Mai raccoglierli ne tantomeno toccarli!
Maggio e giugno sono i mesi in cui mamma capriola mette al mondo i suoi 2 piccoli bambi (talvolta anche 3) tra l'erba alta. Lei nelle prime settimane di vita non è mai con loro, se non nei momenti in cui li allatta, molto brevi, per poi separarsi subito di nuovo. Nascosti tra l'erba alta, quando hanno fame emettono raramente un breve e acuto suono, vagamente simile a un fischio che attira la madre. Sono separati perché, se disgraziatamente un predatore (lupo, volpe o cinghiale) ne trovasse uno, almeno l'altro si salverebbe, nascosto ad alcune decine di metri di distanza. Inodori, con il loro mantello chiazzettato di macchie bianche, se ne stanno acciambellati, sicuri di non essere visti, tantomeno sentiti. Madre natura ha insegnato loro l'immobilità come unica arma di salvezza. Di fronte al pericolo quasi si pietrificano e sfruttando il mimetismo, diventano quasi invisibili. Se poi ci capitasse di vederli sgambettare sulle gracili zampe, la loro mamma è comunque nelle vicinanze: resistiamo quindi alla tentazione di avvicinarli, toccarli e prenderli, non sono abbandonati! Invece il nostro odore lasciato addosso al piccolo capriolo comporta realmente l'abbandono da parte della madre. Se gli uccelli non percepiscono o percepiscono poco gli odori, tranne qualche rara eccezione, le altre specie selvatiche pur non amando il nostro odore non arriveranno mai a abbandonare i loro piccoli da noi maneggiati. Mamma capriolo invece sì, lo abbandonerà. E questo non solo perché detesta l'odore umano che le mette terrore, ma anche per il semplice motivo che si fida ciecamente del suo olfatto, anche più della sua vista. Il piccolo quindi (che per mamma capriola inevitabilmente porta un po' del suo odore dopo il parto e dopo le prime poppate) diverrebbe anche un essere sconosciuto.
(foto e testo di Massimo Nicolussi)
Tobia saggio |
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