Un
futuro migliore,
ma
a quale prezzo?
“I
ricordi di mia madre”
Maria Zannoni (Faccio) è nata nel 1924 a
Bassano del Grappa. Ha avuto un’infanzia felice, ha frequentato le scuole e a
dieci anni ha iniziato a lavorare in una fabbrica di figurine natalizie. Era
aperta e cordiale di carattere. A vent’anni ha conosciuto Gino, un bel “alpino”, di Fara Vicentino che era di servizio a Bassano. L’amicizia tra Maria
e Gino si era conclusa con il matrimonio il 26 gennaio 1946. Trasferendosi
nella casa dello sposo a Fara, Maria ebbe subito la sensazione di trovarsi sola
e abbandonata. Entrava in una famiglia di cinque figli maschi, i suoceri e la
nonna di Gino, la “matriarca” che regnava dalla sua poltrona-trono con ferrea
determinazione. Nuora docile, Maria doveva fare i lavori più umili: pulizie di
casa, portare il mangiare ai maiali e altri animali, recarsi ogni mattina al
caseificio con i pesanti secchi di latte anche d’inverno con il freddo e la neve,
e anche quando era incinta. Per visitare i propri genitori Maria doveva
chiedere il permesso 15 giorni prima. Era un ambiente soffocante per una
giovane sposa, divenuta anche madre di tre bambine: Concetta, Rossella e
Daniela.
Un amico di famiglia ritornato
dall’Australia per una vacanza, si fece garante dell’emigrazione di Gino in
quel Paese, e nonostante l’opposizione del padre, Gino decise che l’Australia
sarebbe stata la nuova casa per la sua famiglia. Cercava una vita migliore. La
decisione rappresentò un sollievo immenso per Maria.
Gino arrivò in Australia l’8 agosto 1951 con
la nave “Hellenic Prince”. Un anno dopo venne raggiunto dal fratello Silvio,
sette anni più giovane. Era una caratteristica dell’emigrazione di quegli anni:
le donne ed i bambini rimanevano in paese, a casa dei genitori o suoceri, in
attesa di un atto di richiamo da parte del marito. “La decisione di Gino di emigrare
– confessò Maria alla figlia Daniela - mi rallegrava molto perchè stavo vivendo
un inferno con i suoceri”.
Maria e le sue tre figlie partirono da Genova
il 16 maggio 1953, insieme ad altri 792 passeggeri. Il viaggio in nave fu un
incubo per Maria. “Sulla nave ero sempre in infermeria perchè soffrivo
terribilmente di mal di mare. Non potevo alzarmi dal letto, non ne avevo le
forze”. Gino aveva scritto a Maria dall’Australia circa le dure condizioni di
vita nel nuovo Paese assicurandola che ce l’avrebbero fatta data la loro
giovane età.
Maria e le bambine arrivarono a Melbourne
il 14 giugno1953, attese al porto da Gino e Silvio. Ma quale sarebbe stata la
destinazione finale del viaggio? Presero il treno per Mount Gambier, nel South
Australia, a circa 500 chilometri da Melbourne, viaggiando di notte. Fu una
notte fonda e misteriosa per le nuove arrivate dall’Italia. Da Mount Gambier presero un taxi per
Tantanoola, distante 37 chilometri. All’arrivo nella “nuova casa” Gino chiese
al tassista di puntare gli abbaglianti sulla lampada a cherosene per
accenderla. Maria iniziò a piangere trovandosi di fronte ad una baracca in
lamiere, immersa nel nulla, circondata solo da alberi. “Ho pianto quando ho
visto la mia nuova residenza. Ho pianto giorno e notte. Mi svegliavo gridando e
piangendo. Gino mi portava fuori per calmarmi e per lavarmi la faccia. Tornavo
a letto e ricominciava tutto da capo. Mi sembrava di essere arrivata al
finimondo”. Iniziò una vita di grandi sacrifici, soprattutto a causa della
barriera della lingua e della solitudine. Accompagnava le bambine a scuola
sedute cavalcioni sul manubrio e il sellino della bicicletta, percorrendo 8
chilometri all’andata e altrettanti al ritorno; per poi rifare lo stesso
percorso nel pomeriggio. E quando era sola nella baracca si sentiva stretta nel
morso della nostalgia. Dovette
affrontare un lungo periodo di depressione.
Ma Gino era un uomo di grande comprensione
ed un lavoratore instancabile. Gino ed il fratello Silvio iniziarono una attività
commerciale con il marchio “Fratelli Zannoni”. Consisteva nel taglio e
trasporto di tronchi d’alberi dai boschi alle industrie del legname. Nel
periodo più prosperoso della loro impresa possedevano 22 camion e davano lavoro
a 75 dipendenti. E la famiglia era resa felice dall’arrivo di altre due
bambine: Lina e Domenica.
Gino ha saputo abbinare al lavoro una
intensa vita sociale. Nella sua casa transitavano molti nuovi immigrati
dall’Italia e ricevevano alloggio, vitto e generi di prima necessità. Promosse
l’iniziativa di fondare una associazione italo-australiana e nel 1967 divenne
il primo presidente del club. Per la sua dedizione ai connazionali gli venne
conferita l’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine della Stella della
Solidarietà Italiana”.
Gino
e Silvio acquistarono un grande podere di circa 500 ettari a Penola, a 50 km da
Mount Gambier. Avrebbe dovuto diventare una residenza di campagna, con
allevamento di bestiame ed altre attività. Durante i fine settimana si recavano
in quel podere per disboscarlo. Il 7 febbraio 1970 il loro furgoncino lungo la
strada per Penola venne investito frontalmente da un autoarticolato. Nel
drammatico incidente i due fratelli morirono all’istante. Venne accertato che
la causa dell’incidente fu un colpo di sonno dell’autista del camion. Maria ed
Annalice, rispettando la volontà dei mariti defunti, fecero inviare le salme in
Italia per essere sepolte nella tomba della famiglia Zannoni a Fara Vicentino.
Maria
ha raggiunto la veneranda età di 88 anni, e viene assistita in una casa di
riposo di Mount Gambier.
La vita di Maria Zannoni è stata raccontata dalla figlia Daniela nel
libro “I ricordi di mia madre - Successi e tragedie
di una famiglia italiana emigrata”. Daniela, che lavora a Melbourne come
assistente comunitaria e interprete, si è sentita spinta da una “necessità
morale” a scrivere la storia della propria famiglia, sia per tener viva nella
memoria dei suoi cinque figli il valore dei sacrifici compiuti dai loro nonni,
sia per il significato sociale della travagliata esperienza dei suoi genitori.
Germano Spagnolo
“My Mother’s
Memories”
Daniela
Zannoni tells a family story in “My Mother’s Memories”: the life of a strong
and courageous woman. The documentation of Italian migration is enriched
year by year by research, degree thesis, sociological essays, etc.
However, the human aspect of migration can only emerge from statistics and
anonymous analyses if the author nurtures a strong passion for their own family
story. This is the case with Daniela Zannoni (married Di Clemente) who
for many years collected the most vivid, moving and dramatic memories which she
had published in a book she titled “My Mother’s Memories”.
Daniela, as
she introduces herself: “was born in 1950 in Fara Vicentino. In 1953 she
emigrated to Australia and did all her schooling here. After her marriage
and raising five children, she attended university and gained a Bachelor of
Arts degree, a Diploma of Education and a Diploma of Interpreting, all for the
Italian language. The desire to write her mother’s memories developed
during her studies.”
The book,
from a literary point of view, is fluent and straightforward. The
phrasing is clear. The contents describe a series of dramatic events which
evoke intense emotions in the reader.
It is the
story of Gino Zannoni, a young emigrant originally from Fara Vicentino, and of
his wife Maria from Bassano Del Grappa. The themes in the first few
chapters are the story of the two cities, several episodes during the war, her
childhood and her life in the Zannoni household. The second part of the
book describes the human drama lived by Maria on her arrival: “I cried when I
saw where my future home would be. I cried day and night…” Her
“new” house was a shed, 30 kilometres from Mount Gambier, and she had to endure
immense solitude due to the language barrier. After having left her
in-laws’ family where she endured many humiliations, she found herself in
hell. When her situation seemed to change for the better, an inhumane
tragedy happened to the Zannoni family; Gino and his brother Silvio die
in a road accident. The sad story continues, but with some light at the
end of the tunnel, and this light is the personal successes attained by the
five daughters: Concetta, Rossella, Daniela, Lina and Domenica.
“My Mother’s
Memories” is a book which merits being read, meditated upon and made known to
the younger generation, so that they don’t have the regret of not knowing
enough about their parents’ , their grandparents’ and their great-grandparents’
lives. It is a book for families, schools and libraries.
Bravo Germano, triste e commovente questa storia.
RispondiEliminaCiao
Molto commovente, mi fa pensare che sono trascorsi appena cinquant'anni e noi italiani siamo di nuovo sull'orlo di un baratro che potrebbe dare origine a nuova emigrazione con sacrifici da parte delle famiglie, speriamo che non succeda. Floriana
RispondiEliminaSe sapessi Flo che ho fatto il tuo stesso pensiero...
EliminaNon dicono anche che una generazione fà e una disfa?
Triste, commovente, ma reale il racconto di Germano. Spero ci invierai anche altri capitoli del libro che deve essere meraviglioso ed interessantissimo.
la prima generazione fà, la seconda vive sugli allori della prima, la terza disfa, ecco l'esatto modo di dire nelle gestioni aziendali vicentine, il vecchio dal garage di casa ha fatto un' industria di valore mondiale, i figli, pieni di soldi e di puzza sotto il naso resistono fin che c'è il vecchio, alla fine i nipoti del vecchio vendono o falliscono...amen
EliminaCaro Piero, questa volta mi sembri troppo pessimista, il fatto di raccogliere in un libro la vita e l'avventura dei propri genitori mi sembra piuttosto costruttivo e positivo... Spero possano giungere alla mia coscritta Daniela vere congratulazioni per il lavoro fatto. Jiorgio
EliminaCaro Giorgietto non fraintendermi il Pieretto...
EliminaMi ha solo spiegato meglio (avevo saltato un passaggio) il modo di dire in uso.
Credo non abbia tolto o voluto togliere nulla alla bravura di Daniela per il lavoro svolto.
esatto, era solo il modo di dire che sotto m berico ho sentito molte volte,la storia raccontata dal grande German non c'entra niente, anzi..ciao
EliminaGrazie Germano per questa pagina di storia, reale e toccante. Jiorgio
RispondiEliminaThank you so much Germano for this witness that lifts the veil on a reality that only those who knew it understand what it means.
RispondiEliminaPrima ancora di iniziare a leggere, mi hanno colpito gli occhi della Signora Maria. Occhi di una persona buona, le cui difficoltà non sono riuscite a toglierne la luminosità. Che purezza ...
RispondiEliminaUna signora ultra novantenne,una certa MERLO, dal parlare di chiare origini trentine, a
RispondiEliminaGaribaldi(Rio Grande del Sud) mi raccontava che quando si lamentava dei disagi in cui vivevano
le diceva:Ricordati,figlia,che dopo quaranta giorni di nave,undici giorni di rimonta del fiume
Taquari trainando le zattere con i bauli....ti ho dato alla luce nel greto del fiume, come tetto
le radici d'un albero.Nell'altra riva,occhi di fuoco di bestie feroci,attratte dall'odore del
sangue ci fissarono....fino al mattino.Solo i fuochi tenuti accesi dagli uomini ci salvarono
la vita........
Eh... se è dura ragazzi! Hanno dato tutto per il nostro avvenire... son passati... passiamo...
RispondiEliminaI giovani di oggi spesso non sanno, non capiscono, non vogliono capire; non giustificano, sopratutto questo fa male.
...una grande donna, che mia mamma ha conosciuto, partita da Fara Vicentino per emigrare in Australia, spinta dalla grande volontà di migliorare le condizioni di vita della propria famiglia e delle proprie figlie. Un grande spirito che la aiuta a superare le immense tragedie...Questo è un libro per conoscere le condizioni degli italiani emigrati in Australia, ...ma soprattutto è un libro per i giovani, per imparare ad affrontare la vita con grande generosità ...
RispondiEliminaGermano, con distacco, questa vita ci sembra insopportabile, e, purtroppo, è quella che contavano i nostri genitori emigrati. I viaggi erano sempre troppo lunghi anche in treno : in piedi nel corridoio, nelle toelètte certe volte, con la sensazione (non era soltanto una sensazione) di arrivare sporchi di fumo, di carbone, di sudore, stanchi di non avere dormito per due giorni e più, con l'angoscia di non sapere dove dormire la notte seguente.
RispondiEliminaIn nave, per l'America o l'Australia, era 10 volte peggio. Un film di Emanuele Crialese "Golden door" ci raconta questa avventura per l'America. Se avete l'occasione, chiedetelo in prestito.
Il viaggio, come l'ha vissuto Maria Zannoni, era un inferno. Gli emigrati erano in terza classe, nelle stive della nave, mangiavano durante il mese quello che avevano portato nel sacco. Niente stabilizzatori !
Dopo la fortuna di vivere momenti felici in famiglia, arriva un altro colpo duro : la morte del marito. Si legge tutto questo nel sguardo di Maria : vita, amore, bontà e fatalismo.
Daniela ha scritto ai compaesani nel 2011, poco dopo l'uscita del libro. la lettera è stata pubblicata a pag. 13 del notiziario comunale del settembre 2011. Scaricabile qui:
RispondiEliminahttp://www.comune.faravicentino.vi.it/web/faravicentino/servizi/servizi-interna?p_p_id=ALFRESCO_MYPORTAL_CONTENT_PROXY_WAR_myportalportlet_INSTANCE_l6Hb&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&p_p_mode=view&template=/regioneveneto/myportal/contentdocumentbrowse-tree&uuid=86fbc2e4-9503-4718-af41-386101093e9c&contentArea=_FaraVicentino_servizi-interna_Body1_&selVert=menu-contestuale_7d6d1ae0-54e7-432b-add2-cc348b1ad297