La polvere
Non era facile digerirla, ma le cose andarono così, dieci giorni di rigore per mancato rientro e quindi, dieci giorni di naja in più. Per fortuna, una licenza spense la tristezza , nel vedere i miei compagni tornare a casa dopo un anno di servizio militare. Alla fine del permesso sono rientrato a Belluno solo per prendere il congedo e dare addio agli amici.
Eravamo nei primi giorni di un luglio caldo; l’estate del
1978 si presentava con tutte le porte aperte e durante questi giorni di permesso
successe quello che in Paese nessuno pare ora ricordare essere, almeno in
quelle misure e proporzioni.
Quella mattina, verso le otto, una coppia di aerei da
caccia sorvolò la valle dell’Astico, da sud verso nord lasciando dietro di loro
una scia di fumo grigio e imprecazioni varie, per aver interrotto dei sonni
profondi a noi, baldi giovani. Dopo varie imprecazioni dirette verso detti
velivoli, mi rigirai nel letto, ma subito le campane annunciatrici della messa
rimbombavano nella testa, praticamente capii che non era il caso di rimanere ancora
a letto e mi alzai.
Aprii la finestra e, accecato dalla luce del sole,
salutai la magnifica mattina estiva; la piazza del paese, la fontana, le scale
di marmo e la facciata della chiesa, erano già baciate dal sole
Ero in bagno, quando un forte boato scosse tutta la casa
e a seguire, un rumore di rotolamento, di frana, poi all’improvviso il silenzio.
Corsi ad aprire la finestra che dava sulla piazza e l’immagine di tutta quella
polvere che ricopriva ogni cosa mi sconvolse e il panico si diffuse in famiglia.
Proprio in quel periodo era in costruzione in via Giare
la nostra nuova casa e vedendo che la zona della frana era in linea con il
cantiere, a mio padre si fermò per un istante il cuore.
Non ebbe il coraggio di andare a vedere la situazione, ci
andò molto più tardi. Il Sojo, il nostro Sojo, ci regalò veramente una bella
giornata.
Piano piano la polvere scompariva e di corsa mi avvicinai a via Giare; nella casa sopra la macelleria dei Giacomelli una roccia di tre metri cubi si arrestò proprio sopra il bagno, fortunatamente non sfondò il solaio; proseguendo mi accorsi che diversi pezzi di roccia si arrestarono a tre metri dalla nuova casa, abbattendo solo alberi e paracarri, la casa fortunatamente non subì nessun danno.
La valle scavata dalla frana era larga circa quattro
metri, partiva sotto la montagna fino al muro portante della strada delle Giare,
sfondò tutti i muri e distrusse ettari di bosco; non contento mi arrampicai
fino sotto il Sojo di mezzogiorno, pareva lo scoppio di una grossa bomba, per
cento metri sia in largo che in lunghezza non esisteva più niente, tutto
spazzato via dalla furia delle rocce.
Ricordo che in loco trovai due persone del paese: Antonio
Toldo (montagnola) e Bepi Pretto (Cagnéta) e ci consolammo a vicenda rientrando
in paese.
Molti anni sono passati, il Sojo se ne sta sempre
tranquillo ad aspettare il bacio del sole, i lavori fatti per arginare
eventuali frane sono col tempo un po’ degradati, le trincee scavate verso la
parte alta hanno molto materiale al loro interno, avrebbero bisogno di una
ripulita, ma questa è un’altra faccenda.
S. Pietro in Valdastico 1978—Vicenza 2013
Piero Lorenzi
tutti si sono presi un bel spavento il primo pensiero è stato che meta paese era sparito ma per fortuna è andata piu che bene
RispondiEliminaTu cara Giorgia potresti anche aggiungere che, da giorni, la tua cagna, rivolta verso il sojo... "ululava" e non ne capivate il motivo... Poi si è capito...
EliminaViene da chiedersi: Un cane, quante più "antenne" di noi ha?
Caro Piero, mi ricordo bene il periodo. Lavoravo a Vicenza e pranzavo nella mitica trattoria "da Righetti", punto d'incontro di tutti quelli che non potevano rincasare per il pranzo. Eravamo diventati tutti una grande famiglia. Fra questi c'erano anche tre geologi della Tecnogeo che era incaricata dei sopralluoghi ed ero costantemente aggiornata sul fatto. Ricordo che mi parlavano di una roccia molto "frola"...
RispondiEliminaSperémo chel Sojo el fassa el bravo e chel staga bon là... perchè credo che lo spavento sia stato per tutti enorme!
Ma ve l'immaginate il posto prima che crollassero le marogne? Come dev'essere stato il panorama? Dalle vecchie foto sembra proprio che quella distesa di sassi fosse sempre stata priva di vegetazione, solo negli ultimi decenni s'è imboscato quasi tutto. Il paesello emergeva dal fondo di una sassàra. Prudenti com'erano stiàni, vien da chiedersi anche perché abbiano costruito l'abitato in un posto così instabile. Che avessero avuto informazioni che ci sfuggono?
RispondiEliminaPosso confermare che, dalle Gioe alla valle dei Chestele, fino a venti metri sopra la strada delle Giare era una petraia
RispondiEliminabianca,un vero forno crematorio l'estate,priva di ogni segno di vita.Nei primi anni del dopo guerra,per opera della Fanfani,con a capo Toniti Nicola (montagnola) si comincio' a costruire i famosi" muraglioni".Per una quindicina di
giorni(tempo massimo di lavoro) ci lavorai anch'io: 500 lire,e una scodella di minestone(una prelibatezza).
D'allora comincio' a imboscarsi e la festa degli alberi aiuto'.Ma chi fu 'l'incosciente" che rilascio' il permesso di costruire
al papà di piero in quel posto??? O ai fratelli Toldo (badoni) a costruire su per il saliso,sotto un soio con caduta sassi
permanente?????Nel 1926 ai Mardemini fecero spostare la casa di sei metri con grande dispendio di soldi e perdita
di spazio perché giudicato pericoloso il luogo!!!!!!Forse in Comune a quei tempi non esistevano ancora...............