[Gianni Spagnolo © 22M25]
"As long as grass grows or water runs." (Finché l'erba crescerà o l'acqua scorrerà). Questo è il celebre epilogo della promessa di proprietà della terra, che il presidente degli Stati Uniti Jackson fece ai pellerossa per costringerli ad abbandonare i loro luoghi nativi e trasferirsi più ad Ovest.
M’è rimasta impressa questa frase, emersa dai ricordi delle mie letture di ragazzo affascinato dall’epopea del Selvaggio West. Nell’immaginario di quelle tribù ancorate alla natura e ai suoi ritmi immutabili, questo sigillo significava nient’altro che eternità. Era infatti inconfutabile che l’acqua continuasse a scorrere e l’erba a crescere, e questo a prescindere dalla volontà degli uomini, che non avrebbero mai avuto voce in capitolo.
Noi viviamo invece in un’epoca dove sono messe in discussione anche le certezze più granitiche e consolidate. Pure il fatto che l’acqua scorra, perciò, non è più un assioma così incontrovertibile. Riflettevo oziosamente su queste cose qualche giorno fa, osservando mestamente la fontanella dei Chéca asciutta e silente. L’avevo vista scorrere da sempre, quell'acqua; copiosa e vivace fra i sassi, nella mia fanciullezza, quando facevamo navigare le barchette di legno giù per la rendola, allora ancora scoperta, verso le rivéte. Poi ridotta ad un mesto rivolo, scaturente da un orrendo tubo di cemento, in seguito alla costruzione della prima rete fognaria e alla “modernizzazione” delle condotte. Infine oggi, del tutto asciutta dopo i lavori di canalizzazione effettuati sulla strada de sora.
Anche la seconda sorgente delle vasche delle Fontanelle più in basso, ho visto che s’è prosciugata. Resiste ancora quella vicina e più profonda, che ho ripreso nel video di apertura, così da darne testimonianza, prima che qualche ingegnerone intercetti e incanali anche questa più a monte.
I tempi sono propizi per addebitare questi eventi al Climate Change, all’ineluttabilità dei cambiamenti climatici in atto, così non ci si fa domande e si accetta il fatto compiuto. In altri tempi: Tita Mondo, Menego Ojo, Toldìn e le fémene della contra' sarebbero saliti in municipio con le forche di fronte a questi eventi, ma ora tutto tace. Il mondo cambia; l’acqua non scorre più e anche l’erba non sta troppo bene.
Si, perché è anche comparso dal nulla un inedito spissaròto che sgorga sulla Val del Chéstele incanalato da un orrendo tubo di PVC nero; acqua dove non c’era mai stata, sottratta da dove è sempre scorsa. Non credo serva il genio di Leonardo per capire che se incanali una vena a monte qualche conseguenza a valle la crei, perché l’acqua scorre, … si sa! O almeno scorreva.
D'altra parte, nessuna vecióta esce più con la sésola e la derla a far erba pai cuniji, nissun vecióto ténde pì le vanpaòre né el volta i sassi. Nissuni mete pì i vedi in moja o i caljri dela polenta a smorbiarse. Da tanto tempo non passa più l’Erminia a voltàr l’acoa o a resentàr la spassaóra.
Quella piccola, povera e sofferta vita alimentata dall’acqua non c’è più e anche l’acqua si sarà forse stancata di scorrere per nulla; vediamola così!
Come sono vere queste parole ed e' vero fa tristezza vedere le " fontanelle così" ...quanti pomeriggi li a giocare ..mi ricordo la Gianna che faceva il bucato e lasciava il profumo di sapone...il profumo di pulito, il profumo dei tempi passati .Deborah
RispondiEliminaAspetta aspetta, che l'acqua, ora privatizzata, come le lobby se la saranno spartita, sarà pagata a peso d'oro... ma non di questo oro, di quello futuro
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