Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti,
di gente che sa fare il pane.
Che ama gli alberi
e riconosce il vento.
Più che l'anno della crescita,
ci vorrebbe l'anno dell'attenzione.
Attenzione a chi cade,
al sole che nasce e che muore,
ai ragazzi che crescono,
attenzione anche
a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari
significa TOGLIERE
più che aggiungere,
RALLENTARE più che accelerare,
significa dare valore
al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.
Franco Arminio
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Massimiliano da Castelletto, mi ha invitato con Tobia e Woodstock a bere il caffè da lui perchè doveva farmi vedere una cosa stupenda e particolare: ci siamo fatti pian pianino il monte con la frescura del mattino, ma ne è valsa la pena. Doveva farmi vedere a casa sua un nido di codirosso con dentro un intruso: un uovo di cuculo!!!
A me il cuculo starebbe pure simpatico, il suo canto mi tiene compagnia per diverse ore durante la giornata, specie durante le mie pennichelle, ma quando penso che è l'unico ad avere questa incomprensibile abitudine... annullo la simpatia...
(riproponiamo il post dell'anno scorso)Il Cuculo: uccello opportunista che non costruisce il nido
Il Cuculo (Cuculus canorus), per gli amici Cucù, è un uccello migratore che trascorre l'inverno nelle foreste tropicali dell'Africa per poi migrare in Europa durante la bella stagione. Nei nostri boschi il suo inconfondibile canto si può ascoltare improvvisamente tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, tanto che viene considerato da molti il premonitore dell'arrivo della primavera.
Il Cuculo ha le dimensioni di una colomba, il dorso è di colore grigio cenere mentre il ventre è bianco striato di nero. Il suo comportamento è schivo, percorre il lungo viaggio di migrazione in solitaria e una volta giunto a destinazione ama il fitto della macchia, proprio per queste ragioni risulta poco conosciuto alla vista, mentre è molto amato per il suo canto. La sua natura schiva e il suo canto inconfondibile hanno particolarmente stimolato l’immaginario collettivo, in molte culture attorno a questo volatile sono nate credenze e fantasie, spesso legate ad auspici di prosperità e fortuna.
Il Cuculo però è noto ai più per la sua peculiare caratteristica del parassitismo di cova; una forma particolare di parassitismo che si verifica quando una femmina depone le sue uova nel nido di una coppia di uccelli della stessa specie o di una specie differente. Il Cuculo quindi è a tutti gli effetti un uccello parassita che non costruisce il suo nido, ma utilizza quello di altri volatili, soprattutto passeriformi.
La femmina di Cuculo una volta individuato il nido dei malcapitati (e inconsapevoli) genitori adottivi aspetta che questi depongano le uova e alla prima occasione si introduce nel nido. A questo punto elimina una delle uova presenti, depone il suo uovo e vola via. L’uovo del Cuculo si schiude in un tempo nettamente inferiore rispetto a quelli del passeriforme (circa 12 giorni) e appena il pulcino viene alla luce, seguendo un istinto insito nei suoi geni, si sbarazza delle altre uova presenti nel nido non ancora schiuse. I genitori adottivi vengono ingannati da questo comportamento e nutrono il cuculo come se fosse un proprio nidiaceo per 2-3 settimane fino all’involo.
I genitori adottivi ovviamente non si accorgono dell’inganno, ogni femmina di Cuculo si specializza nell’imitare un solo tipo di uovo nel corso della propria vita e depone il suo uovo nel nido della specie che l’ha allevata. In questo modo il colore e le dimensioni dell’uovo sono simili a quelle della specie adottiva, che in seguito non si cura delle enormi dimensioni che il figliastro riesce a raggiungere.
Questa strategia sembra essere stata selezionata positivamente dall’evoluzione soprattutto in alcune specie per una serie di indubbi vantaggi, tra cui il più rilevante è che, senza il processo tassativo di allevare i giovani, il genitore è libero di usare l’energia risparmiata per produrre più uova.
Questo comportamento solitamente lascia meravigliati i più, il pulcino e il nido sono collegati a idee di tranquillità, di sicurezza e di cure parentali. Nel caso del cuculo invece emerge in maniera netta l’indifferenza della natura e la potenza dell’evoluzione. La madre “scellerata” non si prenderà cura del figlio, “crudele e spietato”, a cui nessuno ha spiegato come fare, sa istintivamente che per sopravvivere dovrà gettare fuori dal nido le altre uova e una volta cresciuto sarà sempre l’istinto a guidarlo durante la migrazione solitaria verso l’Africa.
(fonte: weebly)
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