【Gianni Spagnolo © 191122】
Qui ci occuperemo delle parole del nostro dialetto che derivano verosimilmente dal Cimbro. Sono vocaboli dell'antica lingua rimasti nella nostra parlata corrente e che sono sopravvissuti divenendone parte. A volte adattandosi foneticamente, altre assumendo addirittura un significato diverso per allegoria.
- Sìina, Sìna
- Indica un profilo diritto di metallo; sbarra, rotaia.
Deriva dal cimbro, più o meno nella medesima forma e significato.
Io l'ho sentita dire prevalentemente da mio padre. Mi ricordo però che qualche volta lui, la usava anche per definire quella che comunemente in dialetto si chiama "sgrasènda" (scheggetta di legno conficcata sotto la pelle). La cosa allora mi suonava parecchio strana, perché le due cose non mi parevano avere nessuna relazione, specialmente dimensionale.
Io l'ho sentita dire prevalentemente da mio padre. Mi ricordo però che qualche volta lui, la usava anche per definire quella che comunemente in dialetto si chiama "sgrasènda" (scheggetta di legno conficcata sotto la pelle). La cosa allora mi suonava parecchio strana, perché le due cose non mi parevano avere nessuna relazione, specialmente dimensionale.
- Frase: Con do siine se fa on binario (Con due rotaie si costruisce un binario)
Una nota sull'ortografia: in cimbro (7C) ci sono tante ortografie, variabili secondo lo scrittore del testo. Quella usata qui è quella di Umberto Martello Martalar, il quale usa un modo particolare a trascrivere voci che cominciano o contengono il suono "sc".
RispondiEliminaQuella normalizzata odierna, dal professor Luca Panieri e recentemente usata da molti altri scrive invece schìina f, schìin pl.(pronunciate scina, scin) e deriva dall'alto antico tedesco scina e forse dal longobardo.
Esempi citati sono "an schìina untar de haut smiirtzet" una scheggia sotto la pelle fa male.
oppure "an dar habet inn in khorp an schiina holtz, 's péch tzìighet 's aussar" se avete nel corpo una scheggia di legno, la pece la tira fuori.
Altro esempio "de schiin rastent au in de sbèllar" le rotaie riposano sulle traverse
schíine-pòan poi è l'osso dello stinco
Giusto Enrico. Però vedi, io non ho frequentazioni con gli esegeti dell'antica lingua né aspirazioni normalizzatrici che ritengo neanche tanto corrette. In questa rubrichetta riporto solo quello che ho personalmente sentito e come l'ho sentito, prevalentemente in famiglia. Mio Padre non diceva scina, diceva proprio sìina. Considera che lui parlava sia il tedesco che il francese, per cui il suono "sc" o "sch" non gli era affatto sconosciuto, pur avendo il veneto come lingua madre dove questa sonorità non è accolta. Anche l'Umberto era veneto e come lui tutti i cimbri dei 7C. Quei pochissimissimi soppravissuti di essi che ho avuto la ventura di ascoltare parlavano un cimbro con inflessione assolutamente veneta, quasi con la poegana. Cosa del tutto naturale dato quel contesto di commistione e bilinguismo che probabilmente era plurisecolare. Probabilmente anche il nostro buon Abate parlava con la poegana ;-). Cosa che invece non aveva corso a Luserna, data le più teutoniche affinità. Anche il cimbro, nel suo piccolo, si adattava agli organismi ospitanti, come un virus.
EliminaLa "poegana", parola diventata rara, meriterebbe una spiegazione etimologica, visto che ha fatto il giro dell'Adriatico e aldilà. Non di origine cimbra, ma greco-slava.
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