Quello di quest’anno non avrebbe mai potuto essere un Natale come gli altri, a meno che non decidiamo di oscurare i nostri occhi, di tappare le nostre orecchie e di chiuderci il cuore.
Il progressivo aumento dei costi e la necessità di risparmiare avevano già imposto la riduzione dell’illuminazione pubblica, ottenuta eliminando parte dei punti luce nelle ore serali e spegnendoli del tutto nelle ore notturne. Tale scelta era quasi un obbligo, una necessità dovuta ad un mero calcolo economico. Ma con il Natale tutto è diverso, il contesto assume altre valenze, non si tratta più solo di risparmiare, ma di condividere e di sentirsi parte delle sofferenze degli altri.
Già spegnere i lampioni per poi accendere le luminarie sarebbe apparso come un controsenso, ma ignorare del tutto quanto sta avvenendo a non molta distanza da noi, nella martoriata Ucraina, ci sembra davvero troppo.
Come potremmo noi godere a pieno delle luci del Natale quando popoli a noi vicini non hanno nemmeno la corrente elettrica nelle case o il metano per cucinare, riscaldarsi e vivere? E spesso nemmeno un tetto sopra le proprie teste? Lo spettacolo deve per forza continuare a tutti i costi o non conviene fermarsi un momento, pensare e riflettere? E compito delle amministrazioni non è anche quello di tracciare una via e di essere di esempio ai propri cittadini?
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