In un tranquillo giardino di
periferia c’era un piccolo acero; la primavera l’aveva costretto ad aprire le
sue gemme ed ora i suoi rami erano coperti di foglioline bianche e rosa.
Si sentiva un poco strano… c’era,
sì, un altro acero al di là del pino marino, nel giardino confinante, ma era un
acero “tradizionale” con foglie seghettate, nuove e verdi.
Il piccolo acero era anche un po’
triste perché non sapeva con chi parlare: il pino aveva il suo bel da fare a
tenere quiete le violette e le genziane che crescevano alla sua ombra e le
altre piante erano già più lontane e pure tanto più alte! Assorto nei suoi
pensieri non prestò subito ascolto ad una voce d’uomo che parlava di lui, ma si
riscosse subito… parlava di lui? E perché? Sentì che l’uomo raccontava ad una
donna che lui era un acero-farfalla. Un acero-farfalla? Ma quando mai! La
donna disse che era bellissimo e la sentì discorrere di fiabe mentre l’uomo
usciva dal cancello.
Un acero-farfalla! Com’era
possibile? Non ne aveva mai sentito parlare, ma quell’uomo sembrava sapere il
fatto suo. Forse era per questo, allora, che si sentiva strano e diverso, ma
come fare, come poteva fare per capire?
Pensò di muovere un ramo,
dapprima piano, poi con un po’ più di forza, finchè una coppia di foglioline si
staccò: la vide danzare nell’aria e la seguì fin che poté…, ma allora, allora era
vero! Allora, per qualche strano incrocio, in lui c’era qualcosa delle
farfalle, di quelle meravigliose, piccole creature che volano danzando.
Il piccolo acero decise subito
quello che avrebbe fatto e, nell’attesa, iniziò a fremere; solo le eriche si
accorsero della sua ansia e gli sussurrarono di stare tranquillo che tutto
sarebbe andato come lui desiderava se solo lo avesse davvero voluto.
Il pomeriggio trascorse, il
giorno cedette lentamente alla sera, i rumori a poco a poco sbiadirono; si accesero
le prime luci nelle case e sui monti, poi scese la sera e quindi la notte
avvolse ogni cosa con il suo manto; il piccolo acero era ben sveglio… finalmente
anche la luce della casa dietro di lui si spense, poi anche quella dei
lampioni… finalmente!
Il piccolo acero cominciò a
fremere più forte ed a muovere con forza tutti i suoi rami finchè tutte le
foglioline, poco a poco, si staccarono e, sollecitate dalla sua voce, si lasciarono
sostenere e guidare dalla lieve brezza della notte; danzarono come falene al
chiaro di luna e poi… poi conobbero l’erba dei monti, il respiro degli abeti, il
canto dei torrenti, il sussurro del
vento... e proprio il vento, prima del chiarore dell’aurora, le radunò e le guidò
in un giardino fiorito: capirono che poteva appartenere solo a quell’uomo che
aveva permesso loro di divenire farfalle e decisero di danzare ancora per
regalare al sonno di lui la magia dei sogni. Poi, silenziose e lievi, tornarono
al piccolo acero che, tutto infreddolito, le aspettava: dolcemente, una ad una,
si posarono sui rami e diventarono nuvola rosa e bianca che lo avvolse; il
piccolo acero, finalmente felice, si addormentò ascoltando la storia vera di
fiori farfalla in una notte di primavera.
Ada Agostini
Bene!!! Abbiamo anche Ada con noi, sicuramente arricchirà il Blog!!! Benvenuta!! Lucia
RispondiEliminaSicuramente Ada sarà di valore aggiunto alle Bronsescoverte, auguri alla nuova venuta... gino
RispondiEliminaCertamente benvenuta Ada, con questo leggiadro racconto il primo giorno di primavera. Ora ne aspettiamo molti altri.
RispondiEliminaI pulcini pasqualini dello sfondo hanno già alzato il beccuccio birichino per cogliere le foglioline farfallose che fluttuano nell'aria.
grazie a ...tutti! confesso che sono un tantino (e pure un po' volutamente) imbranata con quest'aggeggio, ma davvero grazie a voi, e di cuore! a presto. Ada
EliminaEcco ,sia benedetto il cielo, si è aggiunto a noi un fior di primavera.
RispondiEliminaPortaci in dono amore,giovinezza e freschezza.