Il sistema in cui viviamo ha delle regole e queste regole hanno un unico scopo: il controllo. Siamo diventati schiavi che difendono i loro padroni. Accettiamo che il sistema ci renda schiavi di cose superflue, che ci dica come vestire, cosa comprare, cosa mangiare, dove andare, cosa pensare.
Pensare è un male, pensare non fa bene, sussurrano i media con voce suadente. Ogni giorno mettono in scena il loro spettacolo. Vogliono divertire, stupire, calamitare la vostra attenzione. Fanno in modo che siate sempre impegnati, distratti, assorbiti. Non sia mai che la gente si metta a pensare.
Oggi, in fondo, l’ignoranza è una virtù. Per essere liberi, per essere giusti, per essere democratici dovete essere tutti uguali. Hanno stravolto il concetto di uguaglianza: dispensando l'ignorante dall’istruirsi, lo sciocco dal giudicarsi, il bambino dall’essere uomo. A che scopo?
Un popolo che pensa, reagisce e si diverte nello stesso modo, è più facilmente prevedibile. Più facilmente controllabile. Uniformità e omologazione, ecco cosa tiene in piedi e fa prosperare il capitalismo moderno. Se possono prevedere cosa pensate, possono prevedere cosa comprate. Chi voterete. Quali parole usare per persuadervi, quali “narrazioni” vendervi.
Forse qualcuno si starà domandando: ma se l’intelligenza è disprezzata e l’originalità derisa, a che scopo essere diversi? Perché fare lo sforzo di mettere sotto torchio tutte quelle banalità che ci vengono propinate da una cattiva letteratura, da una tv spazzatura, da una stampa asservita ai partiti? Ogni volta che dite a voi stessi “tanto non ne vale la pena”, ogni volta che svendete le vostre idee perchè “così fanno tutti”, se non cercate una via di scampo, che non sia l'effimera evasione del sabato sera, siete già morti.
Dovete uscire da quella «zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva», come diceva la Montalcini.
G. Middei
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