!!!!
    IL VENTO DELLA VALLE

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    1. Caro Vento, Valdobbiadene è ben soleggiata, per questo non si è spopolata, e continua a produrre buon prosecco! :-)))
      La casa alle spalle riporta la scritta VALPEGARA, ora rinnovata; segno di speranza.
      La signora Odette possiede una foto degli anni 40 circa, ripresa dalla stessa posizione. Trasmette una atmosfera antica e bucolica
      palpabile. Lungo la strada c'era ancora una importante staccionata in legno. Intuisco la strada ancora da asfaltare ed allargare.
      E' esposta al casello di Valpegara, assieme ad altre. Peccato che su questo blog non si possa replicare aggiungendo foto.
      Chiederò ad Odette di inviarvela, se interessa.

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    2. Brava Lucia, con questo racconto, la mia nostalgia di figlia di emigrante si fa viva !
      Sono nata in Francia, eppure miei genitori hanno saputo darmi l’amore della Valle dove sono nati, e della vecchia casa paterna costruita con le pietre « de l’Astego », inizio 1900.

      Ecco che penso al libro di Roberta Sorgato, di Treviso, figlia di emigrante deceduto nelle miniere del Belgio, « Cuori nel Pozzo » e vedo moi padre nel treno verso la Francia, un giorno di agosto 1922, e tutti gli altri emigranti come lui :
      « il buio cancellava, dentro uno straziante addio, il passato che fuggiva via…Addio a paesi addormentati intorno al campanile….Addio a tiepide stalle e campi assopiti nell’attesa di un’alba nuova…. Addio a una madre che avrebbe aspettato la notte per piangere tutte le sue lacrime…Addio a due grandi occhi innamorati tra le cui lunghe ciglia scure brillava una grossa lacrima palpitante come la più tenera delle promesse…
      Tornerai ?......Tornero ! »

      Ecco che mi viene in mente Mauro Corona e i suoi « fantasmi di pietra » :

      “Le case abbandonate sono come gli uomini. Alcuni tengono duro, altri crollano. Dolore e solitudine fanno cadere uomini e muri. [...] Raccontano storie, le vecchie case. Se il viandante ha la pazienza di fermarsi un istante, potrà sentire storie a ogni passo. Storie di fatica, dolore, morte. Alcune anche liete, ma sono rare. Storie di un microcosmo scomparso. Storie nostre, uguali a quelle del mondo dove, nonostante tutto, la speranza continua a cantare come il cuculo a primavera »

      Ecco che si fa presente anche mio cugino Genesio, maestro e poeta alle sue ore, deceduto in Piemonte :

      “Sempre ti sogno, o casa, che lontana
      In valle, lungo lo stradale, giaci.
      Nella tua attesa, che mi pare vana,
      Tutta solinga e abbandonata, taci. » (Alla casa dov’io nacqui )

      No, la nostra vecchia casa non deve tacere !
      Almeno d’estate, parlerà !

      Odette Favre-Fontana
      Francia

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    3. Questa Signora meriterebbe un monumento. E uno pure i suoi genitori che han saputo trasmetterle l'amore per la valle, una valle dove lei non è nemmeno nata.
      Forse avrà percepito i graffi nel cuore dei suoi genitori provocati dallo sradicamento, dalla lontananza, dalla nostalgia. Brava Signora Odette, spero che il suo entusiasmo, la sua verve sia contagiosa e sappia trasmettere l'amore per la propria terra, non solo agli Emigranti, ma anche ai residenti. Dicono che l'amore fa miracoli!

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    4. Benvenuta Odette, che ci porti la brezza de l'autre côté de la vallée, aderendo allo spirito del blog. Mi auguro che altri contributi si aggiungano presto ad arricchirci.

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  2. Gino de Giani Minai11 marzo 2013 alle ore 12:06

    Brava come sempre Cara Lucia

    Invidio la Speranza che porta nel cuore "Il vento della Valle", da parte mia la vedo dura cmq sperare non costa niente,perciò meglio farlo.

    Ciao a tutti

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  3. Cosa si puo'aggiungere dopo aver letto tutti questi commenti,improntati di ricordi belli e brutti del tempo passato nel proprio paese d'origine.Della nostalgia che ci prende sovente
    ripensando alla nostra fanciullezza vissuta colà,traboccante di gioia di vivere e di speranza nel futuro.Oggi si guarda da lontano....ed il nostro cuore si stringe di angoscia nel vedere
    il bosco che scende piano,piano fino all'Astico. Ci fu un' estate che lassu' ai BAISE
    ci trovammo cento e cinquanta persone,discendenti dal trisavolo PIERO,che primo ,aveva istituito
    la festa dei BONIFACI.Caduta in disuso durante il periodo delle guerre,venne ristabilita.
    Il sedici di agosto di ogni anno,I BAISE,padri,madri,figli,nipoti e figli di nipoti,arrivati
    da tutte le parti del mondo facevano la loro festa.Ancora oggi qualche discendente,si
    raccoglie lassu' qualche ora per non dimenticare........

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