Ieri era venerdì 17: "Ne di Venere ne di Marte non ci si sposa e non si parte, ne si dà inizio all'arte"... questa del venerdì 17 è una superstizione tipicamente italiana!
Ma come è nata questa superstizione?
Il venerdì 17 ha un’aura di sfortuna per diversi elementi infausti: Nell’antica Grecia i pitagorici lo disprezzavano poiché si trovava fra il 16 e il 18, due numeri considerati la pura rappresentazione dei quadrilateri 4×4 e 3×6. Non si è salvato nemmeno nel Medioevo, dove il 17 (che veniva scritto a numeri Romani XVII) veniva spesso confuso con il suo anagramma VIXI, che in latino significa “vissi”, ovvero “sono morto”, e che veniva scritto sulle lapidi.
Comunque sia, il venerdì è sempre stato considerato di per se stesso un giorno infausto: per il cristianesimo era pur sempre il giorno della morte di Cristo. Di venere e di marte, dice il proverbio, non ci si sposa, non si parte, ne si dà principio all'arte". La superstizione vuole addirittura che il ridere di venerdì riservasse lacrime per la domenica.
I contadini di una volta stavano molto attenti a non fare il pane di venerdì, e si guardavano bene di non cominciare nessun lavoro importante in questa giornata.
Ma noi sfatiamo il detto e prendiamo esempio da Cristoforo Colombo, che partì dal Porto di Palos un venerdì, mise piede sulla Nuova Terra di venerdì e rientrò sempre di venerdì nel porto da cui era partito.
Un portafortuna storico è il ferro di cavallo, appeso alla parete porterebbe fortuna alla casa e a chi vi abita. Sembra che questa caratteristica sia stata attribuita grazie al materiale: il ferro. Considerato un materiale forte in quanto resistente al fuoco, veniva considerato fortunato anche chi lo lavorava, il fabbro. Già gli antichi Romani inchiodavano alle pareti di casa ferri di cavallo come difesa dalla peste e nel medioevo era addirittura usato come mezzo di guarigione; persino i Cristiani credevano in quest'amuleto in quanto la forma ricordava la lettera C di Cristo. In tutto il mondo il ferro di cavallo viene usato come portafortuna stando attenti ad appenderlo con le punte rivolte verso l'alto.
I rampicanti facili e profumati: il falso gelsomino
Comunemente chiamato gelsomino, il falso gelsomino o rincospermo (Trachelospermum jasminoides) è una pianta rampicante robusta e vigorosa di facilissima coltivazione.
Il falso gelsomino, che differisce da quello vero perché resistente al gelo, forma in primavera una massa di fiori che durano per settimane rilasciando una fragranza penetrante e incantevole. Pianta facilissima e molto longeva che in condizioni adatte vive per decenni e non conosce avversità o malattie.
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L'usignolo dal dolce canto.
Nel periodo che va da metà maggio a metà giugno, anche l’Usignolo ormai depone le sue uova – generalmente 4 o 6 – che vengono covate dalla femmina per 13 o 14 giorni.
L'usignolo, luscinia megarhyncos, è considerato il più virtuoso fra i cantori alati.
Questo piccolo uccello poco appariscente non ha questa capacità di cantare innata, ma è solo col tempo, l’esercizio, l’ascolto e il confronto con altri simili, che il suo canto diviene melodioso ed impareggiabile.
Il canto dell’usignolo è più facile da udire sul far della sera, di notte o prima dell’alba, quando domina il silenzio ed è maggiore la nostra propensione all’ascolto.
Quando capita di udirlo, è come un vero regalo di madre natura.
(da: la campagna appena ieri)
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