martedì 17 marzo 2020

Teste da bao


Gianni Spagnolo © 200315
Non so se il Covid-19 sia classificabile come un bao, magari no, ma forse anche si! La microbiologia ci spiega che il virus è una “Particella infettiva di dimensioni submicroscopiche che parassita cellule eucariotiche animali e vegetali, costituita essenzialmente da proteine e acidi nucleici (DNA o RNA); la forma infettante (virione) presenta un capside con simmetria icosaedrica o elicoidale, che circonda l'acido nucleico centrale”. 
Vabbè, adesso che abbiamo letto la sua carta d’identità non è che s'è capito se questo strafanto sia o meno un baéto, cioè un essere a suo modo intelligente, pur con la testa  da bao. Da bocia io di bai un po' me n'intendevo, anche se i miei criteri d'identificazione partivano da dimensioni decisamente maggiori e perciò fatico ad applicarli a questa fattispecie. Va però considerato che "bao" non è solo un sostantivo legato al mondo degli insetti, è un concetto complesso che spazia anche in altri ambiti arrivando a lambire sponde metafisiche. "Te ghe el bao .., Oncò el ga el bao.." Bao e baéto era chiamato familiarmente anche il pistolino. Inoltre, schissàre el bao.., A te schìsso fa on bao! Testa da bao! erano detti e azioni che avevano molteplici significati e implicazioni di grande valenza liberatoria. Poi nemmeno gli scienziati pare abbiano ancora capito se questo strabeco di virus sia un mestiero vivo o morto; certamente dev’essere un finto fabiòco, con la testa da bao. Quindi, secondo me, è classificabile come un bao a tutti gli effetti! Comunque sia, questo tipo ci sta ora mettendo in croce e probabilmente darà origine a nuovi e non augurabili scenari, creando inediti standard di paura e condizionamento. 
Noi veniamo dalla Guerra Fredda, la stagione successiva al secondo conflitto mondiale che ha diviso il mondo in sfere d’influenza delle grandi potenze vincitrici e ha visto la corsa agli armamenti nucleari. Gli Stati Uniti infatti, hanno fatto capire per primi e a chiare lettere il nuovo standard: se mi attacchi ho il potere d’incenerirti! Se vuoi che ti lasci stare devi almeno farmi la stessa paura. Poi s’è lentamente capito che forse ci può essere uno che ha meno paura o scrupoli dell’altro riguardo alle conseguenze e allora le cose si trascinano su precari equilibri di paura. Salvo pazzoidi, sempre possibili!
Mi chiedo ora a cosa serviranno in futuro queste minacce quando basterà un microscopico baéto, adeguatamente istruito in laboratorio, anche se ha la testa da bao; anzi, appunto perché ha la testa da bao,  per colpire intere popolazioni senza neanche il rischio di essere individuati, compromessi o fatti oggetto di immediate ritorsioni. Tanto, mal che vada, sarà complottismo. Si fa tutto un dire che le guerre moderne non si combattono più con le armi tradizionali ma con l’economia. Stiamo però constatando come un insulso baéto, con testa  da bao, s’intenda assai bene non solo di biologia e comportamenti umani, ma anche, eccome, di economia. Beh, di certo non sto inventando niente; chissà che fior di menti, anch'esse con una gran testa da bao, avranno già pensato e disposto in merito.
Le pragmatiche tesi di qualche politico straniero circa le modalità di gestione di questa emergenza, sono emblematiche di un cambio di paradigma (almeno a livello formale e pubblico: da quello sostanziale nessuno s’è mai scostato). Siamo tutti un po' sacrificabili a superiori(?) collettivi(?) interessi. Questo virus sembrerebbe una manina santa per le casse dell’INPS, per esempio; ma se ne potrebbero confezionare di altri con caratteristiche più mirate a diverse categorie improduttive o fastidiose. Poi, a guardar bene, anche 7,5 miliardi di persone sarebbero un po’ troppe. Scherzo, beninteso, ma lo scenario che si apre non è rassicurante! Fino a che l’uomo era meno onnipotente, ci pensava la Natura a spazzare periodicamente l’aia con calamità e malattie di vario genere, tanto il controllo della demografia non era ancora nelle nostre disponibilità e la vita faceva presto a riprendersi. Oggi invece quel vitale istinto può avere incontenibile sfogo a tutti i livelli senza pagar pegno alla vita e quindi le cose possono diventare terribilmente complicate. Perché pare che non sia solo il baéto ad avere la testa da bao: anche l’uomo ce la mette tutta per avercela. 
L'uomo, infatti, nel suo complesso e con alterne vicende, la testa da bao ce l'ha sempre avuta. Per questo c'erano entità un po' astratte, come Dio e la Natura, che governavano le cose più complicate, lasciando l'uomo un po' libero ed un po' no di trastullarsi con il suo arbitrio. A modo loro però, entrambe queste entità hanno sempre avvertito l'uomo delle conseguenze di affidarsi un po' troppo al proprio discernimento. Dio con la Legge ed i Profeti e la Natura inviando random calamità e baéti strani. Finché però è lei ad inviarceli, la nostra coscienza di uomini, pur con la nostra testa da bao, è salva! Anche perché la Natura pare sapere il fatto suo e non avere la testa da bao come noi; almeno sul lungo periodo. Qualora fosse invece la nostra testa da bao a gestire la cosa ci sarebbe probabilmente da preoccuparsi un po' di più. 
A proposito di teste da bao: pensavo che alla languida Unione Europa servisse ultimamente un bello shock per riprendere e consolidare quel percorso unitario ideale che presiedette alla sua costituzione. Nessuna entità politica durevole è infatti mai nata a tavolino senza qualche evento drammatico e corale che la mettesse seriamente in discussione e alla prova. Di solito erano le guerre che si premuravano di farlo, ma ora potrebbe essere, in maniera meno cruenta e più subdola, questo minuscolo e birichino baéto. Servono però uomini lungimiranti che non abbiano la testa da bao e orizzonti solo elettorali, ma la caratura degli Schuman, degli Adenauer e del nostro, mai sufficientemente apprezzato, Alcide De Gasperi; non casualmente uomini formati su criteri un po' meno ballerini e più eterni della mera economia. Speriamo che l'Unione Europea, dopo questi inizi sciagurati in cui tutti vanno egoisticamente per la loro strada, colga l'opportunità di diventare finalmente adulta e compiuta.

Per tornare ai patri lidi, ci stiamo ora un po' tutti chiedendo cosa fare di utile per se e per gli altri in questa forzata e confinata inattività, che guarda caso, è iniziata a ridosso del mercoledì delle ceneri impedendone la celebrazione.
In molti si sono inventati iniziative e flash-mob originali, aiutandoci ad adattarci un po' a questo nuovo stato di cose. Avanzerei una proposta simbolica che potrebbero attuare i parroci: bruciare quelle foglie d'ulivo dell'ultima Domenica delle Palme davanti alle loro chiese e disperderne le ceneri nell'aria con un bel ventilatore. "Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris". Se, come dicono, una benedizione passa sette muri, chissamai cosa può fare un microscopico pulviscolo di cenere, grande poco più d'un baéto. L'ultima volta che ho visto bruciare l'ulivo nelle case era il 4 novembre del 1966, incombente il rombo angoscioso dell'Astico che echeggiava dai Siroccoli al Campolongo. Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai. Antichi riti catartici per angosce profonde, un po' démodé, ma forse più efficaci dei moderni flas-mob.
Dei, vanti! Ca lo schissémo sto bao!
Cerchiamo però d'imparare la lezione che c'impartisce; anche se è un gran testa da bao!


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