sabato 30 marzo 2013

Maria Zannoni


Un futuro migliore,

ma a quale prezzo?

“I ricordi di mia madre”


   
       Maria Zannoni (Faccio) è nata nel 1924 a Bassano del Grappa. Ha avuto un’infanzia felice, ha frequentato le scuole e a dieci anni ha iniziato a lavorare in una fabbrica di figurine natalizie. Era aperta e cordiale di carattere. A vent’anni ha conosciuto Gino, un bel “alpino”, di Fara Vicentino che era di servizio a Bassano. L’amicizia tra Maria e Gino si era conclusa con il matrimonio il 26 gennaio 1946. Trasferendosi nella casa dello sposo a Fara, Maria ebbe subito la sensazione di trovarsi sola e abbandonata. Entrava in una famiglia di cinque figli maschi, i suoceri e la nonna di Gino, la “matriarca” che regnava dalla sua poltrona-trono con ferrea determinazione. Nuora docile, Maria doveva fare i lavori più umili: pulizie di casa, portare il mangiare ai maiali e altri animali, recarsi ogni mattina al caseificio con i pesanti secchi di latte anche d’inverno con il freddo e la neve, e anche quando era incinta. Per visitare i propri genitori Maria doveva chiedere il permesso 15 giorni prima. Era un ambiente soffocante per una giovane sposa, divenuta anche madre di tre bambine: Concetta, Rossella e Daniela.
   Un amico di famiglia ritornato dall’Australia per una vacanza, si fece garante dell’emigrazione di Gino in quel Paese, e nonostante l’opposizione del padre, Gino decise che l’Australia sarebbe stata la nuova casa per la sua famiglia. Cercava una vita migliore. La decisione rappresentò un sollievo immenso per Maria.
   Gino arrivò in Australia l’8 agosto 1951 con la nave “Hellenic Prince”. Un anno dopo venne raggiunto dal fratello Silvio, sette anni più giovane. Era una caratteristica dell’emigrazione di quegli anni: le donne ed i bambini rimanevano in paese, a casa dei genitori o suoceri, in attesa di un atto di richiamo da parte del marito. “La decisione di Gino di emigrare – confessò Maria alla figlia Daniela - mi rallegrava molto perchè stavo vivendo un inferno con i suoceri”.
  Maria e le sue tre figlie partirono da Genova il 16 maggio 1953, insieme ad altri 792 passeggeri. Il viaggio in nave fu un incubo per Maria. “Sulla nave ero sempre in infermeria perchè soffrivo terribilmente di mal di mare. Non potevo alzarmi dal letto, non ne avevo le forze”. Gino aveva scritto a Maria dall’Australia circa le dure condizioni di vita nel nuovo Paese assicurandola che ce l’avrebbero fatta data la loro giovane età.
    Maria e le bambine arrivarono a Melbourne il 14 giugno1953, attese al porto da Gino e Silvio. Ma quale sarebbe stata la destinazione finale del viaggio? Presero il treno per Mount Gambier, nel South Australia, a circa 500 chilometri da Melbourne, viaggiando di notte. Fu una notte fonda e misteriosa per le nuove arrivate dall’Italia.  Da Mount Gambier presero un taxi per Tantanoola, distante 37 chilometri. All’arrivo nella “nuova casa” Gino chiese al tassista di puntare gli abbaglianti sulla lampada a cherosene per accenderla. Maria iniziò a piangere trovandosi di fronte ad una baracca in lamiere, immersa nel nulla, circondata solo da alberi. “Ho pianto quando ho visto la mia nuova residenza. Ho pianto giorno e notte. Mi svegliavo gridando e piangendo. Gino mi portava fuori per calmarmi e per lavarmi la faccia. Tornavo a letto e ricominciava tutto da capo. Mi sembrava di essere arrivata al finimondo”. Iniziò una vita di grandi sacrifici, soprattutto a causa della barriera della lingua e della solitudine. Accompagnava le bambine a scuola sedute cavalcioni sul manubrio e il sellino della bicicletta, percorrendo 8 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno; per poi rifare lo stesso percorso nel pomeriggio. E quando era sola nella baracca si sentiva stretta nel morso della  nostalgia. Dovette affrontare un lungo periodo di depressione.
   Ma Gino era un uomo di grande comprensione ed un lavoratore instancabile. Gino ed il fratello Silvio iniziarono una attività commerciale con il marchio “Fratelli Zannoni”. Consisteva nel taglio e trasporto di tronchi d’alberi dai boschi alle industrie del legname. Nel periodo più prosperoso della loro impresa possedevano 22 camion e davano lavoro a 75 dipendenti. E la famiglia era resa felice dall’arrivo di altre due bambine: Lina e Domenica.

   Gino ha saputo abbinare al lavoro una intensa vita sociale. Nella sua casa transitavano molti nuovi immigrati dall’Italia e ricevevano alloggio, vitto e generi di prima necessità. Promosse l’iniziativa di fondare una associazione italo-australiana e nel 1967 divenne il primo presidente del club. Per la sua dedizione ai connazionali gli venne conferita l’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana”.
    Gino e Silvio acquistarono un grande podere di circa 500 ettari a Penola, a 50 km da Mount Gambier. Avrebbe dovuto diventare una residenza di campagna, con allevamento di bestiame ed altre attività. Durante i fine settimana si recavano in quel podere per disboscarlo. Il 7 febbraio 1970 il loro furgoncino lungo la strada per Penola venne investito frontalmente da un autoarticolato. Nel drammatico incidente i due fratelli morirono all’istante. Venne accertato che la causa dell’incidente fu un colpo di sonno dell’autista del camion. Maria ed Annalice, rispettando la volontà dei mariti defunti, fecero inviare le salme in Italia per essere sepolte nella tomba della famiglia Zannoni a Fara Vicentino.
    Maria ha raggiunto la veneranda età di 88 anni, e viene assistita in una casa di riposo di Mount Gambier.
         La vita di Maria Zannoni  è stata raccontata dalla figlia Daniela nel libro   “I ricordi di mia madre - Successi e tragedie di una famiglia italiana emigrata”. Daniela, che lavora a Melbourne come assistente comunitaria e interprete, si è sentita spinta da una “necessità morale” a scrivere la storia della propria famiglia, sia per tener viva nella memoria dei suoi cinque figli il valore dei sacrifici compiuti dai loro nonni, sia per il significato sociale della travagliata esperienza dei suoi genitori.
Germano Spagnolo

   
“My Mother’s Memories”
    Daniela Zannoni tells a family story in “My Mother’s Memories”: the life of a strong and courageous woman.  The documentation of Italian migration is enriched year by year by research, degree thesis, sociological essays, etc.  However, the human aspect of migration can only emerge from statistics and anonymous analyses if the author nurtures a strong passion for their own family story.  This is the case with Daniela Zannoni (married Di Clemente) who for many years collected the most vivid, moving and dramatic memories which she had published in a book she titled “My Mother’s Memories”.
   Daniela, as she introduces herself: “was born in 1950 in Fara Vicentino.  In 1953 she emigrated to Australia and did all her schooling here.  After her marriage and raising five children, she attended university and gained a Bachelor of Arts degree, a Diploma of Education and a Diploma of Interpreting, all for the Italian language.  The desire to write her mother’s memories developed during her studies.”
   The book, from a literary point of view, is fluent and straightforward.  The phrasing is clear. The contents describe a series of dramatic events which evoke intense emotions in the reader.
   It is the story of Gino Zannoni, a young emigrant originally from Fara Vicentino, and of his wife Maria from Bassano Del Grappa.  The themes in the first few chapters are the story of the two cities, several episodes during the war, her childhood and her life in the Zannoni household.  The second part of the book describes the human drama lived by Maria on her arrival: “I cried when I saw where my future home would be.  I cried day and night…”  Her “new” house was a shed, 30 kilometres from Mount Gambier, and she had to endure immense solitude due to the language barrier.  After having left her in-laws’ family where she endured many humiliations, she found herself in hell.  When her situation seemed to change for the better, an inhumane tragedy happened to the Zannoni family;  Gino and his brother Silvio die in a road accident.  The sad story continues, but with some light at the end of the tunnel, and this light is the personal successes attained by the five daughters: Concetta, Rossella, Daniela, Lina and Domenica.
   “My Mother’s Memories” is a book which merits being read, meditated upon and made known to the younger generation, so that they don’t have the regret of not knowing enough about their parents’ , their grandparents’ and their great-grandparents’ lives.  It is a book for families, schools and libraries.

15 commenti:

  1. Gino de Giani Minai2 marzo 2013 alle ore 08:12

    Bravo Germano, triste e commovente questa storia.

    Ciao

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  2. Molto commovente, mi fa pensare che sono trascorsi appena cinquant'anni e noi italiani siamo di nuovo sull'orlo di un baratro che potrebbe dare origine a nuova emigrazione con sacrifici da parte delle famiglie, speriamo che non succeda. Floriana

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    1. Se sapessi Flo che ho fatto il tuo stesso pensiero...
      Non dicono anche che una generazione fà e una disfa?
      Triste, commovente, ma reale il racconto di Germano. Spero ci invierai anche altri capitoli del libro che deve essere meraviglioso ed interessantissimo.

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    2. la prima generazione fà, la seconda vive sugli allori della prima, la terza disfa, ecco l'esatto modo di dire nelle gestioni aziendali vicentine, il vecchio dal garage di casa ha fatto un' industria di valore mondiale, i figli, pieni di soldi e di puzza sotto il naso resistono fin che c'è il vecchio, alla fine i nipoti del vecchio vendono o falliscono...amen

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    3. Caro Piero, questa volta mi sembri troppo pessimista, il fatto di raccogliere in un libro la vita e l'avventura dei propri genitori mi sembra piuttosto costruttivo e positivo... Spero possano giungere alla mia coscritta Daniela vere congratulazioni per il lavoro fatto. Jiorgio

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    4. Caro Giorgietto non fraintendermi il Pieretto...
      Mi ha solo spiegato meglio (avevo saltato un passaggio) il modo di dire in uso.
      Credo non abbia tolto o voluto togliere nulla alla bravura di Daniela per il lavoro svolto.

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    5. esatto, era solo il modo di dire che sotto m berico ho sentito molte volte,la storia raccontata dal grande German non c'entra niente, anzi..ciao

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  3. Grazie Germano per questa pagina di storia, reale e toccante. Jiorgio

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  4. Thank you so much Germano for this witness that lifts the veil on a reality that only those who knew it understand what it means.

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  5. Prima ancora di iniziare a leggere, mi hanno colpito gli occhi della Signora Maria. Occhi di una persona buona, le cui difficoltà non sono riuscite a toglierne la luminosità. Che purezza ...

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  6. Una signora ultra novantenne,una certa MERLO, dal parlare di chiare origini trentine, a
    Garibaldi(Rio Grande del Sud) mi raccontava che quando si lamentava dei disagi in cui vivevano
    le diceva:Ricordati,figlia,che dopo quaranta giorni di nave,undici giorni di rimonta del fiume
    Taquari trainando le zattere con i bauli....ti ho dato alla luce nel greto del fiume, come tetto
    le radici d'un albero.Nell'altra riva,occhi di fuoco di bestie feroci,attratte dall'odore del
    sangue ci fissarono....fino al mattino.Solo i fuochi tenuti accesi dagli uomini ci salvarono
    la vita........

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  7. Eh... se è dura ragazzi! Hanno dato tutto per il nostro avvenire... son passati... passiamo...
    I giovani di oggi spesso non sanno, non capiscono, non vogliono capire; non giustificano, sopratutto questo fa male.

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  8. ...una grande donna, che mia mamma ha conosciuto, partita da Fara Vicentino per emigrare in Australia, spinta dalla grande volontà di migliorare le condizioni di vita della propria famiglia e delle proprie figlie. Un grande spirito che la aiuta a superare le immense tragedie...Questo è un libro per conoscere le condizioni degli italiani emigrati in Australia, ...ma soprattutto è un libro per i giovani, per imparare ad affrontare la vita con grande generosità ...

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  9. Germano, con distacco, questa vita ci sembra insopportabile, e, purtroppo, è quella che contavano i nostri genitori emigrati. I viaggi erano sempre troppo lunghi anche in treno : in piedi nel corridoio, nelle toelètte certe volte, con la sensazione (non era soltanto una sensazione) di arrivare sporchi di fumo, di carbone, di sudore, stanchi di non avere dormito per due giorni e più, con l'angoscia di non sapere dove dormire la notte seguente.
    In nave, per l'America o l'Australia, era 10 volte peggio. Un film di Emanuele Crialese "Golden door" ci raconta questa avventura per l'America. Se avete l'occasione, chiedetelo in prestito.
    Il viaggio, come l'ha vissuto Maria Zannoni, era un inferno. Gli emigrati erano in terza classe, nelle stive della nave, mangiavano durante il mese quello che avevano portato nel sacco. Niente stabilizzatori !
    Dopo la fortuna di vivere momenti felici in famiglia, arriva un altro colpo duro : la morte del marito. Si legge tutto questo nel sguardo di Maria : vita, amore, bontà e fatalismo.

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  10. Daniela ha scritto ai compaesani nel 2011, poco dopo l'uscita del libro. la lettera è stata pubblicata a pag. 13 del notiziario comunale del settembre 2011. Scaricabile qui:

    http://www.comune.faravicentino.vi.it/web/faravicentino/servizi/servizi-interna?p_p_id=ALFRESCO_MYPORTAL_CONTENT_PROXY_WAR_myportalportlet_INSTANCE_l6Hb&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&p_p_mode=view&template=/regioneveneto/myportal/contentdocumentbrowse-tree&uuid=86fbc2e4-9503-4718-af41-386101093e9c&contentArea=_FaraVicentino_servizi-interna_Body1_&selVert=menu-contestuale_7d6d1ae0-54e7-432b-add2-cc348b1ad297

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