Chi ha avuto il privilegio di conoscere e collaborare con
qualcuno di loro, sa bene che si tratta di ex amministratori che hanno
dato tanto ai loro Comuni, che alle foto sui giornali hanno sempre
preferito la concretezza del lavoro in ufficio. Ex primi cittadini che
si rintanavano nei municipi se c’era da fare il bilancio, con il quale
si stabilivano i servizi ai cittadini. Persone dal forte spirito pratico
che alla forma hanno sempre preferito l’essenza del risultato e se
c’era da lottare per un contributo, prendevano la macchina e andavano in
squadra a Venezia.
Oggi sono comuni cittadini, che stanno assistendo allo
‘smantellamento’, per una giusta causa, dell’ospedale di Santorso, che
era stato inaugurato sotto i loro occhi nel 2013, dopo un percorso
travagliato, che aveva portato al ‘matrimonio’ delle strutture di Thiene
e Schio, dietro la promessa da parte della Regione che sarebbe
diventato un polo d’eccellenza da fare invidia persino oltre lo Stivale.
Persone provenienti da schieramenti politici molto diversi e spesso in
contrasto, ma che oggi fanno fronte comune per chiedere alla giunta di
Luca Zaia che, passata l’emergenza coronavirus, l’attività ospedaliera
riprenda riportando i reparti che proprio in questi giorni si stanno
trasferendo a Bassano perché Santorso diventi il centro Covid-19, punto
di riferimento per l’intera provincia di Vicenza. I firmatari
dell’appello, messo nero su bianco con la promozione di una raccolta
firme che coinvolgerà tutto l’Alto Vicentino, non vogliono polemizzare
con la Regione Veneto, né con i sindaci della conferenza di oggi. La
loro presa di posizione, spiegano chiaramente,
deriva da un esclusivo senso civico e da un attaccamento a quel
territorio a cui, anche per più mandati, hanno dato l’anima e che non
può essere privato di un ospedale. La preoccupazione è soprattutto per i
paesi montani, che dovranno fare i conti con la nuova organizzazione
sanitaria, cittadini che dovranno essere catapultati ben più distante e
con una Pedemontana ancora incompleta che rende Bassano non a portata di
mano.
Tra i firmatari dell’accorato appello, con il quale si chiede al
governatore Zaia una garanzia ufficiale per il ripristino dell’ospedale
di Santorso spiccano i nomi di sindaci del calibro di Attilio Schneck,
Luigi Dalla Via, Pietro Menegozzo e Alberto Toldo, quest’ultimo ex
presidente della conferenza dei Sindaci dell’ex Ulss 4, che si trovò in
prima linea, quando ci furono da definire alcuni punti del project
financing, sui quali non permise che il privato potesse ‘prevaricare’ il
pubblico. Fu Alberto Toldo, ex sindaco di Valdastico, a denunciare il
costo esorbitante del parcheggio del neonato ospedale Alto Vicentino. Si
tratta di una generazione di sindaci che segnarono un’intera
generazione per quel loro rimanere uniti, nonostante le distanze
politiche, pur di tutelare l’insieme dei Comuni che sognavano
diventassero una vera e propria città metropolitana.
Pubblichiamo il testo integrale della lettera
Siamo un gruppo di ex-sindaci dell’Alto Vicentino che, durante il
proprio mandato, ha seguito tutte le fasi della realizzazione del nuovo
polo ospedaliero di Santorso.
Siamo consapevoli che questo è il momento della responsabilità e
della collaborazione tra Governo centrale e Regioni, tra Regione e
Amministrazioni locali, tuttavia vogliamo esprimere la nostra
preoccupazione per la politica sanitaria nel nostro territorio ed in
particolare per il presente e futuro del nostro ospedale.
Questo è il momento dell’emergenza, ma chiediamo un’assicurazione
chiara che, quando l’emergenza sarà terminata, la quantità e la qualità
dei servizi offerti dall’ospedale di Santorso vengano pienamente
sviluppate e promosse.
Nel
2013 abbiamo inaugurato il nuovo nosocomio, ma negli anni successivi
abbiamo assistito all’unificazione in un’unica struttura sanitaria della
Pedemontana Vicentina e a tutte le difficoltà del polo ospedaliero di
Santorso nel conservare adeguati servizi rispetto all’ospedale di
Bassano: il venir meno degli ospedali di comunità di Thiene e di Schio,
la diminuzione delle dotazioni organiche ospedaliere e perfino lo
spostamento di alcuni reparti storici.
Oggi siamo semplici cittadini, che, come i più, prendono atto
della volontà della Regione Veneto, di trasformare il polo ospedaliero
di Santorso nell’ospedale di riferimento nella provincia di Vicenza per
il contenimento dell’epidemia da Covid-19.
L’Alto Vicentino ha sempre saputo aprire le proprie risorse agli
altri territori e lo farà anche per l’emergenza Coronavirus, ma questo
rappresenta un grande sacrificio per gli abitanti di questo territorio:
il dilatarsi delle distanze, soprattutto per chi abita nell’area
montuosa del distretto, comporterà un’inevitabile difficoltà di accesso
ai servizi sanitari per tutta la popolazione dell’Alto vicentino.
Alla luce di questa scelta odierna della Regione, che riconosce
la validità della nostra struttura ospedaliera, rivolgiamo a tutti i
nostri concittadini l’invito alla sottoscrizione di questo pubblico
appello alla Regione Veneto a cui chiediamo una presa di posizione
politica chiara:
l’Ospedale dell’Alto Vicentino, passata l’emergenza Coronavirus,
non dovrà essere depotenziato, ma dovranno essere pienamente sviluppate e
promosse la quantità e la qualità dei servizi.
Vogliamo inoltre, con questo appello, testimoniare la nostra
vicinanza e quella dei sottoscrittori, a tutti gli operatori della
sanità in un momento drammatico in cui il loro impegno e la loro
professionalità sono ancora una volta un esempio per tutti.
Alberto Toldo (Valdastico), Robertino Capozzo (Lugo Vicentino),
Pietro Menegozzo (Santorso), Luigi Dalla Via (Schio), Attilio Schneck
(Thiene), Antonio Dalle Rive (San Vito di Leguzzano), Ugo Scalabrin
(Fara Vicentino), Alberto Busin (Zanè), Mario Dal Cero (Carrè), Giorgio
Calli (Torrebelvicino), Riccardo Finozzi (Calvene), Giampaolo Maino
(Chiuppano), Francesco Nardello (Marano Vicentino), Daniele Carotta
(Pedemonte), Davide Giacon (Lastebasse), Romano Leonardi (Zugliano).
Ecco il link per firmare la petizione CLICCA QUI
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