A MARCINELLE
un Eroe delle nostre montagne:
ANGELO
GALVAN
detto “LA
VOLPE du Cazier”
Antonio I., il presunto autore dell’incendio, a quota -975, arrivato alla
superfici, ha una sola idea in testa: avvertire il suo capo cantiere ANGELO
GALVAN. Costui conosceva cosi’ bene la miniera che lo chiamavano ”La volpe du Cazier”. Amava il
suo mestiere e i suoi uomini e per loro era disposto a sacrificare la
vita. Abitava vicino ed era ancora vestito da lavoro, quando vide arrivare
Antonio ...
Comprese subito che
qualcosa di grave era accaduto perché aveva udito un forte boato che
aveva scosso la terra. In pochi istanti fu davanti all’entrata del pozzo N1 e là
si rese conto degli ascensori bloccati e del fuoco che divampava nel fondo. Corse all’ufficio del Sig. CALICIS, l’ingegnere appena
assunto, per metterlo al corrente ed iniziare i soccorsi. Costui si era accorto
dell’incidente ed aveva inviato il suo aiutante Votquenne, con Matton per
verificare la gravità dell’ incidente.
Costoro, visto gli ascensori del pozzo
N1 inutilizzabili,,si servirono dell’ascensore N2,,ma arrivati alla quota -835
dovettero risalire a causa del fumo.
Alle 8,58 arrivata la prima squadra dei
soccoritori, Votquenne ridiscende fino al livello -1035 con le maschere questa volta, ma
non riescono ad uscire, e sono obbligati a risalire. Rimontando al livello -975
vedono le fiamme che stanno bruciando la porta di separazione dei due
pozzi. Alle 9,10 anche gli ascensori del pozzo N2 sono inutilizzabili, bruciati
dalle fiamme. Nel frattempo Galvan con quattro uomini tenta di aprire un varco
nel pozzo N3. Il lavoro durerà fino alle 13.00, e ciò permise di scoprire i
primi cadaveri. Alle 9,30 solamente si decide di fermare la ventilazione che spingeva il fuoco ed il fumo in tutta la
miniera. Si tenta di recuperare un ascensore o il varicello, ma l’operazione, per incapacità, si prolunga fino a mezzogiorno...
IL Direttore
dei soccorsi, che era scomparso per tutta la mattina, alle 11.00 dà l’ordine di innaffiare il pozzo provocando una colonna di
vapore. Alle 12.00 Calicis, Galvan ed un soccorritore riescono a scendere
fino a -170 ma un tappo di
vapore, impedisce loro di continuare. Alle 13,15
GONET capo squadra a quota -1050
lascia un messaggio su una trave: ”Siamo in cinquanta (con lui un figlio
di 20 anni ed uno di 15 anni), ci ritiriamo
verso 4 palmi per il fumo”.
Questo messaggio sarà ritrovato dai soccorritori il 23 agosto. Verso le 14.00
si decide di rimettere la ventilazione, e Galvan impaziente scende nel pozzo con dei soccorritori ed a quota -715 scoprono 4 cadaveri.
Subito dopo, sotto un
vagonetto rovesciato trovano tre minatori vivi e li portano in superficie, poi trovano un altro cadavere, poi uno vivo, ma muore subito. Il giorno dopo riprendono le ricerche e tutti i
giorni seguenti.
Calicis e Galvan non si arrendono mai. Solo il 15 agosto arrivano a quota -835 e scoprono 57
vittime, il giorno dopo altre 89
Il 23 agosto, la squadra guidata da
Galvan, arriva finalmente a quota -1035. Non c'é alcuna traccia d’incendio. I
minatori giacciono composti, uccisi dall’ossido di carbonio. Risaliti alla
superficie alle ore 3 del mattino, ai famigliari ancora trepidanti e speranzosi, UNO in italiano pronunciò: “TUTTI
MORTI”. Un urlo tremendo uscì dalla
folla... Il tragico bilancio: 262 vittime di cui 136 italiani e 5 veneti. Solo13 si salvarono...
Il
lutto colpì 246 famiglie 417 furono gli orfani.
Angelo era nato a Mezzaselva, comune di
Roana il 15 aprile 1920.
I suoi genitori erano emigrati in Belgio nel 1923 e
lui era rimasto con la nonna. A 14 anni
raggiunge i genitori e a 19 scende nei “pozzi neri” per 28 anni, suo
padre 30 anni.
Nell’ottobre del 1956 il re Baldovino in persona appunta
sul suo petto un'alta Onorificenza. E la
stampa belga rende onore all' ”EROE di
Marcinelle” il più coraggioso ed infaticabile dei soccorritori, pronto a morire
per salvare i suoi compagni”.
Angelo é morto il 10 marzo 1988:
i polmoni corrosi
dalla polvere di carbone.
Un piccolo museo é stato a lui dedicato,
con la
scritta:
”Il Belgio e l’Italia unite,
onorano la memoria di questo uomo,
umile e silenzioso
umile e silenzioso
partito dalle montagne,
che nelle prove si comportò da EROE.”
Lino Bonifaci
(seconda parte)
(seconda parte)
Nel corso degli anni sentendo parlare di questa tragedia sono sempre rimasta colpita ma la tua spiegazione così dettagliata mi ha fatto venire i brividi. Come sempre anche in questo caso l'indifferenza e l'incopetenza dei cosiddetti "padroni" si sono dimostrate responsabili di tante morti sul lavoro. Floriana
RispondiEliminaPer il cinquantesimo anniversario della tragedia (luglio 2006) a Lusiana durante la "Giornata dell'Emigrante" fu assegnata la 38esima "Lusiana targa d'oro" alla memoria di Angelo Galvan, altopianese di Roana eroe "volpe" del Cazier. E' importante continuare a ricordare.....è da ieri il bilancio di 21 morti in una miniera in Cina.....
RispondiEliminaSapevo della tragedia, ma non determianti particolari che racconta Lino, come quello di questo eroe della nostra zona, tale Galvan. Sono contento che Anna scriva che in Altopiano lo hanno ricordato.
RispondiEliminaA Roana c'è la via Angelo Galvan a ricordo di questo suo illustre concittadino che credo non sia mai ritornato al suo paese natale come mi raccontava mio padre che l'aveva conosciuto da ragazzo.
RispondiEliminaLa difficile infanzia(ha vissuto fino a quattordici anni con i nonni a Roana,lontano dai propri genitori),il ritorno e l'amara esperienza da partigiano,hanno indotto Angelo Galvan
RispondiEliminaa ripudiare quell'Italia matrigna che non aveva saputo dare lavoro e dignità ai propri figli. Astio e rancore verso la terra d'origine è spesso racchiuso nei cuori di molti
emigranti.Nella mia vita vissuta all'estero ne ho conosciuti parecchi di questi.
Sopratutto di quelli che in paese straniero ed ostile erano riusciti, come Angelo, con la tenacia ed il lavoro,a farsi amare e rispettare.
Secondo il suo biografo Marcel Leroy, Angelo Galvan, nelle sue ultime ore di vita le aveva dichiarato "mi appresto a raggiungere i miei compagni"
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