martedì 26 marzo 2013

Antichi presagi




Scendevo la Singèla con mio padre un'estate di qualche decennio fa, dopo essere stati nel Bìsele fare un giro. Sostammo poco sotto il Baito dei Bonati dove Valente trapelàva drìo on bocarólo col pìco. Era un bel pomeriggio d'agosto, dalla luce intensa e quell'aria fega che portava l'afrore del bosco: quel piacevole profumo di rasa, legno e terra.
Poco più giù c'imbattemmo in un gruppetto di paesani col quale mio padre s'intrattenne a ciacolàre. Le solite conventicole che a me seccavano e quindi me ne stavo in disparte per i fatti miei. Allora avevo altri interessi e mi infastidivano i discorsi dei vecchi, gli amarcord de stiàni, le parentele e tutti quei discorsi che da generazioni infinite si tramandavano in valle. 
A me interessavano al massimo le storie di guerra.
Solo quando non le ho più sentite, .. avrei capito che mi erano entrate dentro.

Ad un certo punto, Elio Cicio, uno del gruppetto, si avvicinò a mio padre dicendogli a bruciapelo: 
«Sétu Bepi ca me ricordo ancora co zé morta to pora nona?» «Marìe...,» Fece mio papà incredulo. «A te sarè sta péna bocia, ..come fètu ricordarte.» 
«Paràltro sa me ricordo!» Ribattè deciso e grave Elio, con quel suo caratteristico parlare sincopato:      
«Comefussedesso! Jera péna dopo la Befana co on frédo béco. A vignivimu dò par sta strada cuando ca ghémo sentìo cantare el gòdele.»




A quella parola prestai immediata attenzione: el gòdele! Quel bizzarro uccello che si nominava con timore solo nell'antica lingua, quasi ad esorcizzarne la presenza e che io perciò faticavo ad inquadrare nella moderna fauna avicola. Sembrava non essere la civetta, che si chiamava soéta, .. forse il gufo o il barbagianni? Oppure l'allocco? 
Certo che era l'uccello dal lugubre lamento, implacabile messaggero di malaugurio del quale si vociferava nei filò, ..... l'inesorabile annunciatore di disgrazia e di morte. Cose da non prendere assolutamente sottogamba! 

La precarietà di vita e l'esistenza tribolata di un tempo cercava di trarre sicurezze e presagi dai suoni e dagli eventi della natura. Ataviche angosce e paure venivano tramandate nei filò d'inverno, dove i bambini assorbivano come spugne gli echi di quella civiltà antica fra anguàne, orchi, salvanéi e arcaiche evocazioni.
La notte e i suoi abitanti, specie i misteriosi uccelli notturni, sfuggivano alle ordinarie catalogazioni anche della lingua e incutevano timore per l'associazione con l'invisibile, l'occulto, l'aldilà, ... il destino .. e la morte.
Quale attenzione a maggio, a contare i singulti del cùco, che dovevano predire inesorabilmente gli anni che ti rimanevano da vivere; un calcolo che noi bòce faticavamo a gestire: tegnér boni o no quando il cucùlo ghe mola e pò el taca danòvo Peraltro s'arrestava per i nostri rumori, dato che  una delle nostre numerose missioni stagionali consisteva anche nel'inutile tentativo di catturarlo. Non era comunque mica una questione di poco conto. Vitu salàdo che te si destinà a durar poco! Ci si cojonàva l'un l'altro, dimenticando che il cùco cantava per tutti, non solo per chi si perdéa via a contare.

«Sì ciò!» Proseguì serio il Merléto. «Co lo ghén sentìo, ai mìe ghe zé vegnù la pìtima e i ga sijità a caminare sìti pensando a chi che ghe la ghe sarìa tocà. Co sén rivà ala Volta de Menònce, ... a ghén sentìo bàtare l'Ave Maria.  Lora ghémo slongà le rècie a scoltare i ultimi boti: ...don...don..  'Na fémena! E lora via a pensare chi che la podéa essare. 
Co sèmo rivà ai Lucca zà i se ciamàva dale finestre. ....  I ga jito che zé la Catinéla Ghia.......» Era l'11 gennaio del 1931.

Gianni Spagnolo

9 commenti:

  1. Io non so che animale è il godele ma sono sicura che la civetta non sbaglia un colpo: qui in frazione dove abito c'è il nido e di notte d'estate si sente sempre il suo canto ma quando si sposta e si piazza nei pressi di un tetto qualsiasi è sicuro che ci scappa il morto!!!!Ho avuto modo di constatarlo più volte in questi anni. Comunque è un animale meraviglioso specialmente la civetta delle nevi che è tutta bianca e dall'aspetto regale. Anche questo tuo racconto prende l'anima come sempre, salutoni Floriana

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  2. hO LOTTATO UNA VITA PER NON CREDERCI QUASI RIUSCENDOCI. ORA HAI RIMESSO IN DISCUSSIONE TUTTO! LA MISERIACCIA! ORA CHE FACCIO???

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  3. Tranquillizzati, è solo suggestione antica, anche se il racconto è piacevole, coinvolgente ed istruttivo.
    Piuttosto, dove abita Floriana, mi piacerebbe riuscire a fotografare un rapace!

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    1. Sono molto lontana dalle vostre valli meravigliose, qui siamo in campagna e oltre alla civetta normale c'è solo qualche barbagianni e i falchi che però vengono immessi solo periodicamente per tenere lontani i piccioni. La civetta delle nevi io l'ho vista alla festa medioevale di Somaglia (mese di giugno) perchè vengono i falconieri a fare lo spettacolo e portano molti rapaci rari. Floriana

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  4. Anch'io mi ricordo da bambina che contavo i cucù, per sapere quanti anni rimaneva da vivere alla persona che in quel momento si stava pensando, col TERRORE che smettesse di lì a breve. Per fortuna che, se anche poi succedeva, si stava male sì, ma il giorno dopo avevamo tutto dimenticato (per fortuna). Oggi il CUCO che arriva quasi sempre puntuale intorno al 30 aprile (sbaglia di pochissimi giorni) lo ascolto sempre più volentieri perchè mi annuncia la primavera.

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  5. Di queste 4 facce beneauguranti, quale sarebbe dunque "el gòdele"???

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    1. Eh..eh...,.. pensavo che qualche scafatissimo venerando della vecchia guardia contribuisse a risolvere l'arcano attribuendo il nome all'appropriato augello.
      Pare che il Gòdele sia parente dell'Araba Fenice: che ci sia ciascun lo dice,.. cosa sia nessun lo sa!
      Facciamo i seri: in cimbro slàparo Gùdala è la civetta (ma anche il Gufo), mentre in valle il gufo si chiamava Gudi. Vuoi vedere che è un incrocio fra un gufo e una civetta?
      BarbaGianni sono io e non mi sarei mai messo così in cattiva luce.
      Rimane l'allocco, che potrebbe rimettere tutto in gioco; ma col nome che si ritrova sicuramente non è da prendere troppo sul serio.
      Spero di essere stato esauriente.

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  6. Nell'antica Grecia era addirittura venerata! Oltralpe è considerata un portafortuna! Anche nelle nostre bancarelle, da tempo, è venduta come tale. Chiediamoci: tutte le persone che muoiono ogni giorno nel mondo hanno "la telefonata" anticipatoria di miss civetta? Come sono dure a morire queste superstizioni che fanno veramente vivere male chi ci crede.

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  7. Credere o non credere che il canto della civetta(soeta)porti il morto...Un tempo ci si credeva,anche perché a volte cadeva giusto!!! Ma in realtà la civetta canta?? che qualche
    mese in un anno.Certo che se sei solo alle tre di notte su per la Singela,e che ti senti ,dalla altra parte della Torra,arrivare quel suono lugubre,ripetuto per diverse volte dall'eco,ti senti i peli che si drizzano sul tuo corpo.....Questa estate,e qualcuno puo' confermarlo,l'ho sentita
    tutto il mese di settembre sopra il maso Stefani e vicinissima anche alla mia finestra ma non mi faceva lo stesso effetto.A mio sapere,da noi esiste il CUCO (cucco,cuculo),l'allocco(ultimo in basso),il gufo(il primo in cima)e la soeta(civetta).

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Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...