lunedì 25 marzo 2013

Giovane Alpin


LO ZIO DI MIO MARITO, CLASSE 1922, 
E' STATO DISPERSO IN RUSSIA. 
SOLO ALCUNI ANNI FA ABBIAMO SAPUTO CHE ERA STATO FERITO,
FATTO PRIGIONIERO E CHE ERA MORTO IN OSPEDALE POCO  DOPO. 
QUESTA POESIA L'HO SCRITTA TANTI ANNI FA, 
PENSANDO A LUI.



GIOVANE ALPIN


Insieme a tanti te sì partìo,
ma el cuore a casa te ghe lassà... 
te somejavi perso, impaurìo,
ma te pensavi che presto te sarìssi tornà…
                   No podarémo mai savere
                   come sia stà el to destìn,
                  cosa te ghè dovesto passare
                 rivà  al de là del confìn…
El fredo, la neve, le scarpe no tien…
i  oci xè sempre bagnà…
el sole, el cielo seren
ormai te li ghè desmentegà…
                    Pensiero sempre presente,
                   la to casa, la to  fameja...
                   el ricordo  del paese, dela  gente
                  la to mente tegne sveja…
In  quela bianca distesa, in tera straniera
cosa gavaretù pensà?
Ogni minuto, da matina a sera,
quel nome caro, te lo ghè tanto ciamà…
                   L’inferno col fogo xè quasi gnente…
                  “ I  sbara, scapemo, dovemo tornare…
                   coràjo,  lontan l’è ormai el fronte”,
                  ma el sente le fòrse che xè drio finire…
El vede i compagni ormai lontan
el prova a mòvarse, ma nol ghè la fa…
dolore nel corpo e, pian pian
el se vede dal nemico,  ormai accerchià…
                   L’è perso, ferìo,  prigioniero,
                   e adesso la xè proprio finìa…
                  nol torna più, ormai xè vero…
                  nol vedrà la so tera natia…
Sparisse el dolore, i oci se sara…
sto giovane alpin, gà finio la mission
par lù  gnente fiuri, gnanca nà bara,
a casa  i lo speta , i dise orassiòn…
                   In tera straniera, sensa nessuni,
                   par dir na parola, la man ne la man…
                   finire la vita a vintidù ani
                   morir par la Patria,  cusì lontan…
O giovane alpin, come ti tanti i xè stà
dove te riposi, rive  el me pensiero, le me parole,
el vento le porte, d’inverno e de istà
e intorno useliti che cante nel sole!
        

                          Lucia Marangoni

1 commento:

  1. Lucia,la tua straziante poesia che tocca il cuore riassume in poche parole la tragica fine delle oltre settantamila
    giovani vite di alpini,divorati dalla steppa russa,partiti baldanzosi dai nostri paesi. Ho sotto gli occhi il libro di
    Manuel Grotto di Arsiero--"La Campagna di Russia"---Nel racconto dei Reduci.---Nel volume vi si trovano anche
    le testimonianze di due Reduci di San Pietro: Fondase Placido cl.1912 dai Costa e Sartori Giovanni cl.1920 Polonio.
    Fu chiesto a uno dei pochi ritornati se fosse tutto vero quello che si scriveva nei libri e lui rispose:" E' tutto vero,
    nessuna parola,nessuna penna,nessun discorso, potranno descrivere le vette dell'orrore e della sofferenza da noi
    vissuta nella steppa russa in quel inverno."

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