E' dedicato a Sant'Antonio di Padova, santo da sempre molto popolare nella nostra terra e si trova all'ingresso della piazza principale di San Pietro, incastonato nella facciata attualmente dei Fontana Campanaro.
Un tempo quest'angolo di casa era l'abitazione di Isacco Nicolussi, che lì sotto aveva la sua bottega di falegname ed è passato alla storia dando il nome al Canpéto; un posto che in molti ricordano come superba specola sulla valle impreziosita da un bel bàito a due piani con strani marchingegni di chiusura, meta preferita di schiere di sbregamandàti, scavessùni, snebelùni, tépe e altre categorie di paesana memoria.
Questo è l'unico capitello della Piazza, ma stranamente nessuno sembra ricordare chi l'abbia costruito e per quale voto o vicenda abbia inteso tramandare ai posteri questa immagine. Il dipinto è stato recentemente rinfrescato e si presenta di fattura un po' naīf. Raffigura Sant'Antonio che si rivolge alla Vergine che gli porge il Bambino. L'iconografia è classica, riproducendo l'episodio forse più conosciuto della vita del Santo di Padova, ma non ci rivela molto dell'evento che ne può aver ispirato la fattura. Soffermiamoci quindi sullo sfondo, che è un po' particolare, dato che riproduce una cascata sulla sinistra e dei cipressi sulla destra del santo; forse questa ambientazione può darci qualche indizio. Di cascate con cipressi in zona non ce ne sono poi molte. L'unica ambientazione che mi viene in mente è la Val dell'Orco nei pressi del cimitero: li coesisterebbero la cascata ed i cipressi e forse potrebbe essere questo il teatro dell'evento salvifico al quale si potrebbe ricondurre l'origine di questo capitello. Forse un bambino caduto dal ponte, o un evento accaduto nei lavoro dei campi vicini, o forse è solo uno sfondo di maniera, senz'altro significato.
Come spesso accade per i capitelli, la sua collocazione però non è casuale: questo si trova su un importante incrocio, anche se oggi si fatica a riconoscerlo come tale, fra l'antica strada maestra dell'Aréta, che un tempo era la vera piazza del paese con il il sentiero dei Trudi, che collega il centro dell'abitato con il piano dei Prà de l'Astego, attraversando la cintura di orti che cingeva la collina verso la valle. Esso fa il paio con l'altro capitello in fondo all'Aréta, quello di San Marco, che presidia la Strada déle Végre. Queste edicole sono dunque collocate in posizione strategica sui crocicchi che i nostri avi percorrevano quotidianamente per recarsi a lavorare i campi e ciò fa supporre che siano molto antiche.
Gianni Spagnolo
Bravo coscri, come sempre, peccato che nessuno ricordi chi l'ha costruito e per quale vicenda.
RispondiEliminaA presto Gino
IO credo invece,Gianni,che quella nicchia sia stata costruita con la casa.E la casa,visto
RispondiEliminalo spessore dei muri,la forma rotonda e la posizione strategica in cui si trova,deve appartenere all'epoca delle prime costruzioni solide di case in paese.
I cipressi furono portati da noi verso il mille novecento,con la costruzione del nuovo
cimitero,dunque in epoca recente.
Credo anch'io se sia molto antico. Forse è stato rimaneggiato più volte e adeguato ai tempi. Non è improbabile che in origine fosse dedicato a S. Barbara, dato che questa è la via dell'Aréta e non mi risultano altri capitelli in area. Mah..
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