giovedì 2 giugno 2022

L'jégano

[Gianni Spagnolo © 22E14]

Ecco che, con le agognate piogge dell’ultima settimana, le pendici delle nostre montagne cominciano a punteggiarsi del giallo delle caratteristiche infiorescenze pendule dei maggiociondoli. Questo è il nome della pianta in lingua, mentre quello scientifico sarebbe Laburnum alpinum; da noi si chiama invece égano o jégano e aveva un tempo una sua bella importanza per le eccezionali caratteristiche del suo legno. 

L’jégano è presente nelle nostre montagne a quote variabili fra i 600 m ed i 1600 m, non forma boschi puri, ma è presente in boschi freschi e umidi di latifoglie, normalmente associate al carpino nero (càrpane moro) nelle quote inferiori e al faggio (fagàro) in quelle superiori del suo areale distributivo.

Di suo sarebbe una pianta discreta che non si fa particolarmente notare, salvo in questo mese in cui manifesta tutta la sua personalità mostrando i suoi fiori a grappoli di un vistoso colore giallo. La fioritura a maggio ne ha attribuito il nome, anche se in verità continua fino a luglio a seconda della quota e dell’esposizione. Il maggiociondolo alpino ha la parte inferiore delle foglia glabra, che diviene pelosa nel maggiociondolo comune, mentre i suoi  fiori sono completamente gialli, a differenza di quello del piano che mostra macchie marroni-rossastre. A dire il vero il maggiociondolo sarebbe più propriamente classificabile come un grande arbusto, spingendosi fino ad un'altezza di sette metri. 

Il suo tronco ha una corteccia verde o bruno-verdastra liscia, particolarmente amata dagli ungulati nel periodo invernale, e presenta il caratteristico fogliaggio composto da tre foglioline, che rendono ben riconoscibile il maggiociondolo anche quando non è ancora fiorito. I fiori sono forse la parte più caratteristica di questa pianta, riuniti in abbondanti racemi penduli di colore giallo. L’infiorescenza fa capire subito che il maggiociondolo è parente della robinia e del glicine, e che, come queste, produce un frutto che si chiama legume (téga). Contrariamente a molte leguminose, l’jégano è però fortemente tossico in quasi tutte le sue parti, inclusi i fiori; così come il tasso, altra pianta diffusa da noi nelle vallette più postèrne e sconte.

Se non si poteva mangiare, l’jégano aveva però altre caratteristiche che erano particolarmente utili ai nostri vecchi. Il legno del suo durame è particolarmente duro e scuro, tanto da attribuirgli il nome di “falso ebano” o legno de fero.  Una volta secco, il durame si ossidava assumendo un caratteristico colore marrone scuro, tendente al nero, mentre l’alburno chiaro era soggetto ad un rapido decadimento, come per la robinia. Con l’jégano si facevano perciò un sacco di attrezzi e utensili destinati a resistere all’usura molto meglio di altri tipi di legno. Denti di rastrelli, ingranaggi di mulini, lìgni da sóghe, naéje, … e pali di sostegno destinati a durare in eterno.

C’era un vecchio palo di maggiociondolo che sosteneva la passàja e il gàtere del pollaio della nostra corte. Era proprio brutto, con l’alburno tutto tarlato e corroso dal tempo. Chiesi a mio padre perché non lo sostituiva con uno nuovo, dato che pareva proprio marcio e instabile. “L’jégano rénto nol smarsisse mai!” Mi disse. “Cuél palo live el lo ga inpiantà ancora me poro nono e se te lo lassi live, tarè chel ne sepulirà anca naltri du”. Quindi era conficcato li, esposto alle intemperie, da almeno sessant’anni. “Ma a l’è tuto marso e rosegà!” Obiettai io. “Lora prova a scavessarlo, se ti si bon!”  Mi sfidò. Ci provai in tutti i modi, senza riuscirci; alla fine dovetti tagliarlo con la scure. Allora capii di che pasta era fatto quel legno! Legno de fero, ciò, …ancamassa!


4 commenti:

  1. Interessante! Ciao prof. Gianni.

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  2. Non è tossica per gli animali, (e neanche per le donne ?) diceva Columella, agronomo romano, 4s. dopo J.-C :
    "Il maggiociondolo
    XII. È molto importante possedere su una terra una forte quantità di maggiociondoli, poiché sono molto utili alle galline, alle api, alle capre, ai buoi e ad ogni specie di bestiame: sia perché le ingrassano rapidamente, sia perché procurano alle pecore una grande abbondanza di latte, perché possono fornire otto mesi di foraggio verde, e poi di foraggio secco. Del resto il maggiociondolo cresce rapidamente in ogni specie di campo, indipendentemente dalla sua magrezza. Non subisce alcun danno da ciò che danneggia le altre piante. Se anche le donne sono a corto di latte, bisogna far macerare nell'acqua del maggiociondolo secco, che si dovrà lasciare in ammollo tutta la notte, e mescolando il giorno seguente tre emismi (=1,5 sestero = 81 cl ?) del suo succo espresso con una piccola quantità di vino, si otterrà una bevanda per mezzo della quale la salute delle madri sarà consolidata insieme all'abbondanza del loro latte gioverà ai loro figli." (Economia Rurale). Ognuno farà il proprio giudizio.

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  3. Le so teghe:
    Per le streghe!

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  4. Circa due anni fa, un giornale segnalava di quel tipo che raccolse i fiori del maggiociondolo confondendolo con la robinia e si fece una frittata bella gialla. Ahimè! Ci lasciò le penne!

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