No, ... non s-cervellatevi troppo a capire dove potrebbe essere collocato questo capitello, ... in quale remota contrada o anfratto cimbro della Valle sia stato finora celato alla vostra vista.
In verità esso di trova in un posto parecchio lontano: dall’altra parte del mondo.
È l’edicola dedicata all'Immacolata Concezione edificata nel giardino dell’omonima cattedrale di Pechino. Magari ora vi chiederete cosa questo centri con la nostra rassegna di capitelli. In realtà niente, mi serve solo da pretesto divagare sull’universalità della Chiesa, stimolato dalla fresca elezione di un Papa che appunto ha detto venire dalla fine del mondo.
Avevo lasciato l’Italia, vacanti il Parlamento, il Governo e il Soglio, per un viaggio in estremo oriente, ripromettendomi di seguirne l’evoluzione attraverso internet, cogliendo anche l’occasione delle soste in aeroporto per commentare e aggiornare il nostro Blog.
Ecco quindi che mi trovavo a Istanbul la sera di mercoledì quando un sms di mia moglie mi annunciava l’elezione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio col nome di Francesco.
Nomen omen, dicevano i latini, … già mi pare un buon inizio.
In seguito non ho avuto molte possibilità per aggiornarmi e approfondire. Nel Regno di Mezzo infatti, ogni riferimento alla chiesa cattolica o ad argomenti che la riguardano è soggetto alla gelida manina che ti butta fuori dalla rete. Soltanto venerdì, sulla quinta pagina del quotidiano in lingua inglese, è sortito un articolino che informava che un argentino era stato eletto papa per la gioia di qualche migliaio di fedeli.
Sulle nostre vicissitudini politiche poi (quelle sì, invece, di libera consultazione), era meglio sorvolare e col Blog non c’era verso di collegarsi. Forse anche il nostro piccolo forum costituisce un pericolo per le sorti magnifiche e progressive di queste lande; o forse erano solo capricci della banda.
Finalmente domenica, dopo un massacrante tour de force causa ritardi di voli per il maltempo, mi sono fermato un po’ a Pechino in attesa del volo di rientro. Avendola visitata almeno una trentina di volte, questa grigia megalopoli non mi suscita ulteriori stimoli. Io sono un inguaribile curioso e spesso mi caccio anche in situazioni insolite, quando non critiche.
Amo girare a piedi, fuori dalle consuete mete turistiche per vedere come vive la gente, al di là d’ogni immagine superficiale, pregiudiziale e di maniera che rende difficile cogliere questa enorme, complessa e variegata realtà che ci incute insieme ammirazione e timore.
Amo girare a piedi, fuori dalle consuete mete turistiche per vedere come vive la gente, al di là d’ogni immagine superficiale, pregiudiziale e di maniera che rende difficile cogliere questa enorme, complessa e variegata realtà che ci incute insieme ammirazione e timore.
Passeggiando in un clima quasi primaverile arrivo quindi a Xuanwumen, dove si erge, accanto alla Scuola Francese, la grigia mole della Nantang, la Cattedrale di Pechino, fondata dal Padre Matteo Ricci nel 1605.
Fu più volte distrutta da terremoti e rivolte; l’attuale è del 1904, come tutte le quattro chiese cattoliche della capitale.
Sono le 12:30 e stanno iniziando la messa; è un orario decisamente tardo per le nostre abitudini, ma avverto melodie care. Entro.
Si tratta della celebrazione domenicale per la piccola comunità residente di lingua spagnola, italiana e portoghese.
Ci sarà forse un'ottantina di persone, cinesi certamente, poi sudamericani, spagnoli, qualche italiano e portoghese. Celebra un missionario italiano. La liturgia e le letture sono in spagnolo, il Vangelo è letto in italiano; i canti un po’ per una, come pure l’omelia.
L’atmosfera è inconsueta e suggestiva:
una piccola comunità che viene da un capo all’altro del mondo si incontra qui, in una parrocchia cinese dall’esistenza tribolata, in un paese che rifiuta l’universalità della Chiesa come un attentato alla sua sovranità, alla messa di ringraziamento per il nuovo Papa che viene dall’altra parte della terra.
Mi piace ascoltar la messa in spagnolo, è una lingua insieme dolce e severa, che ben si presta. D’altronde già l’imperatore Carlo V°, quello sul cui impero non tramontava mai il sole, diceva di usare lo spagnolo per parlare con Dio, l’italiano per parlare con le donne, il francese con gli uomini ed il tedesco con il suo cavallo.
L'occasione mi porta a divagazioni sciolte.
Il mondo è nel contempo grande e piccolino e gli emigranti sanno bene cosa questo significhi.
Fu un italiano, quattro secoli fa, a fondare questa chiesa; allora regnavano i Ming.
Tre secoli prima giunse qui Marco Polo, veneto come noi: si fece apprezzare dall’imperatore e ci raccontò di questa parte di mondo che ancora non si conosceva.
Per fede, per bisogno, per affari, per avventura, o per qualsivoglia altra ragione siamo andati in giro per il mondo; buona parte di esso l'abbiamo pure scoperto. Siamo spesso stati pionieri, lasciando poi altri a cogliere i frutti, perché, come attesta un radicato e non infondato pregiudizio: noi saremmo anche individualmente bravi, ma collettivamente lasciamo parecchio a desiderare.
Dicono ci siano voluti mille anni e trenta re per fare la Francia; noi come nazione siamo appena adolescenti: festeggiamo proprio oggi il 152° anniversario. Forse degli adolescenti abbiamo ancora la testa.
Simo propensi a piangerci addosso, a sottovalutarci, a litigare fra di noi, a riconoscere pregiudizialmente agli altri preminenze che, umanamente e storicamente parlando, non sono poi gran cosa alla prova dei secoli e probabilmente non lasceranno reperti di civiltà, bellezza, carità, intraprendenza e spirito degni di nota.
Di questi è però piena la nostra storia ed il nostro retaggio; forse sarebbe ora di rendercene conto, riappropriarcene e trarne insegnamento per migliorare il presente e preparare il futuro.
Il mondo è nel contempo grande e piccolino e gli emigranti sanno bene cosa questo significhi.
Fu un italiano, quattro secoli fa, a fondare questa chiesa; allora regnavano i Ming.
Tre secoli prima giunse qui Marco Polo, veneto come noi: si fece apprezzare dall’imperatore e ci raccontò di questa parte di mondo che ancora non si conosceva.
Per fede, per bisogno, per affari, per avventura, o per qualsivoglia altra ragione siamo andati in giro per il mondo; buona parte di esso l'abbiamo pure scoperto. Siamo spesso stati pionieri, lasciando poi altri a cogliere i frutti, perché, come attesta un radicato e non infondato pregiudizio: noi saremmo anche individualmente bravi, ma collettivamente lasciamo parecchio a desiderare.
Dicono ci siano voluti mille anni e trenta re per fare la Francia; noi come nazione siamo appena adolescenti: festeggiamo proprio oggi il 152° anniversario. Forse degli adolescenti abbiamo ancora la testa.
Simo propensi a piangerci addosso, a sottovalutarci, a litigare fra di noi, a riconoscere pregiudizialmente agli altri preminenze che, umanamente e storicamente parlando, non sono poi gran cosa alla prova dei secoli e probabilmente non lasceranno reperti di civiltà, bellezza, carità, intraprendenza e spirito degni di nota.
Di questi è però piena la nostra storia ed il nostro retaggio; forse sarebbe ora di rendercene conto, riappropriarcene e trarne insegnamento per migliorare il presente e preparare il futuro.
Pechino, 17.03.2013
Grazie per questo post: ci hai fatto conoscere qualcosa di veramente lontano (almeno per me che non sono abituata a viaggiare) e ci hai fatto pensare ... parole profonde che ci mettono a nudo e ci invitano a migliorarci... trovarsi in terra straniera e poter sentire melodie conosciute e ristorarsi lo spirito in una chiesa, dev'essere stato meraviglioso e veramente "ricaricante". Grazie di questa testimonianza.
RispondiEliminaQuale meravigliosa sensazione prova dentro di se un emigrato nel sentir parlare la propria
RispondiEliminalingua,o il dialetto veneto nei luoghi piu' disparati del pianeta a Parigi ,a Rio o a Vienna.
Ma quello che piu 'mi rimase impresso nella memoria fu l'incontro con un gruppo di Vicentini di Schio che erano venuti a visitare una Centrale Elettrica sotterranea di cui loro avevano costruito dei macchinari.Fu una gran gioia per tutti noi ed alla sera andammo assieme in un
"Bon" ristorante a far la festa!!!!!
Solo chi la vive può descriverla
RispondiEliminaGrande Jani come sempre...
RispondiEliminaIl coscri