Franca si fa mancare nulla!😊
Si alza pure prestissimo per essere sulla diga di Sottomarina ad ascoltare Paolo Zanarella e la sua buona musica in uno scenario particolare, col sorgere del sole sul mare.
Un'ora insolita, ma Zanarella sa ben scegliere luoghi e tempi adatti a creare l'atmosfera giusta per accompagnare le sue musiche.
Dal 2000, spinto forse più da un leggero spirito di provocazione che di innovazione, grazie ad un suo brevetto meccanico porta il pianoforte a mezza coda fuori dai contesti abituali di spettacolo: nasce così il pianista " fuori posto" trasformando in teatro anche gli angoli più strani di un piccolo paese o di una grande città. Una sua nuova pagina di storia personale, sociale e musicale.
Sono state due ore splendide di bella musica.
Grazie Paolo della tua musica!
(Franca Rocchetti)
Perché lo faccia è difficile capirlo. Da quando ha iniziato, quattro anni fa nella sua Padova, Paolo Zanarella non ha più smesso. Gira da allora tra le città italiane in compagnia di un pianoforte a coda. Nero lucido, di quelli che mai ti aspetteresti di trovare al centro della piazza di Gorizia, o su un marciapiede di Milano. Tanto meno in spiaggia a Jesolo, o su una chiatta tra i canali di Venezia dove nemmeno si riescono a vendere dischi. Piuttosto, sul palco di un teatro dalle poltroncine rosso velluto.
Laurea in Teologia, 45 anni, un lavoro in proprio da consulente aziendale e la passione per la musica, Zanarella si definisce «pianista fuori posto». E di fatto lo è, così spiazzante mentre suona ai piedi del Duomo, in corso Vittorio Emanuele a Milano, una calda sera d’agosto. «Vado dove c’è gente, voglio diffondere la musica», racconta. «Suonavo nei teatri, con il pianoforte. Ma mi accorgevo che c’era qualcosa che non andava. D’accordo, non sono famosissimo, non sono Allevi, eppure, non era solo questo a scoraggiare la gente dal venire a un concerto di pianoforte. La verità, penso, è che non si conosce abbastanza certa musica». «E allora, mi son detto, gli metto il pianoforte in mezzo ai piedi». Un po’ come la montagna di Maometto, insomma.
Nelle città – che raggiunge con un furgoncino – si ferma sempre qualche giorno, e suona senza sosta brani dei suoi dischi (ne ha composti due, Viaggio in pianoforte e L’Amour) o improvvisazioni. Si interrompe solo per autografare i cd che la gente – piuttosto frequentemente – gli compra, e a far due chiacchiere tra un pezzo e l’altro con i più curiosi tra gli avventori. Anche se, racconta, la maggior parte di loro preferisce scrivergli mail agli indirizzi che lui lascia tra i cd.
«Mi scrivono ringraziandomi perché quella mattina gli ho cambiato la giornata e, una volta tanto, sono andati al lavoro con il cuore più leggero». E poi ci sono i bambini, «i più entusiasti di tutti, che quando vedono il piano forte impazziscono, vorrebbero entrarci dentro, lo guardano come fosse un’astronave. Spesso i genitori mi scrivono che dopo avermi ascoltato, i loro figli hanno iniziato a prendere lezioni di piano».
Una ragazza che si firma Mariam-Nur, di origini arabe, gli scrive:
La pace e benedizioni divine su di te!
Sono Mariam-Nur, ti ho incontrato sabato mattina sotto i portici del prato della valle, camminavo di corsa per un appuntamento uiversitario ed ero in ritardo, ho sentito un suono melodico e dolce e istintivamente l’ho seguito come un profumo di “pane” appena sfornato ho seguito quella “fame”…che appetito… l’anima ha incontrato un nutrimento meraviglioso, una cascata di bellezza mi ha travolta… sono entrata in un non tempo, in un non luogo rapita dalla magia del suono che esprimevi, e tutto brillava di luce, eravamo immersi in un'onda di mistero e sentivo il cuore volare. Che dono che mi ha fatto Dio quella mattina, incontrarti è stata l’ennesima conferma che siamo tutti connessi e che l’amore ci guida sempre più nel profondo! Sei bravissimo inutile dirlo, mi piacerebbe reincontrarti di nuovo così per caso quando meno te lo aspetti, e chissà magari un giorno ballare improvvisando con te, un abbraccio cosmico da anima ad anima... Grazie! Mariam-Nur
Due, spiega, sono le categorie di persone che incontra: «Ci sono i distratti, quelli che non colgono la differenza tra una chitarra e un pianoforte, e con loro poco ci si può fare». Ma anche «i sorpresi», quelli che restano straniti dalla combinazione marciapiede e piano a coda.
Zanarella porta sempre con sé un album con tutti gli articoli pubblicati dalla stampa locale sulle sue apparizioni inaspettate nelle piazze
Eppure non è solo questo a muovere questo papà di famiglia (ha tre figli, e alla domanda, cosa ne pensa sua moglie dei suoi giri, risponde, «è come se facessi il camionista e ogni tanto parto, vado via»). Non è solo quella che lui chiama «operazione sociale, un impegno completamente gratuito per far conoscere la musica». Lui, infatti, è capace di suonare anche all’alba sulla spiaggia deserta di Jesolo, quando di gente da ammaliare non se ne trova. «Quella mattina non c’era nessuno», racconta. Nell’album di fotografie che porta sempre con sé lo si vede suonare in una piazza San Pietro completamente vuota, «erano le sei del mattino». E se non c’è nessuno perché lo fa? «Per la poesia del momento». Cosa significhi davvero, per questo «pianista fuori posto», resta un po’ un mistero. Spiazzante come vederlo suonare un pianoforte a coda ai piedi del Duomo di Milano.
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