La mia famiglia non si reca a San Piero da qualche anno ed io ne sento molto la nostalgia. Fortunatamente zia Marianna mi invita a passare qualche tempo a casa sua e per me è come rinascere, ho proprio bisogno di allontanarmi dalla città e di vivere in quei luoghi a misura d'uomo tra le persone che mi sono care. La camera che mi viene destinata guarda sulla valle e di notte io dormo con le finestre aperte per non perdere nemmeno un minuto di quei rumori e profumi della natura che mi rigenerano nel corpo e nell'anima. La vita a volte è difficile, ma io non ho problemi a raccontare i miei guai alla zia Marianna perché lei mi sa ascoltare, non giudica mai (al massimo a volte consiglia) anzi comprende i miei disagi senza bisogno di tante parole; per me è come una seconda madre che sa sempre quando è necessaria un'iniezione di positività. E' con lei che ho affrontato per la prima volta la Singéla appagando un desiderio che coltivavo da anni. Mi sono fatta prestare gli scarponi e le calze di lana da Sandro (oramai il mio piede calza il 40) e sono partita con loro verso il mio primo traguardo da montanara. In cielo brillano ancora le stelle e un'aria frizzantina mi costringe ad indossare anche il maglione di lana. L'emozione è forte, ma imparo subito che devo restare calma se voglio mantenere il fiato sino alla cima; superato il primo pezzo sino ai Baise (che già conosco) tutto per me è novità, la strada si fa sempre più impervia, ma io cerco di seguire il gruppo con determinazione.
Ad un certo punto dalla parte destra della montagna sento soffiare un vento fortissimo e freddo; un pò mi spavento perchè tra l'altro è ancora buio e comincio a correre per superare la Val dei Mori dove comunque ho scoperto un'altra manifestazione della natura. Più avanti altra sorpresa! Ad un tratto vedo l'entrata di una galleria artificiale e per fortuna vengo fermata da mia zia Marianna perché l'istinto sarebbe quello di entrarci a curiosare. A poco a poco il cielo rischiara e ci fermiamo per una pausa, dallo zaino esce un thermos con del buon caffè e vino, ci passiamo il bicchierino per un sorso a testa e poi via di nuovo verso la cima. Ora la bellezza del bosco si riesce a vedere nella sua pienezza, gli uccellini cantano al nuovo giorno, il profumo dei ciclamini che spuntano qua e là è molto intenso, le felci a mazzi giganteschi fanno sembrare questo luogo un Paradiso. La cima della Singéla sulla nostra sinistra è quasi in linea con il sentiero, ancora qualche sforzo e poi si presenta un bel percorso quasi pianeggiante che ci permette di allungare il passo, sullo fondo una curva che appena superata apre davanti a noi uno spettacolo: gli alberi non ci sono più, i prati leggermente ondulati sono inondati dal sole e sullo sfondo la Malga di Canprosà ci aspetta con nuove sorprese. Mentre ci avviciniamo al gruppo delle mucche, spunta la Moretta, ci viene incontro per accoglierci con un calore che neanche un umano sa esprimere. Nella casàra la giornata di lavoro è già cominciata da un pezzo, entriamo, ci viene offerto del buon formaggio con polenta abbrustolita e un catino di latte appena munto, mamma mia come si sta bene! Il fuoco sotto al caliéro arde vivacemente formando delle lingue danzanti che mi fanno incantare: dopo qualche ora trascorsa nei pascoli in piena libertà e con la musica dei campanacci nelle orecchie ci prepariamo per il ritorno; la discesa è più facile e veloce, ma quanto male alle dita dei piedi! Arriviamo a casa nel pomeriggio, io sono esausta, ma felice, sfilo scarponi e calze, mi vado a riposare e non mi alzo più sino alla mattina seguente.
Al mio risveglio scendendo le scale sento un profumino
di burro sfrigolante, la zia Marianna, prima di recarsi nei campi, sta
preparando il condimento per gli gnocchi già messi ad asciugare tutti in fila
sulla tola di legno come bravi soldatini. Nonostante la
stanchezza e tutto il lavoro che deve svolgere trova anche il tempo di far
gioire la nostra pancia! E' davvero una donna meravigliosa e i "gnochi
consà" come li prepara lei non li prepara nessuno.
E' sempre per merito suo se ho avuto modo anche di
visitare un paesino grazioso come San Sebastiano. Un giorno che doveva andare a
trovare sua sorella mi ha portato con sè: con la corriera siamo arrivate quasi
vicino e poi a piedi tra prati fioriti sino alla meta. Lungo il percorso io guardavo
con occhi incantati le case, le strade sempre di montagna, ma con tratti
divers, quasi fossimo in un'altra realtà. Non posso nemmeno dimenticare come,
più avanti negli anni, ha affrontato il viaggio massacrante da San Piero a
Milano portando il peso di un enorme sacco di patate nostrane (sapeva che ne
ero molto golosa) per venire a trovarmi alla nascita del mio bambino; il suo
sorriso e la sua dolcezza mi hanno aiutata anche in questa circostanza ad
affrontare gli eventi con serenità. Ancora oggi quando ci telefoniamo mi sento
rigenerata e spronata ad andare avanti sulla scia del suo esempio di
"DONNA SPECIALE".
Floriana Ferrarini
Ecco, bellissimo questo racconto, evidenzia come il sapore della Valle venga vissuto molto da chi non l'ha sempre
RispondiElimina"a disposizione".
Ma vi giganteggia e commuove soprattutto la zia Marianna, che si leva prima degli altri, prepara per tutti la sua specialità, ne è generosamente fiera. Poi, pensarla in viaggio col suo sacco di patate nostrane... l'omaggio umile e sincero...
La Singela ha un suo fascino tutto particolare, e tu Floriana lo descrivi benissimo. Dài parole di grande poesia alle emozioni che suscita la montagna più amata e più misteriosa (potremmo dire anche drammatica) del nostro paese. E quando arrivi a Camprosà cogli nel segno i colori e i sapori della malga. Pascoli parlava dell'"Azzurra vision di San Marino"....... e tu ci incanti con la rosea vision di Camprosà... Il pianoro leggermente ondulato, innondato dal sole. Che sensazione
RispondiEliminaintensa!!!!!!!!!!
L'Airone
Io credo che Floriana, il minimo che si possa meritare,
RispondiEliminasia la "cittadinanza onoraria" de San Piero...
Siete d'accordo anche voi?
Tu Lucia, che in quei corridoi ti sai muovere più speditamente di noi,
traghe là a qualchedùn la proposta...
Credo Floriana che ci riconosciamo in tanti nelle tue sensazioni "da piccola Heidi" che ci fai rivivere con semplicità e spontaneità. Grazie!
RispondiEliminaOra stampo il tuo racconto e la settimana prossima lo porto alla zia Marianna e glielo leggo.....mi sembra già di vederla sorridere....ti farò sapere....Un caro saluto.
Grazie Annna,mi fa immenso piacere vorrei essere lì con lei in questi momenti non facili ma non mi è possibile. Sono sicura che ricorderà quei bei momenti e potranno solo farle un gran bene. Grazie ancora Floriana
EliminaSpero, cara Floriana, che fra i tuoi ricordi piu' belli ci sia anche quello di Maria,la sorella di Marianna. Devi aver trascorso delle belle giornate a casa sua e molto probabilmente mangiato pure da Lei "i gnochi"... perchè so che anche lei era una grande specialista... o nel DNA di famiglia... o che la Maria aveva imparato dalla Bepa meneghéla...
RispondiEliminaCerto Carla, volevo molto bene anche alla Maria e da lei assaggiavo sempre una bella fetta di fugazzetta pomeridiana!!!!!!
RispondiEliminaGrazie Carla di ricordarti di mia mamma. E' proprio vero, quando faceva gli gnocchi erano veramente squisiti, e io come allora ancora adesso ne vado matto, per via della "fugassa -soprannome della mia famiglia e te ne racconterò il motivo " cara Florianna, mia mamma mi ha lasciato in eridità la ricetta e cosi ho pensato leggendo il tuo commento che quando passerò a trovarti te ne farò una tutta per te in ricordo di mia mamma.
RispondiEliminaGrazie Carla e Florianna
Aspetto con l'acquolina in bocca!!!!Floriana
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