Disastro
di Marcinelle
- 27 Aprile 1964 -
fine del processo
Quando
gli emigranti senza diritti eravamo noi
I
candidati minatori italiani per il Belgio, prima erano radunati a Milano per
una visita sommaria, dopo, in convogli ferroviari con un viaggio di due o tre
giorni, venivano scaricati in Belgio, non nelle stazioni Centrali, ma nelle
stazioni Merci. Qui venivano allineati ed indirizzati nelle varie miniere dove
poi venivano sistemati in baracche di legno, costruite un tempo per i
prigionieri di guerra russi; in alloggi indecenti al limite della
vivibilità. Questi operai erano
chiamati “gueules noires”—musi neri— erano tenuti lontani dalle città, in
luoghi sconosciuti dalla maggior
parte dei Belgi, un popolo di
invisibili. I primi arrivi avevano suscitato qualche movimento razzista e
numerose furono le risse e gli incidenti fra
Belgi e Italiani. Quell'8 agosto1956, era mercoledì, 275 operai scendono nella miniera au Bois du
Cazier a Marcinelle, a quota -765, a quota -975 e quota -1035 cioè a più di mille metri sotto terra. Alle 8.10 a quota -975 nel pozzo Nr. 1 scoppia un incendio che
raggiunge il piano -735. Le fiamme spinte dall’aria raggiungono il pozzo Nr. 2. Il fumo e l’ossido di carbonio
invadono tutta la miniera. Ai minatori non rimase alcuna via di scampo e fu
un'agghiacciante tragedia. 262 operai
persero la vita, il più giovane aveva 14 anni, il più anziano 53. 136
furono gli italiani. Tra il 1946 ed il 1963 ben 867 italiani persero la vita nelle miniere
belghe. Erano andati in cerca di un futuro migliore, furono sacrificati alla
bramosia del lucro dei padroni ed agli
interessi dei governi. Per la prima volta la televisione seguì in diretta
l’immane tragedia e mise alla luce le pessime condizioni di lavoro dei minatori.
Le ricerche per trovare le persone sparse nella miniera cominciarono la sera
dell’ 8 agosto e finirono alle 3 di di notte del 23, quando Galvan, arrivato in
superficie, pronunciò la terribile frase in italiano: ”Tutti cadaveri”. Le operazioni di recupero delle salme
continueranno nei mesi successivi. Nel marzo del '57 fu trovato l’ultimo
cadavere. Quattro non saranno mai trovati! La Giustizia belga creò un'inchiesta, un’altra il Ministro
dell’Economia ed una terza le Carbonage Belge, tutte dovevano fare –“ogni
luce”— sul tragico avvenimento. La fine giudiziaria avvenne il 27 aprile 1964, i cinque imputati furono
assolti. Il Direttore della centrale di
soccorso, che era scomparso tutta la mattinata, l’Ingegnere della miniera scomparso pure lui pur sapendo del
disastro, il Direttore Generale
assente dalle 7 alle 14 “per faccende”... ASSOLTI! Il resposabile? Antonio I. quello che era
stato accusato di aver collocato i due vagoncini in un solo ascensore! Niente di piu’ falso. Quando l’ascensore arrivò in superficie vi era un solo
vagone carico di carbone, lievemente accidentato, lo confermano due periti
giudiziari. E Antonio dov'era? In Canada che faceva la bella
vita.
La Direzione della miniera, un mese dopo l’incidente, lo spedì in
Canada.
Stranezze e dimenticanze volute.
Il medico legale non potè testimoniare così come i minatori. Nessuno parlò degli esplosivi incostuditi sparsi nelle gallerie, delle cisterne d’acqua semi vuote, delle ”Chambre d'abris“ obbligatorie, inesistenti.
Nessuno parlò di “varicello d’emergenza” che non riuscirono a far funzionare
e che, se funzionante, avrebbe potuto
salvare qualche vita!
TUTTI INNOCENTI... TUTTI ASSOLTI... !
I POVERI MINATORI MORTI DUE VOLTE... !
Lino Bonifaci
8 anni per questo processo! Con un finale da urlo! Che dire? Possiamo solo indignarci e farci portavoce per i posteri perchè queste cose rimangano vive e non abbiano mai a cadere nel dimenticatoio.
RispondiEliminabravo lino, spiegato e storificato molto bene, questo articolo bisognerebbe pubblicarlo in un giornale nazionale...ma del resto si sa...il mondo continua a girare...e non si può fermare...
RispondiEliminaUn paese che non guarda e non prende lezione del suo passato,e che si culla nel suo prospero,
RispondiEliminama già decadente presente,rischia di non avere futuro e di essere assorbito,senza accorgersi
da .......piu' povero.......ma piu' intraprendente.......
Bravo Lino ad alzare il velo su quella tragedia che ha segnato la nostra storia recente, quella piccola, quella che non sembra interessare a nessuno. Ci voleva.
RispondiEliminaVenduti per un sacco di carbone.
E chissà quante tragedie e patimenti si sono consumati nel silenzio.
Mio nonno partì per le miniere della Slesia a 13 anni, accompagnando alcuni minatori del paese. Mi vengono i brividi a pensare a mio figlio, che ha la stessa età, in quella situazione. La Patria lo richiamò solo per fare la guerra e non nelle retrovie, ma sull’Ortigara, sul Piave, …. poi la Francia, l'Africa Orientale; con la silicosi e la malaria che lo uccisero a 48 anni. Due terzi della vita passati all’estero, che allora, come ben hai illustrato, non era come adesso. L’Italia, allora come ora, pensava ad altro.